La paura e la speranza. Europa: la crisi globale che si avvicina e la via per superarla
(Frecce)EAN 9788804580669
Siamo in un mondo rovesciato: tutti abbiamo i telefonini, ma non abbiamo più i bambini; il superfluo è alla portata di tutti, il necessario si raggiunge con difficoltà. Si può andare a Londra con 20 euro, ma per fare la spesa al supermercato ne servono almeno il doppio. Stiamo assistendo al tramonto dell’Occidente: il Parlamento europeo crea leggi su leggi che imbrigliano la nostra produttività e nel contempo permette una vera e propria invasione di merci dall’Oriente. Sono i postumi della fine della Guerra Fredda, che non ha visto la sconfitta del comunismo, ma solo la sua trasformazione, in congiunzione con la parte peggiore del liberismo: il risultato è il mercatismo, come lo definisce Tremonti in questo interessantissimo saggio (un paio di decenni fa lo si chiamava mondialismo): «Il liberalismo si basava su un principio di libertà applicata al mercato. Il comunismo su una legge di sviluppo applicata alla società. Il mercatismo è la loro sintesi, perché applica al mercato una legge di sviluppo lineare e globale. (…) Da questo processo ideologico creativo è derivato un culto politico nuovo, dogmatico, praticato con forme devote di furore ideologico e di attivismo estremistico. In tal modo, all’utopia comunista si è sostituita l’utopia mercatista». Utopia che ha come fine la creazione di un uomo nuovo, completamente rovesciato, che non solo consuma per esistere, ma esiste per consumare… È possibile uscire da questa spirale che sta distruggendo – economicamente e spiritualmente – la nostra società? Certo, ma la ricetta non può essere solamente di tipo economico. Tremonti individua sette “parole d’ordine” per salvare la nostra civiltà: valori, innanzitutto religiosi; famiglia, tradizionale e senza alcuna concessione alla banalizzazione delle unioni civili; identità, soprattutto culturale, senza pericolose aperture al “nuovo” di marca terzomondista; autorità, con un senso di rispetto della gerarchia che va dalla scuola all’amministrazione pubblica; ordine, con l’eliminazione della selva di leggi e leggine, poiché troppe leggi corrispondono a nessuna legge, come già accadeva per le “gride” di manzoniana memoria; responsabilità, perché la società non è costituita solo da diritti, ma innanzitutto da doveri; federalismo, per permettere un ritorno dell’interesse verso la gestione della cosa pubblica (un esempio “lato” di interesse verso il “locale” lo si è avuto con la mobilitazione per difendere il territorio – ad esempio nei siti individuati dalla Regione Campania per lo stoccaggio dei rifiuti napoletani – da parte di una popolazione invece generalmente restia ad accettare il servizio militare). E dove trovare la forza per realizzare questa epocale inversione di tendenza? Nelle proprie radici religiose: «In Cina la Bibbia diventa il best seller dei giovani. Un Paese che ha praticato l’ateismo di Stato per quasi un secolo si apre al cristianesimo! L’Europa, invece, rinnega le proprie radici giudaico-cristiane, forse perché non si tratta di valori espressi in euro! Chi non sa difendere le proprie idee ha già perso la sfida del confronto con gli “altri”. Gli islamici mettono in gioco la propria vita per l’islam, noi non sappiamo neppure dirci cristiani. Un continente che parla con una sola voce di economia, ma non di valori spirituali, è un’entità solo nominale. Come l’Italia dell’Ottocento: un’espressione geografica. Questo è un segno di decadenza, molto più degli indicatori di sviluppo dell’economia».
Tratto dalla rivista Radici Cristiane n. 34 - Maggio 2008
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