Citazione spirituale

Matteo Ricci

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Il gesuita amato dalla Cina

 
di

Occhetta Francesco


Copertina di 'Matteo Ricci'
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EAN 9788801042740

Disponibile dopo il 07/01 causa chiusura natalizia editori/fornitori
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Descrizione
Tipo Libro Titolo Matteo Ricci - Il gesuita amato dalla Cina Autore Editore Elledici EAN 9788801042740 Pagine 48 Data aprile 2009 Peso 101 grammi Altezza 20,5 cm Larghezza 12 cm Profondità 0,4 cm Collana Biografie

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, giusemira@gmail.com il 29 ottobre 2010 alle 09:22 ha scritto:

Il fenomeno culturale “Matteo Ricci” non è circoscrivibile al solo Ordine Gesuitico, o a un gruppo ristretto di esperti e studiosi; dimostrazione del fatto è l’interesse mostrato verso la figura del gesuita marchigiano da parte di un vasto pubblico, che ammira l’opera di Matteo Ricci (1552-1610) nelle sue varie espressioni. Quest’anno ricorre l’Anno Ricciano, e tante sono le manifestazioni culturali in suo nome; tant’è che all’interno della rassegna del 66° Festival internazionale del Cinema di Venezia c’è stata la prima proiezione italiana del docufilm di Gjon Kolndrekaj, “Matteo Ricci, un gesuita nel regno del drago”. Invito chiunque voglia saperne di più sulle manifestazioni, presenti e passate, a consultare il sito web http://padrematteoricci.it/ .
In questa sede presenterò un volumetto scritto da padre Francesco Occhetta, che ha uno spiccato taglio divulgativo e un prezzo ridottissimo (€ 3,50): Matteo Ricci. Il gesuita amato dalla Cina. Vengono presentate notizie biografiche che danno dei lineamenti a chiunque si voglia accostare alla storia di un uomo straordinario, che seppe esprimere la più genuina vocazione gesuitica dell’ingresso nelle culture e del dialogo con l’altro, tanto da essere il primo europeo a stabilirsi, insieme ai suoi compagni, nel regno cinese.
Originario di Macerata, Ricci incontra i gesuiti a Roma, durante gli studi di giurisprudenza, ma il fascino verso il tipo di formazione della Compagnia di Gesù, gli fecero cambiare vita e pronuncia i primi voti religiosi nel 1571. Nel 1582, il padre Valignano gli chiede di partire per la Cina. Inizia a studiare il cinese e fonda la prima residenza a Sciaochin (pregio del volumetto è una mappa delle tappe che portarono il gesuita amato dalla Cina fin su a Pechino). “Tutto inizia con un orologio a ruote” (pag. 7) con il quale stupisce i vari governatori che gli si presentano innanzi nella sua missione in Cina. Ci sono anche frutti spirituali, battesimi e conversioni.
Finalmente a Pechino, il gesuita fu dapprima segnalato come “straniero sospetto”, poi incarcerato, mentre solo nel 1601, ben tre anni dopo, fu chiamato dall’Imperatore, il quale ricevette tempo addietro un memoriale di presentazione del gesuita e doni: dipinti sacri, un atlante, prismi di vetro, clessidre, un clavicembalo e due orologi meccanici.
Nel 1610 il padre Ricci, Li Madou – come lo chiamavano in Cina, ovvero il “Saggio d’Occidente” – muore, e l’imperatore Wan Li gli concede un privilegio raro: la sepoltura nella Città Proibita.
Il padre Occhetta, scrittore della Civiltà Cattolica, dedica un capitoletto al modo di evangelizzare del Ricci: “Il padre Ricci ha una strategia per farsi accettare dai cinesi. Anzitutto apre le comunità che fondava alla gente e conquista la fiducia dei notabili e degli eruditi grazie alle sue conoscenze scientifiche” (pag. 17). Dall’alto e dal basso, appunto, in pieno stile gesuitico.
Depone l’abito dei bonzi (buddhisti) e si fa crescere i capelli e la barba e indossa il costume dei mandarini (confuciani). Scrisse anche un Trattato dell’amicizia redatto in cinese e che si proponeva di mettere in comune le due culture (quella europea e quella cinese) e le relative idee sull’amicizia. Si fece cinese con i cinesi, “amico di Confucio”, pubblicando un catechismo chiamato “Vera dottrina del Signore del Cielo”, incontrando non sempre favori da parte di colonizzatori e altri ordini religiosi, chi per motivi economici e politici, chi per motivi dottrinali (peraltro già accettati da papa Clemente VIII). Ma le ombre sull’operato di Matteo Ricci si fecero più profonde con i cosiddetti riti cinesi, quali il culto degli antenati e gli onori a Confucio: l’evangelizzazione subì una battuta d’arresto. Ci volle Pio XII, soltanto nel 1939, a dichiarare i riti cinesi “pienamente conciliabili con il Cristianesimo, in quanto espressioni di devozione civile non religiosa”.
In ultimo, la presenza di una preghiera scritta dall’autore del volumetto, di cui presento un estratto:

Confidente dell’Imperatore d’Oriente,

amico di Confucio,

consigliere della dinastia dei Ming,

proteggi l’Europa e la Cina:

costruiscano insieme uno sviluppo umano,

vincano il male con il bene,

edifichiamo un mondo fatto dalla pace di Dio.