CHI HA ACQUISTATO QUESTO PRODOTTO HA SCELTO ANCHE
DETTAGLI DI «Il viaggio dell'anima»
COMMENTI DEI LETTORI A «Il viaggio dell'anima»
Non ci sono commenti per questo volume.
Lascia un tuo commento sui libri e gli altri prodotti in vendita e guadagna!
Recensioni di riviste specialistiche su «Il viaggio dell'anima»
Recensione di Vincenzo Rosito della rivista Il Regno
Il racconto biblico delle peregrinazioni del popolo d’Israele prima di raggiungere la terra promessa ha rappresentato il luogo della letteratura cristiana antica che ha maggiormente attirato lo sguardo degli esegeti. Il viaggio d’Israele è così lentamente diventato il viaggio dell’anima. È questo il titolo del recente volume che raccoglie gli scritti dei padri e dei maestri che nell’antichità cristiana hanno commentato il racconto dell’Esodo, vedendolo e vivendolo come cammino costituivo della loro stessa esistenza. Le Omelie sui Numeri 27 e 17 di Origene rappresentano il cuore paradigmatico del viaggio ermeneutico e allegorico d’Israele che l’antologia propone. A quelle del maestro alessandrino seguono pagine di Girolamo, Gregorio di Nissa, Agostino, Bernardo di Clairvaux, i quali hanno ampliato le intuizioni dello stesso Origene. Il volume suggerisce un triplice viaggio non solo tra alcuni testi classici della letteratura cristiana, ma anche attraverso la critica letteraria e l’ermeneutica. Se la cura dei testi, da parte di Manlio Simonetti, fornisce un percorso attento e prezioso tra le pagine dei grandi maestri, l’introduzione generale di Piero Boitani conduce il lettore nella storia della letteratura mediante la categoria del viaggio e del cammino. Il saggio conclusivo di Giuseppe Bonfrate, ideatore del volume, oltre a essere un alto contributo all’esegesi origeniana, rappresenta il terzo invito a un percorso tra i sentieri dell’ermeneutica testuale e la dimensione interpretativa dell’esistenza cristiana. La concezione dell’esegesi spirituale come ri-Scrittura è per Bonfrate la forza del paradigma origeniano. Origene annuncia e commenta la Parola non solo orientandosi alla progressiva comprensione intellettuale di chi ascolta, ma guardando alla possibilità che sia la vita stessa di chi ascolta a riscrivere la Scrittura. È in questa precisa dinamica che l’esegesi spirituale aggiunge all’esistenza del credente la forma dell’invito a ripercorrere il viaggio narrato che non sarà più disgiungibile dal viaggio vissuto. L’uomo interiore può camminare «all’asciutto in mezzo al mare» perché la lettura o l’ascolto della Parola non suggeriscono una modalità di esistenza o un metodo di condotta, ma chiedono di trapassare nella vita del credente. Solo così la parola scritta non è più immobile e l’esistenza vissuta non è più cieca. L’interpretazione cristologica dell’Esodo fornita da Origene esprime pienamente la dinamica progressiva della ri-Scrittura; se la via è Cristo stesso, il viaggio dell’anima sarà orientato a uniformarsi a lui e alla sua verità. L’adesione a Cristo si esprimerà dunque in un unico luogo: la vita (di colui) che riscrive le pagine della Scrittura nel momento in cui decide di lasciarsi guidare e orientare da Cristo. Bonfrate suggerisce un’ulteriore riflessione ermeneutica: considerare il comprendere e l’ascoltare come esperienza intrinsecamente plurale. I testi di Origene sono innanzitutto omelie, cioè annuncio di verità, consegna della Parola mediante lo strumento della voce di un ministro. L’oralità ricopre dunque un ruolo primario nell’ermeneutica dell’annuncio cristiano. La centralità di questa dimensione richiede un’attenta e profonda fenomenologia della voce e dell’ascolto, che nel volume viene accuratamente esposta. La voce di colui che annuncia e comunica il messaggio di fede non è soltanto eco della Parola, non è semplice ripetizione del medesimo annuncio. La Parola, infatti, cresce mediante la voce di chi la proclama e la sua comprensione cresce nella comunicazione orale. Poiché ciò avviene nell’atto del dire dell’omileta, egli non è un semplice trasmettitore della Parola, perché la sua stessa comprensione della Parola avviene mediante l’ascolto plurale del popolo, con il popolo e per il popolo a cui essa viene predicata. Qui risiede l’autentica dimensione plurale della voce e dell’ascolto. Emblematicamente Bonfrate accosta questa dinamica origeniana all’omiletica di Gregorio Magno, il più grande «cesellatore di questa esperienza» (p. 503). Egli stesso, infatti, ci ha consegnato il più limpido e incisivo compendio del fondamento plurale e dialogico del ministero della predicazione: «Ciò mi è stato dato a pro di coloro che mi sono vicini (…). Ne consegue, per dono di Dio, che il senso cresce e l’orgoglio diminuisce; quando per voi imparo ciò che in mezzo a voi dico, per lo più ascolto con voi ciò che dico» (Homiliae in Hiezechihelem II 2, I, SCh 360, p. 92, linn. 9-13, trad. it. E. Gandolfo, Roma 1996, 37). Nel saggio di Boitani, l’ermeneutica cristiana viene ulteriormente specificata dal concetto di «ermeneutica pellegrina». Tale espressione vuole significare che l’azione stessa del comprendere è di per sé viaggio ed esodo. Il cammino d’Israele nel deserto diventa il cammino del lettore e del credente nel momento in cui si accorge che la conoscenza del testo rimanda alla conoscenza di se stesso e che tale percorso di ascesi è tutt’uno con l’incedere assetato e incerto della propria vita e delle proprie esperienze. Dietro questa immagine traluce una visione precisa e netta della vita intellettuale: la conoscenza autentica non si rivela mai in un deposito acquisito e sedimentato. L’intellettuale cristiano o il credente sa che la verità della propria vita non passa attraverso la quantità di ciò che conosce, ma si consuma e si trasforma insieme alla sua comprensione della Parola, nel mondo concreto e plurale che abita. L’ermeneutica pellegrina esprime l’idea di una conoscenza nomadica, capace di rivelare come la dialettica virtuosa di Parola e vita assuma la forma di un incedere fiducioso e desiderante. È in questo punto che le riflessioni del saggio in questione diventano spunto per un dialogo fecondo tra l’ermeneutica cristiana e le teorie filosofiche contemporanee della soggettività. Una direzione potrebbe essere quella che situa l’emergere del soggetto tra la tensione verso il senso dei simboli che lo precedono e l’appello insistente affinché essi parlino alle e nelle nuove configurazioni del suo mondo; l’errare dell’individuo nascente si consuma abitando questo luogo aperto. Ciò che anima e muove la costituzione del soggetto e la sua natura interpretativa risiede nella sua insaziabile tensione ad appellarsi ai segni che lo costituiscono e alle parole che lo annunciano. «Finché non si giunge alla fine, l’unico pane è la domanda. Eppure, la bocca che deve annunciare resta affamata perché le sue parole non sono ancora perfettamente sazie, come saranno invece quando l’anima sarà restituita in maniera finalmente completa all’immagine a alla somiglianza di Dio quale riaveva all’inizio» (527). L’esegesi dunque parla alla vita dei soggetti perché è inscindibile dalle azioni concrete mediante le quali l’individuo cresce formando se stesso e dando forma al mondo. Il comune appello al linguaggio e alla parola è una dimensione dell’esegesi che fonda e apre l’intima assonanza tra l’incedere ermeneutico e la costituzione della soggettività. Il viaggio dell’anima, in quanto viaggio dell’uomo che interpreta, è dunque riassumibile non solo come un viaggio tra parole, ma come esodo e cammino nelle parole, costituito di parole. Il linguaggio, infatti, è soprattutto la materia stessa di cui la comprensione è fatta. Il soggetto autoriflessivo e in formazione, così come il soggetto interpretante, ha l’unica esigenza di misurarsi con le parole e di misurarle. Esso si costituisce mediante l’uso di concetti linguisticamente mediati che devono incessantemente verificare la loro inadeguatezza ed espressività. La dialettica interna alle parole è così contrassegnata da una dinamica incessante, a volte inquieta, tra la necessità di delimitare i concetti al fine di renderli comunicabili per poterli com-prendere. Allo stesso tempo, però, la vita stessa delle parole chiama e richiede espressività, e incompiutezza; i concetti non coincidono mai perfettamente con sé stessi, sfuggono a una rigida logica identificante in quanto sono sempre più di ciò che dicono. La ricerca di questo non-ancora della parola rappresenta l’altro termine della sua intrinseca dialettica. Questo è quanto viene espresso da Bonfrate nel momento in cui egli sostiene che «il lettore e l’ascoltatore devono cozzare contro l’evidenza che le realtà della storia sono vere e allo stesso tempo evocative. Devono sperimentare che le parole si chiudono per aprire, e che essi sono obbligati a cercare ancora, a domandare dopo aver inciampato nella propria inadeguatezza» (531). È opportuno infine sottolineare l’orientamento e le prospettive ecclesiali che la lettura di questo volume può aprire e suggerire. Il viaggio interiore dell’anima all’ascolto della Parola è sempre il viaggio della comunità cristiana che, pellegrinando, sperimenta la trasfigurazione dei paesaggi e si apre alle nuove configurazioni dell’annuncio.
Tratto dalla Rivista Il Regno 2008 n. 4
(http://www.ilregno.it)
Tratto dalla Rivista Il Regno 2008 n. 4
(http://www.ilregno.it)
LIBRI AFFINI A «Il viaggio dell'anima»
-
-
-
-
24,00 €→ 22,80 € -
-
11,70 €→ 11,11 € -
ALTRI LIBRI DI «AA.VV.»
-
35,00 €→ 33,25 € -
1,50 €→ 1,42 € -
2,00 €→ 1,90 € -
5,00 €→ 4,75 € -
12,50 €→ 11,87 € -
35,00 €
-
9,00 €→ 8,55 €
ALTRI SUGGERIMENTI
-
-
-
-
-
4,50 €→ 4,27 € -
-
-
-
10,00 €→ 9,50 €
LIBRI AFFINI DISPONIBILI USATI
TAGS DI «Il viaggio dell'anima»
bibbia, racconti, viaggio dell'anima, ermeneutica, antologia, allegoria, racconti biblici, ermeneutica padri
REPARTI IN CUI È CONTENUTO «Il viaggio dell'anima»