Daniele Hekic (1926-2009), sacerdote francescano, malato di SLA, dal 1981 confessore instancabile nel convento di Saccolongo (PD). Una vita espressione di amore e sofferenza, di preghiera in intima unione con Dio e di attenzione generosa verso il prossimo.Non una biografia ufficiale, ma la testimonianza dell'autrice che l'ha conosciuto.
PRESENTAZIONE
di p. Claudio Bratti
Lo Spirito Santo guida la chiesa nella storia cercando di dare risposte ai quesiti della natura umana in vista della salvezza.
Il nostro tempo è segnato da grandi scoperte scientifiche che rendono la nostra vita materiale più facile di quella dei nostri antenati, ma la vita spirituale è sempre la stessa e, spesso, nonostante il progresso, la natura umana continua a operare nella sua malizia.
Un aspetto cruciale nella vita di tutti è la capacità di affrontare la sofferenza, sia quella relazionata con l’adempimento dei nostri doveri quotidiani, sia quella relazionata con le malattie umane. Molte malattie, specie quelle epidemiche, sono state debellate dal progresso scientifico della medicina, altre rimangono affidate alla ricerca. Una di queste è la sclerosi multipla, come pure la SLA, due malattie che fanno paura quando si pensa alla condizione in cui riducono il corpo umano. La fede cattolica ci insegna a combattere il male in tutte le sue forme e, nel caso delle malattie che non possono essere ancora vinte, ad accettarle con spirito di fede, associando la nostra sofferenza a quella del redentore, collaborando così al mistero della redenzione operata da Dio attraverso Gesù Cristo.
Una testimonianza eccelsa in questo campo è quella di padre Daniele Heki, frate minore vissuto per molti anni con la sclerosi multipla attaccato al dono della vita e comunicando a chi lo avvicinava forza, coraggio e soprattutto gioia per continuare a vivere.
La signora Anna Maria Sormani Zodo volle scrivere questa testimonianza frutto della sua esperienza, per ricordare e comunicare agli altri ciò che Dio fece attraverso il Servo di Dio padre Daniele. Nel suo lavoro essa racconta aneddoti significativi accompagnati da riflessioni cercando di capire il messaggio che lo Spirito Santo invia alla chiesa. Anche se breve, lo scritto contiene un messaggio valido per gli uomini d’oggi: nonostante i limiti di una malattia dolorosa e pesante, si può diventare strumenti della salvezza portata e operata da Gesù Cristo.
Vada il mio beneplacito per questo fascicoletto che possa diffondere l’opera dello Spirito Santo in mezzo agli uomini e possa aiutarli a scoprire il vero senso della loro vita nel momento e luogo dove vivono.
ESTRATTO DALLA PRIMA PARTE
La mia testimonianza
La capacità di ascolto di padre Daniele
Non è facile trovare persone che ascoltino con attenzione e pazienza i problemi degli altri. Spesso nel rapporto fra amici si vogliono esternare le proprie ansie, si parla e poi si sta meglio. Chi ascolta, invece, si carica a volte di tanto dolore o di tanto sconforto, a seconda di quanto gli viene raccontato, e, se persona sensibile, poi ne soffre; per questo motivo si trova ascolto solo da parte di chi sa veramente amare.
Padre Daniele amava fin dall’inizio di un dialogo chi gli si presentava davanti per scaricare il suo sacco pieno. A volte anche visibilmente stava malissimo: si contorceva sulla carrozzina e cambiava colore in volto, diventando rosso come se avesse la febbre, muoveva i piedi articolandoli alla caviglia come se gli bruciassero ed era il segnale che si stava facendo carico di tanto male che lui, poi, con la preghiera e con la sua offerta continua a Dio per la salvezza delle anime, riusciva a togliere alle persone che gli chiedevano aiuto.
Era questo il momento in cui iniziava anche ad insegnare a pregare, perché lo scopo dell’ascolto, ovviamente, non era solo quello di alleviare la sofferenza ma soprattutto, e attraverso questo, di educare e portare le anime a Dio.
Padre Daniele aveva sempre un cestino pieno di corone del santo rosario in plastica, che gli venivano fornite continuamente da fedeli volontari che lo avevano già ringraziato per qualche aiuto ricevuto e che con questo gesto gratuito mostravano la loro riconoscenza. C’era anche chi gli stampava un libretto scritto da lui con la pratica del santo rosario, e padre Daniele donava a tutti queste due cose, dopo averle benedette. Se quelle corone e quei libretti potessero parlare, rivelerebbero quante meraviglie hanno operato nelle case di chi li ha ricevuti!
Nel corridoio che era diventato la sala d’attesa per entrare nella sua stanzina, si sentivano i racconti più belli e si cominciava a conoscerlo ancora prima di entrare, anche perché l’attesa era lunghissima. Nei primi tempi in cui ho cominciato ad andare da padre Daniele bisognava essere lì alle cinque del mattino e poi, siccome nonostante la fila se arrivavano malati o bambini avevano la precedenza, è capitato che si potesse essere ricevuti solo nel pomeriggio, facendo un piccolo spuntino. Di solito si mangiava solo del pane, perché appena fuori dal convento c’erano un panificio e una trattoria, ma si preferiva il semplice pane per non allontanarsi dal corridoio se non per il breve tempo necessario per andarlo a comprare. Anche questo particolare, apparentemente gastronomico, per la sua essenzialità e l’aspetto penitenziale arricchisce il ricordo di quei momenti.
Un giorno, parlando con padre Daniele, ho potuto constatare che aveva molto ben presente la mia situazione, anche se mi aveva conosciuta da pochissimo, e quando ho esternato il mio stupore per i particolari che mostrava di conoscere mi ha risposto sorridendo: «Guarda che se io mi impegno, mi impegno sul serio sai!».
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Catechista CLARA SANTULIANA il 19 novembre 2016 alle 17:17 ha scritto:
UNA LETTURA MOLTO SIGNIFICATIVA E PIACEVOLE. LA FORZA DI PADRE DANIELE IN UN MOMENTO DIFFICILE DELLA SUA VITA, DONA I SUI ULTIMI MOMENTI CHE GLI HA DONATO IL SIGNORE PER AIUTARE GLI ALTRI. FA MOLTO RIFLETTERE.
Chiara il 1 dicembre 2018 alle 21:21 ha scritto:
Padre Daniele è un grande dono del Cielo per tutti quanti hanno occasione di conoscerlo anche attraverso i racconti di chi lo ha conosciuto. Quante grazie ancora dona! Il libro seppur succinto è una occasione per conoscerlo.