La giovane Facoltà teologica del Triveneto (Padova) riscopre la propria identità risalendo alle radici e alle vicende storiche nei decenni attorno al concilio Vaticano II. Pagine che ricordano in particolare due incontri primaverili a metà degli anni Settanta, svoltisi a Roana (Vicenza), durante i quali, oltre ai numerosi insegnanti dei seminari e studentati veneti, parteciparono Luigi Sartori e come docente il prof. Joseph Ratzinger. La tematica degli incontri, che traspare dal titolo, resta di estrema attualità.
PRESENTAZIONE
di Ermanno Roberto Tura
Ogni istituzione culturale riscopre e precisa la propria identità risalendo alle radici e alle vicende storiche su cui si innesta. La giovane Facoltà Teologica del Triveneto nel proprio Annuario accademico premette una Notizia storica che ne affonda le lontane radici nella medioevale nascita dell’Universitas theologorum a Padova grazie al decreto di Urbano V del 15 aprile 1363. Il presente volume vorrebbe ricordare, pur in modo molto parziale, radici più vicine individuabili nello sforzo di rinascita teologico-pastorale del Nordest italiano durante gli anni successivi alle devastazioni della Seconda guerra mondiale 1940-1945.
Gli anni Cinquanta e Sessanta furono segnati dal «miracolo italiano» della ricostruzione non solo materiale ed economica ma anche morale e pastorale, con caratteristiche tipiche nel Nordest.
A Padova in particolare, sotto la guida del nuovo vescovo Girolamo Bortignon, la chiesa avvertì il soffio di una primavera impegnativa che chiamava a costruire ponti di dialogo in grado di ridarle nuova linfa. In tale contesto ricco di speranze si inserisce la rivista «Studia Patavina» nata all’alba degli anni Cinquanta con redazione composita di docenti del Seminario e dell’Università: vi si abbozzava fin dal titolo un ponte tra i due Studia di antica data, il Seminario e l’Università, onde ottenere per la riflessione cristiana una benefica boccata di ossigeno culturale e avviare una collaborazione capace di innalzare il livello accademico della proposta teologica. La nascita della rivista fu salutata come segno di speranza anche in ambiente universitario patavino, specie nella Facoltà di Lettere e Filosofia.
Il segretario della rivista, Luigi Sartori, giovane prete rientrato dal pluriennale soggiorno romano di studi filosofico-teologici all’Università Gregoriana, mostrò una inedita vivacità amicale anche nel coinvolgere docenti e responsabili di Seminari e Studentati religiosi del Triveneto. Chi scrive queste righe introduttive ricorda, come autentici «padri intellettuali» assieme a Sartori, il triestino Pelagio Visentin, il veneziano Germano Pattaro, il trentino Iginio Rogger, il francescano conventuale Francesco Saverio Pancheri. Attorno a loro, nel periodo conclusivo di ogni anno scolastico, ci si ritrovava per una «Tre Giorni» di studio su un tema teologico di attualità, in grado di interessare e amalgamare oltre una cinquantina di docenti delle varie specializzazioni filosofico-teologiche. Grazie anche all’aiuto concreto dell’episcopato triveneto si poté variare ogni anno la sede lungo un trentennio.
Un punto alto dei nostri convegni triveneti fu toccato a metà degli anni Settanta in due incontri indimenticabili, che trovano testimonianza tangibile in queste pagine di presentazione: vi si riprendono cenni ribaditi da Luigi Sartori nell’introduzione al primo incontro.
Grazie alla mediazione del professor Hugo Resch – un docente bavarese di Landshut innamorato di Roana (Vicenza) e dell’antica parlata cimbra rimasta viva negli anziani fin dentro agli anni Sessanta del Novecento nella parte occidentale dell’Altopiano dei Sette Comuni vicentini (Roana-Mezzaselva-Rotzo) – fu possibile portare un invito al professor Joseph Ratzinger visitandolo a Pentling, un sobborgo di Regensburg, dove il futuro papa abitava con la sorella. Con un pizzico di emozione il 10 febbraio 1974 (era una domenica mattina) all’ora concordata suonai il campanello dell’abitazione, a nome degli altri tre roanesi presenti: oltre a Luigi Sartori, l’assessore comunale Rino Azzolini e il professor Sergio Bonato, responsabili del neonato Istituto di Cultura Cimbra. Il professor Ratzinger ci accolse con signorile cordialità, tale da togliere ogni imbarazzo. Ci introdusse nel salotto dove un pianoforte a coda sosteneva uno spartito musicale di Bach aperto. Dopo i saluti e le presentazioni in italiano, si decise insieme di continuare il dialogo con la stessa lingua, e Joseph Ratzinger ci chiese il perché avessimo puntato su di lui per un convegno teologico trans Alpes. Su cenno di Sartori che guidava la delegazione, estrassi dalla cartella le quaranta pagine dattiloscritte del saggio che in quei mesi avevo preparato per «Studia Patavina» sulla teologia di Joseph Ratzinger. Era un modo rispettoso e concreto per evidenziare con i fatti che il teologo bavarese in terra veneta non era conosciuto solo per il suo bel volto in fotografia.
Il futuro papa diede una rapida scorsa al dattiloscritto, lesse con attenzione la parte conclusiva e mi disse «sì» con un sorriso riconoscente, chiedendomi copia del Sonderdruck quando la rivista avrebbe stampato il breve lavoro. Rapidamente Sartori precisò il motivo della visita e spiegò il tema su cui si desiderava imperniare l’incontro triveneto allargato alla Baviera. Ratzinger promise, salvo imprevisti, la sua venuta sull’Altopiano per l’anno successivo nella settimana dopo Pasqua, chiedendo a Sartori di essergli partner con una relazione veneta, in modo da iniziare il convegno a due voci. Per l’incontro triveneto di Montebelluna, già programmato per l’inizio estate di quell’anno 1974, propose la venuta del suo giovane assistente Siegfried Wiedenhofer, che si era dichiarato disponibile a visitare il Veneto quasi in avanscoperta, pur segnalando la sua difficoltà per la lingua italiana.
Raggiunto l’obiettivo della nostra visita, Ratzinger ci accompagnò a pregare un istante insieme nella chiesetta di Pentling, dove aveva celebrato la messa del mattino domenicale, e partecipò cordialmente al sobrio pranzo in un piccolo ristorante vicino alla chiesa.
Nonostante gli impegni accademici a Regensburg (era, tra l’altro, decano e vicerettore dell’Università) e probabili proposte di nomina vescovile di cui anche la stampa italiana riportava sussurri, Joseph Ratzinger mantenne la parola in un duplice arrivederci a Roana nella primavera del 1975 e 1976, accompagnato dall’amico vescovo di Bressanone Joseph Gargitter, che già aveva offerto generosa ospitalità ai teologi triveneti. La nomina di Ratzinger ad arcivescovo di Monaco-Frisinga nella primavera del 1977 segnò la fine di un sentiero collaborativo che noi sognavamo di proseguire.
In quei due convegni roanesi la Facoltà Teologica del Triveneto intuisce un segmento della propria storia e desidera farne memoria concreta ripubblicando a decenni di distanza la riflessione proposta dai due leader sull’Altopiano dei Sette Comuni. L’occasione è offerta dal sessantesimo di ordinazione presbiterale del nostro papa e dal quinto anniversario della «partenza» definitiva da noi di monsignor Luigi Sartori che, come Mosè, vide da lontano la terra promessa della Facoltà, da lui sognata fin dalla fondazione di «Studia Patavina».
Il presente volume si prospetta composito: colloca i due incontri roanesi tra i miei saggi sulla teologia giovanile di Joseph Ratzinger e su quella di Luigi Sartori, e una riflessione conclusiva di Sartori sulla proposta di Ratzinger riguardo alla nota dell’unità della chiesa. Il nucleo centrale e più significativo del volume riprende parzialmente i due testi stampati a ridosso dei convegni dall’AVE, l’editrice romana dell’Azione cattolica. Nel primo6 venne affrontato il tema della Salvezza cristiana tra storia e aldilà, molto sentito negli anni Settanta, specie dopo la conferenza di Bangkok promossa dal Consiglio ecumenico delle chiese di Ginevra nel gennaio 1973. Le istanze del terzo mondo avevano portato a galla la dimensione politica, di lotta e di liberazione, per rapporto a una definizione di salvezza nell’oggi del mondo, con inevitabili tensioni interecclesiali. Tale sfondo, già presente a Montebelluna, offriva ricchi stimoli di riflessione per Roana, sia per le due relazioni di partenza, sia per il dibattito corale.
Il secondo convegno roanese, con il titolo Spirito Santo e storia, chiedeva di precisare il discernimento della storia e il senso della profezia che la chiesa porta avanti, concretizzando la presenza dello Spirito. Dopo il quadro generale dei problemi e orientamenti tracciato da Sartori, Ratzinger aggiungeva le sue annotazioni su alcune forme bibliche ed ecclesiali di «presenza» dello Spirito nella storia.
La riflessione teologica scambiata tra le nevi primaverili di Roana può offrire tuttora stimoli. Per chi ha vissuto personalmente quei convegni le pagine centrali di questo volume sono memoria e testimonianza di una stagione ricca di speranze e di proiezioni, che la Facoltà Teologica del Triveneto opportunamente desidera riproporre alle generazioni più giovani.
Il dialogo teologico veneto-bavarese degli anni Settanta ha avuto in Joseph Ratzinger e Luigi Sartori essenziali punti di riferimento. Si è perciò ritenuto opportuno far precedere i due «capitoli» roanesi da due saggi introduttivi del curatore in grado di far conoscere un po’ più ampiamente l’apporto di Ratzinger e Sartori alla teologia cattolica. Del resto il dialogo, pur a distanza, è proseguito dopo Roana: lo testimonia anche l’ultimo capitolo di questo volume, in cui Luigi Sartori apprezza criticamente la mens del teologo Ratzinger fin dentro gli anni Novanta. E papa Benedetto XVI non ha mancato di far giungere gli auguri per la salute declinante del teologo roanese.