INDICE
Giuseppe Lorizio, Editoriale
Lubomir ak, Il “realismo” come visione del mondo: introduzione al concetto di complessità elaborato da Pavel A. Florenskij
Vladislav Shaposhnikov, Mathematics as the Key to a holistic World View: the Case of Pavel Florensky
Natalino Valentini, «Florenskij – filosofo della religione e del culto». Dalla fenomenologia del sacro alla santificazione della realtà
Mario Enrico Cerrigone, «Il sentiero del mago». Il significato del disapprendimento nella nicosofia di Florenskij
Nicolai Pavliuchenkov, Establishment of “Ontologicity” as the Basis for Pavel Florensky’s Name Worshipping Standpoint
Silvano Tagliagambe, La concezione antinomica della verità alla prova delle neuroscienze
Gilberto Safra, Pavel Florensky’s Contribution to the Psychoanalytic Field
Márcio Luiz Fernandes, As correspondências carcerárias de Pavel Florenskij: expressões do pensamento complexo
Francisco José López Sáez, La kénosis silenciosa de un homo sacer: el todo del sentido del mundo desde el «ángulo diverso» de la estancia en el lager de Pavel Florenskij
FidelVillegas Gutiérrez, Pável Florenski en la «Isla de los vientos». El combate por la belleza
«Penetrare nel profondo delle cose». Bibliografia ragionata (a cura di Giuseppe Malafronte)
Recensioni
Libri ricevuti
Indice
Indice dell’annata
-----
EDITORIALE
Le miscellanee commemorative sul pensiero dei grandi maestri, affidate agli specialisti, corrono un duplice rischio. In primo luogo quello della setto¬rializzazione monografica, in quanto ciascuno, attingendo al bagaglio della propria erudizione sull’opera dell’Autore che si commemora, ne approfondisce un aspetto o una tematica, condannando il proprio lavoro a ricevere attenzione soltanto dagli specialisti della materia. In secondo luogo tali iniziative rischia¬no di incrementare una sorta di “scolastica”, nel nostro caso florenskijana, la quale, piuttosto che liberare il pensiero lo incatena in categorie e prospettive, che restano comunque relegate nell’epoca e nel contesto dell’Autore, senza interpellare il nostro tempo e i nostri contesti.
Onde sfuggire a queste tentazioni e non incorrere nei suddetti rischi si richiede un passaggio, certamente faticoso e per nulla scontato, dal monogra¬fico allo speculativo, che risulterà decisamente fecondo, incrociando tematiche e problematiche vive nell’attuale contesto teologico, filosofico e scientifico.
Nel tentativo di offrire qualche spunto, come chiave di lettura, di questo fascicolo monografico della nostra rivista teologica, che pubblichiamo in oc¬casione dell’ottantesimo anniversario della morte di P.A. Florenskij, tenterei di individuare due fuochi intorno ai quali può muovere la riflessione, nutrendosi delle risultanze del cammino del grande e geniale pensatore russo.
Il primo fuoco si individua facilmente nel titolo che si è voluto dare a que¬sta raccolta di saggi e che proviene dallo stesso Florenskij: “Ho contemplato il mondo come un insieme”. Si direbbe oggi che siamo di fronte a una visione olistica o integrale del mondo, che tuttavia non intende affatto nascondere la complessità e l’articolato dinamismo del reale. Il secondo fuoco si concentra sul “realismo” gnoseologico, che il pensatore russo ritiene di adottare, nel proporre la propria visione del mondo.
Indubbiamente si tratta di questioni di estrema e, se si vuole, perenne at¬tualità, che, se tenute insieme, fanno emergere una domanda fondamentale: è possibile una visione olistica del mondo che sia al tempo stessa profondamen¬te realistica? La pretesa relativa alla “possibilità di conoscere il tutto” (F. Ro¬senzweig) non richiede altrettanta immaginazione? Ovvero non è necessaria una fondamentale presa di distanza dal reale per poterlo descrivere come un insieme?
La teologia fondamentale più recente sta coltivando un’attenzione all’im¬maginario, che richiede certamente spirito critico, ma anche adeguato approfondimento speculativo. Nel nostro incontro con Florenskij, che abbiamo voluto inserire fra i “testimoni/martiri” nel nostro bilancio della teologia fonda¬mentale del Novecento, abbiamo tracciato tre prospettive, a partire dalle quali si possono rinvenire suggerimenti per offrire risposte plausibili ai quesiti di cui sopra. Si tratta della logica del paradosso (in senso antinomico), del pensiero iconico e del nesso inscindibile fra verità e libertà.
Nel primo di questi orizzonti (paradosso come antinomia), ove vale il principio hegeliano Das Wahre ist das Ganze, siamo chiamati a considerare l’immaginario come uno degli aspetti costitutivi dello stesso reale, che può essere colto come insieme solo attraverso un atteggiamento contemplativo. A tal proposito mi sembra di estremo interesse la necessità, sottolineata in uno dei contributi di questo fascicolo, del “disapprendimento”, ispirato dalla “ni¬cosofia”, come forma di conoscenza che si incarica di decostruire il cosiddetto sapere del “senso comune” che non ha nulla a che vedere col sano ed autentico realismo.
Il secondo orizzonte (quello del pensiero iconico) ci conduce alla consi¬derazione, anch’essa paradossale, relativa al realismo dell’icona, che nasce dalla meditazione contemplativa e naturalmente non esclude l’immaginazione dell’iconografo. Sarà il “canone”, ovvero la “tradizione” a ricondurre l’artista al senso del reale che intende iconicamente rappresentare. Del resto Florenskij sarebbe certamente disposto a sottoscrivere il famoso detto di Stravinsky: “tut¬to ciò che non è tradizione è plagio”.
Infine, a proposito del nesso verità/libertà, la possibilità di percepire/con¬templare il mondo come un insieme, si realizza all’interno del superamento di una visione scientifica del reale, ispirata al determinismo, attraverso il salto (che richiede l’esercizio della libertà) dalla scienza alla sapienza, onde intro¬dursi in una visione sofiologica del reale, che nasce dall’intuizione intellettuale piuttosto che dalle induzioni scientifiche o dalle deduzioni logiche.
La lettura di queste pagine potrà allora diventare un inizio per ulteriori approfondimenti, che rifuggendo dall’attualizzazione selvaggia, sempre in ag¬guato, potrà forse consentirci di interrogare l’opera geniale di P.A. Florenskij a partire dalle questioni del nostro tempo e del nostro villaggio globale.
Giuseppe Lorizio