Un approfondimento a più voci intenso e completo sulle opere di misericordia spirituale, che ogni credente è tenuto a compiere intervenendo di fronte ai diversi bisogni del prossimo.
INTRODUZIONE
Per una manutenzione amorosa delle relazioni umane
di Lucetta Scaraffia
Dopo la felice esperienza del 2012, quando al Festival dei due mondi di Spoleto le prediche sui sette vizi capitali riscossero un interesse di pubblico eccezionale e per certi versi inatteso, nel 2013 abbiamo proposto, ancora in collaborazione con il Pontificio consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione, un nuovo ciclo di prediche, questa volta dedicato alle sette opere di misericordia spirituale.
La misericordia – intesa come amore concreto e visibile, effettivo e non semplicemente affettivo, operativo e pratico – è centrale nel messaggio ebraico e cristiano, come insegnano le Sacre Scritture. Ma è alla tradizione cristiana che dobbiamo la costituzione di un vero e proprio elenco di opere di misericordia che ogni fedele è tenuto a compiere, intervenendo di fronte ai differenti bisogni delle altre creature umane. Un elenco di suggerimenti che hanno il compito, soprattutto, di renderci più attenti alle necessità degli altri, del nostro prossimo.
Oggi le sette opere di misericordia corporale – dar da mangiare agli affamati, dar da bere agli assetati, vestire gli ignudi, alloggiare i pellegrini, visitare gli infermi, visitare i carcerati, seppellire i morti – sono sempre attuali, ma in gran parte vengono assorbite dal welfare statale o dall’assistenza organizzata. Invece, le sette opere di misericordia spirituale, quasi dimenticate, suggeriscono un campo d’azione per l’iniziativa individuale. Infatti, in un’epoca di individualismo esasperato, di narcisismo dilagante, esse inducono a prestare attenzione alla qualità dei rapporti che instauriamo con le persone che ci circondano, o perfino con quelle che incontriamo per caso: consigliare i dubbiosi, insegnare agli ignoranti, ammonire i peccatori, consolare gli afflitti, perdonare le offese, sopportare pazientemente le persone moleste, pregare per i vivi e per i morti.
Certo, molte di esse sono opere di misericordia difficili da definire e, ancor più, da esercitare in un’epoca di relativismo culturale. Tutte però richiedono umiltà e attenzione. Così, consolare gli afflitti è senza dubbio una delle opere di misericordia più praticabili e di cui si ha sempre bisogno, ma che certo non si può delegare a una istituzione assistenziale. Un’altra, consigliare i dubbiosi, viene invece vista con sospetto in una cultura in cui impera il relativismo. Inoltre, tutti sappiamo che facilmente rischia di diventare una manipolazione, ma al tempo stesso siamo consapevoli che fornire un consiglio illuminante può rivelarsi una ricchezza inestimabile per la nostra vita. Dobbiamo trovare la via giusta, la misura in questo esercizio di carità morale.
Lo stesso tipo di resistenza si deve vincere per ammonire i peccatori, azione delicatissima che richiede molta umiltà e molto amore per non trasformarsi in un inammissibile atto di ingerenza nella vita altrui.
In un mondo che si muove a una velocità sempre crescente, la virtù della pazienza è difficile anche solo da comprendere, ma resta essenziale: la pazienza è infatti l’arte di vivere l’incompiutezza, non solo degli altri, ma anche nostra. Le persone moleste magari sono solo quelle che ci fanno perdere tempo, ci impediscono di dedicarci alle attività che prediligiamo, quelle che ci danno maggiore soddisfazione, ma dedicarci a loro significa anche arricchire la nostra vita, aprirci a nuove possibilità.
Pazienza e tempo sono richiesti anche da un’altra opera di misericordia, pregare per i vivi e per i morti, cioè la preghiera di intercessione, quella fatta per aiutare gli altri. E ancora una volta vediamo che vengono evocate virtù poco apprezzate nella società moderna, un’azione che ci obbliga a staccarci dal ritmo vorticoso delle giornate per creare delle oasi di pace da dedicare al prossimo.
E che dalle opere di misericordia possano nascere delle sorprese per la nostra vita lo ricorda anche il suggerimento di insegnare agli ignoranti, che può davvero aprire un ricco scambio di insegnamento reciproco.
Il coraggio e la forza di perdonare costituiscono poi l’anima della vita cristiana, ma anche la via per costruire relazioni umane profonde e durature.
Meditare sulle opere di misericordia spirituale significa allora riflettere sul nostro rapporto con gli altri, sulla disponibilità ad andare oltre un rapporto superficiale per lavorare a una sorta di manutenzione amorosa delle relazioni umane. Una scelta che, se praticata da un numero crescente di persone, significherebbe migliorare significativamente la condizione umana.
GLI AUTORI
Catherine Aubin
È nata in Francia nel 1959, è suora domenicana della Congregazione romana di San Domenico. Si è laureata in psicologia nella Faculté catholique di Angers e in teologia presso l’Institut Catholique di Parigi e ha ottenuto il dottorato in teologia spirituale presso la Pontificia Università San Tommaso d’Aquino a Roma dove insegna teologia sacramentaria e spirituale. Docente presso la Pontificia Università Urbaniana e l’Istituto di teologia della vita consacrata, collabora a Radio Vaticana per alcune trasmissioni di spiritualità. È autrice di alcuni libri sull’antropologia spirituale che sono stati tradotti in diverse lingue.
Renato Boccardo
È nato a Sant’Ambrogio di Torino nel 1952, è stato ordinato sacerdote nel 1977. Entrato nel servizio diplomatico della Santa Sede nel 1982, è stato nelle nunziature apostoliche di Bolivia, Camerun e Francia. Responsabile dal 1992 della Sezione giovani del Pontificio consiglio per i laici, ha coordinato, tra l’altro, l’organizzazione e la celebrazione delle Giornate mondiali della gioventù di Denver (1993), Manila (1995), Parigi (1997), Roma (2000) e il pellegrinaggio dei giovani d’Europa a Loreto (1995). Nel 2001 è stato nominato capo del protocollo della Segreteria di Stato con la responsabilità dell’organizzazione dei viaggi papali. Vescovo dal 2003, è stato segretario del Pontificio consiglio delle comunicazioni sociali (2003-2005) e segretario generale del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano (2005-2009). Dal 2009 è arcivescovo di Spoleto-Norcia.
GianCarlo Maria Bregantini
È nato a Denno (Trento) nel 1948, religioso stimmatino, è stato ordinato sacerdote nel 1978 e ha insegnato religione all’Istituto nautico di Crotone e storia della chiesa nel Pontificio seminario teologico regionale di Catanzaro. Delegato per la pastorale del lavoro nell’arcidiocesi di Crotone-Santa Severina, a Crotone è stato viceparroco e cappellano del carcere circondariale e quindi a Bari docente di storia della chiesa nello studentato teologico interregionale, parroco di San Cataldo e cappellano di ospedale. Vescovo di Locri-Gerace dal 1994 e presidente della Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace della Conferenza episcopale italiana, dal 2007 è arcivescovo di Campobasso-Bojano.
Francesco Coccopalmerio
È nato nel 1938 a San Giuliano Milanese e ordinato sacerdote nel 1962, si è dottorato in diritto canonico nel 1968 presso la Pontificia università gregoriana e nel 1976 si è laureato in giurisprudenza all’Università Cattolica del Sacro Cuore. Avvocato generale della curia milanese dal 1980 e pro-vicario generale dal 1985, nel 1993 è stato nominato vescovo ausiliare di Milano. Presidente del Consiglio per gli affari giuridici della Conferenza episcopale italiana dal 1999, dal 2007 è presidente del Pontificio consiglio per i testi legislativi. Membro di alcuni dicasteri vaticani e dal 2008 consulente centrale dell’Unione giuristi cattolici italiani, nel 2012 è stato creato cardinale. Professore invitato nella Facoltà di diritto canonico della Gregoriana dal 1981, è cofondatore della rivista «Quaderni di Diritto Ecclesiale» e autore di numerose pubblicazioni scientifiche.
Rino Fisichella
È nato a Codogno (Lodi) nel 1951, sacerdote dal 1976, si è dottorato in teologia e poi (1981-2001) ha insegnato teologia fondamentale nella Pontificia università gregoriana. Vescovo ausiliare di Roma dal 1998, è stato rettore della Pontificia università lateranense (2002-2010) e presidente della Pontificia accademia per la vita (2008-2010). Dal 2010 è presidente del Pontificio consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione. È membro della Congregazione per la dottrina della fede, della Congregazione delle cause dei santi, del Pontificio consiglio della cultura, del Pontificio consiglio delle comunicazioni sociali, del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso e del Pontificio comitato per i congressi eucaristici internazionali. Nel 2005 ha ricevuto la medaglia d’oro per la Cultura dal presidente della Repubblica italiana Carlo Azeglio Ciampi.
Gianluigi Pasquale
Frate cappuccino, è stato ordinato sacerdote nel 1993. È dottore di ricerca in teologia e in filosofia, insegna teologia sistematica nella Pontificia università lateranense. È docente nello Studio teologico Laurentianum di Venezia, dove è stato anche preside (2001-2010), e insegna teologia al Marcianum di Venezia e alla Libera università Maria Santissima Assunta di Roma. Socio ordinario di associazioni teologiche italiane ed europee, è membro del Centro interuniversitario per gli studi sull’etica dell’università di Venezia e della Scuola di alta formazione filosofica dell’Università di Torino, è autore di una trentina di monografie e dirige tre collane di filosofia e di mistica.
Matteo Maria Zuppi
È nato a Roma nel 1955, laureato in lettere all’Università di Roma con una tesi sul cardinale Ildefonso Schuster e ordinato sacerdote nel 1981, ha continuato gli studi presso la Pontificia università lateranense. Viceparroco e parroco (2000-2010) di Santa Maria in Trastevere, è stato parroco nel quartiere popolare di Torre Angela e dal 2012 è vescovo ausiliare di Roma. Fin dalle scuole superiori fa parte della Comunità di Sant’Egidio, della quale è stato assistente ecclesiastico generale. Si è occupato delle questioni legate a pace e solidarietà, in particolare per l’America Latina e l’Africa. È stato uno dei quattro mediatori nei negoziati di pace per il Mozambico e ha presieduto la Commissione per la sicurezza e la pace nel negoziato per la pace in Burundi, del quale Nelson Mandela è stato il facilitatore.