Le storie contengono tutte un "nocciolo", un "seme" educativo che può cominciare a germogliare subito. Ogni racconto è corredato da suggerimenti didattici per il narratore.
PRESENTAZIONE
La chiave d'oro
Una volta, d'inverno, che c'era la neve alta, un povero ragazzo dovette uscire e andar a prendere la legna con una slitta. Quando l'ebbe raccolta e caricata, era così gelato che pensò di non tornar subito a casa, ma di accendere un fuoco e di scaldarsi un po'. Spalò la neve, e, mentre sgombrava il terreno, trovò una piccola Chiave d'oro. Pensò che dove c'era la chiave doveva esserci anche la serratura; scavò in terra e trovò una cassettina di ferro. « Purché la chiave vada bene! » pensò. «Nella cassetta ci sono certo cose preziose ». Cercò, ma non c'era nessun foro; alla fine ne scoprì uno, ma così piccolo che lo vedeva appena. Provò: la chiave andava benissimo. La girò; e adesso dobbiamo aspettare che abbia aperto del tutto e sollevato il coperchio: allora sapremo che meraviglie c'erano nella cassetta.
È questa l'ultima fiaba della raccolta dei fratelli Grimm e forse è anche la più breve. Rispecchia simbolicamente il tempo che viviamo. La nostra civiltà ha caricato la sua « slitta » di cose, ma ha « freddo dentro ». Abbiamo realizzato quasi tutti i sogni dei nostri antenati. Viviamo in case climatizzate, abbiamo ottimo cibo e ottimo abbigliamento, ci spostiamo dove ci pare, ci divertiamo con ogni tipo di spettacolo, curiamo molte malattie, siamo più sani, viviamo più a lungo, non Ci sono quasi più guerre. Eppure serpeggia in molti una profonda insoddisfazione.
Realizzati tutti i sogni, moriamo di noia
Tutti i sogni sono stati realizzati, ma dalla Terra sono scomparsi il mistero e l'avventura. « Vi siamo intrappolati sopra come in una prigione », scrive Francesco Alberoni. « Per una specie abituata ad affrontare continuamente il nuovo, il mistero, l'avventura, l'ignoto, è una frustrazione. I filosofi parlano di perdita di valori. Diciamo piuttosto che si tratta di noia. I valori ci sono e stabilissimi, così i diritti e i doveri. Semmai c'è poco spazio per sognare nuove mete, nuove frontiere, nuove straordinarie esperienze ».
I più colpiti da questo nuovo malessere della società sono i bambini. Alcune recenti inchieste hanno scoperto un allarmante schiacciamento della creatività in piccoli allievi della scuola materna. « Nei nidi e nelle materne — scrive il professor Piero Bertolini, docente di pedagogia all'Università di Bologna — abbiamo scoperto che i piccoli allievi seguono con grande apprensione quello che fa «l'insegnante. Hanno paura di sbagliare e quando sono lasciati soli, in momenti di pausa e di routine, non sanno bene che cosa fare, sono sperduti, gironzolano, non riescono a gestire il loro tempo.
I bimbi intervistati ci hanno raccontato di non essere poi tanto felici, perché la mamma è sempre nervosa, il papà non c'è mai o è troppo occupato. All'iperprotettività dei genitori si accompagna una certa frustrazione tra gli educatori della prima infanzia, il 40 per cento dei quali riconosce l'esistenza di inconvenienti nel rapporto con gli allievi. Su tutto sovrasta il « rumore silenzioso » della tv, che ha ormai espropriato madri e padri della loro funzione educante ».
Nella scuola elementare il problema non presenta grandi differenze. Eppure, chi sa spazzare via la neve, può trovare una piccola chiave d'oro. Una piccola chiave che può aprire lo scrigno di straordinarie ricchezze interiori.
È una chiave antica come l'umanità: raccontare una fiaba.
Raccontare è un cerchio intorno al fuoco
Bettelheim, grande e acuto studioso di problemi infantili, scrive: « Dato che la vita è spesso sconcertante per lui, il bambino ha un bisogno ancora maggiore di poter acquisire la possibilità di comprendere se stesso in questo complesso mondo con cui deve imparare a venire a patti. Per poterne essere capace, deve essere aiutato a trarre un senso coerente dal tumulto dei suoi sentimenti. Egli ha bisogno di idee sul modo di dare ordine alla sua casa interiore, per poter creare su tale base l'ordine nella sua vita. Ha bisogno — ed è quasi superfluo sottolinearlo in questo momento della nostra storia — di un'educazione morale che sottilmente, e soltanto per induzione, gli indichi i vantaggi del comportamento morale, non mediante concetti etici astratti ma mediante quanto gli appare tangibilmente giusto e quindi di significato riconosci. bile. Il bambino trova questo tipo di significato attraverso le fiabe ».
Ascoltare una fiaba e recepire le immagini che essa presenta può essere paragonato ad uno spargimento di semi, che solo in parte germogliano subito nella mente del bambino. Molti hanno bisogno di riposare a lungo fino a che la mente del bambino abbia raggiunto uno stadio idoneo alla loro germinazione. Alcuni certamente produrranno fiori meravigliosi e alberi gagliardi. Sono queste le ricchezze della cassetta misteriosa, il cui inventario può essere fatto solo dal bambino e non dall'educatore, che non può conoscere subito il risultato dei semi che ha gettato con le sue narrazioni.
Raccontare per educare è un metodo perfettamente naturale, un ponte che parte dal profondo della storia dell'umanità per arrivare a noi, un'oasi senza confini in cui i bambini si sentono perfettamente a loro agio. Raccontare è ricostituire il cerchio intorno al fuoco, in cui la narrazione è esperienza umana ed iniziazione alla vita.
Perché questo non dovrebbe accadere a scuola? E soprattutto in quel momento specifico di educazione che è la scuola di religione?
Le storie raccolte in questo libro sono fatte per essere narrate ai bambini nell'ora di religione o di catechesi, ma anche in altri momenti educativi. Sono storie con il « nocciolo », proprio perché destinate a diventare un seme che crescerà con tempi suoi propri. Ciascuna è inquadrata in una situazione scolastica che fa da pretesto e fornisce il tema alla narrazione, che rimane « aperta » a tutte le modifiche e a tutti gli adattamenti con cui il narratore vorrà (e dovrà) farla «vivere».
ESTRATTO DAL PRIMO CAPITOLO
UNA PASSEGGIATA NEI BOSCHI
La Quinta B della Scuola « Guido Gozzano » di Millefonti partì per la passeggiata con il consueto travolgente entusiasmo.
Evelina, la maestra, si affannava per quattro a tenere insieme la rumorosa combriccola che assaliva bus e pedoni.
Era una gita breve, appena fuori città, un ultimo straccetto di vacanza nell'inizio dell'anno scolastico. La meta erano i boschi tra il grande fiume e l'antico castello. Una cosa da poco, ma c'è pur sempre una bella differenza tra correre nei boschi e stare zitti e buoni in un'aula scolastica.
I bambini erano tutti felici e scatenati. Veramente, non tutti. Gianluca, il primo della classe, quello che sapeva tutto sui computer e sui fusi orari, trotterellava dietro al gruppo senza dimostrare una gioia eccessiva.
Gianluca non era un ragazzo cattivo, anzi. Era dolce e gentile, ma era abituato a viaggiare in lungo e in largo per il mondo con i suoi genitori (aveva visto perfino Timbuctù e le isole Galapagos), possedeva tutti i documentari in videocassetta del National Geographic e i più bei videogame della Mattel. Per finire era una specie di enciclopedia ambulante.
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Prof. Fiammetta Michelotti il 24 settembre 2015 alle 15:44 ha scritto:
Un libro davvero utile nell'educazione dei bambini. Una raccolta di storie adatte agli alunni della scuola primaria e dell'infanzia che fanno riflettere e divertire. Alla fine di ogni racconto sono offerti spunti per attività e giochi con i bambini.