Cinquantanove racconti scritti appositamente per essere utilizzati in incontri formativi, scolastici e catechistici con fanciulli e ragazzi. Ogni storia è preceduta da un inquadramento psicologico-catechistico ed è seguita da suggerimenti didattici utili a prolungare l'effetto della storia nel dialogo, nell'attività, nella vita.
ESTRATTO DALLA PRIMA PARTE
Esiste un alfabeto della vita e le narrazioni sono il modo privilegiato per comunicarlo alle nuove generazioni. Il ritmo di un racconto è un respiro spirituale che mette insieme il mondo degli adulti e quello dei piccoli. I racconti sono un tuffo in un mondo di simboli che appartengono non ad un'età, ma al semplice fatto di essere « umani ».
Come scrive Mircea Eliade: « Il pensiero simbolico non è dominio esclusivo del bambino, del poeta o dello squilibrato, esso è connaturato all'essere umano: precede il linguaggio e il ragionamento discorsivo. Il simbolo rivela determinati aspetti della realtà — gli aspetti più profondi — che sfuggono a qualsiasi altro mezzo di conoscenza. Le immagini, i simboli, i miti, non sono creazioni irresponsabili della psiche, essi rispondono ad una necessità e adempiono una funzione importante: mettere a nudo le modalità più segrete dell'essere. Ne consegue che il loro studio ci permette di conoscere meglio l'uomo, l'uomo tout court, quello che non è ancora sceso a patti con le condizioni della storia. I sogni, le fantasticherie, le immagini delle sue nostalgie, dei suoi desideri, dei suoi entusiasmi, ecc., sono tutte forze che proiettano l'essere umano storicamente condizionato in un mondo spirituale infinitamente più ricco rispetto al mondo chiuso del suo momento storico » (M. ELIDE, Immagini e simboli, Milano 1984, 215 e ss.).
Il volto dell'Inconoscibile
Gli studiosi di pedagogia religiosa, soprattutto a partire dalla fine degli anni settanta, hanno ricominciato a studiare il significato dei simboli sia per la catechesi che per la scuola di religione.
In modo particolare all'interno di quel metodo che viene chiamato « correlazione », perché cerca di indicare itinerari concreti, praticamente percorribili, per rapportare esperienza umana e parola di Dio, vita e fede.
C'è un altro mondo
La vita dei bambini e dei ragazzi di oggi si svolge spesso in un bozzolo di beatitudine materiale e, in molti casi, di abitudine spirituale. I loro orizzonti sono limitati, soprattutto perché lo sono quelli dei loro genitori e dei loro educatori. Le dimensioni spirituali della vita sono molto raramente prese in considerazione come tali. Il benessere che la nostra cultura cerca è soprattutto quello materiale: una specie di seduzione che incatena l'uomo alle cose meno importanti, se non addirittura spregevoli. Una seduzione che ieri agiva essenzialmente su certe classi privilegiate, oggi su tutti.
Le giovani generazioni si affacciano così alla vita con un grande senso di vuoto interiore. Un vuoto che spesso tentano di riempire con una sempre più precoce serie di esperienze e brividi emozionali. Esiste una diffusa domanda di « religiosità» che non viene soddisfatta dalla nostra cultura che potremmo definire « malata d'anima ». La pedagogia religiosa stessa corre il rischio di non trovare, soprattutto nei bambini e nei ragazzi, punti di ancoraggio reali. Vengono a mancare quelle che sono le «basi» della religiosità, soprattutto il rapporto dell'uomo con la trascendenza.
Per molti ragazzi la trascendenza è una dimensione inesistente, soprattutto perché completamente dimenticata dalle principali agenzie educative. Educare alla dimensione « religiosità» è invece un compito ineliminabile di una educazione integrale e umana.
1. IL CORAGGIO DI GIANTARLO
In una trave dell'armatura di un vecchio e massiccio fienile viveva una comunità di tarli. La loro vita consisteva nel rosicchiare, rosicchiare e ancora rosicchiare. Se non rosicchiavano dormivano e questo era tutto.
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Dott. Alberto Mancuso il 1 dicembre 2014 alle 14:34 ha scritto:
ottime storie guidate