INDICE
Editoriale: Dalla proscrizione al discernimento 3-7
CRISTINA SIMONELLI
Eresia: all’incrocio di molte vie 9-22
GABRIELE BOCCACCINI
Eresia? Una prospettiva ebraica 23-39
PASQUALE BASTA
L’Evangelo quadriforme come forma dell’ortodossia 41-54
PIERO STEFANI
Gesù eretico 55-67
WALTER MAGNONI
Eresie. Non solo idee 68-80
CRISTINA SIMONELLI
Evidentemente eretici. Procedimenti di costruzione dell’altro 81-92
SIMONE MORANDINI
Il dialogo ecumenico: decostruire «eresia»? 93-108
LUCIA VANTINI
Sospettare nel bene e nel male 109-121
Documentazione: Logiche escludenti (Cristina Simonelli) 123-130
Invito alla lettura (Aleksander Horowski) 131-139
EDITORIALE
Dalla proscrizione al discernimento
In necessariis unitas,
in dubiis libertas,
in omnibus caritas.
Eresia è un termine che evoca antiche controversie dottrinali, contrapposizioni
che hanno segnato il cammino del pensiero cristiano, già
a partire dai primi secoli. La storia ci ha consegnato figure eminenti
che in nome della fedeltà alla vera fede hanno accettato lo scontro con
coloro che la negavano o la mettevano in dubbio, giungendo anche
a subire la persecuzione, l’esilio, addirittura la morte. Ma quello di
«eretico» è anche l’epiteto con cui, in modo semplicistico e sbrigativo, si
è qualificato l’avversario di turno. Non soltanto, dunque, la custodia
dei significati evangelici, di ciò che è essenziale e irrinunciabile, ma
anche uno spauracchio da agitare per mettere a tacere voci scomode o
semplicemente non allineate con il pensiero dominante.
Il termine ha diversi significati. Nel pensiero greco-ellenistico, hairesis
indicava scelta, scuola di pensiero, via specifica di sapienza, ma
anche opzione pratica, percorso di vita. Nel mondo giudaico, secondo
la testimonianza di Giuseppe Flavio, il termine designava invece i
partiti o i movimenti (esseni, farisei, sadducei) che caratterizzavano il
panorama religioso al tempo di Gesù (I secolo d.C.). Assente nei vangeli,
il termine «eresia» compare negli Atti degli Apostoli (5,17; 26,5), ma
è soprattutto a partire dall’epistolario paolino che assume una connotazione
negativa, come fattore divisivo nella comunità cristiana (1Cor
11,18-19; Gal 5,20). Nella Lettera a Tito (3,9-11) e nella seconda
Lettera di Pietro (2,1), il termine «eresia» assunse, invece, il significato
di deviazione perniciosa del pensiero. Con questa nuova accezione ebbe
inizio una copiosa letteratura antieretica, come testimoniato, ad esempio,
dalle opere di Giustino (Trattato contro tutte le eresie), Ireneo
(Esposizione e confutazione della falsa gnosi [noto come Adversus
haereses]), Tertulliano (La prescrizione contro gli eretici), ecc.
È ancora questa l’idea prevalente nella mentalità odierna: l’eresia
intesa come «deviazione dottrinale», in contrapposizione a un nucleo
essenziale, rappresentato da ciò che è ritenuto come ortodossia. La ricerca,
tuttavia, ha evidenziato una realtà più complessa e articolata.
A lungo si è ritenuto che all’origine del fenomeno, prima ci fosse l’ortodossia,
da cui solo in un secondo momento, come deviazione colpevole
o deliberata, si sarebbe distaccata l’eresia. Il tradizionale modello
«luce-ombra» (precedenza della retta dottrina che di riflesso porta con
sé la denuncia dell’errore) fu criticato da Walter Bauer (1934), il quale
interpretò l’eresia come un fenomeno complesso nel quale intervengono
più fattori, anche se non dello stesso valore o peso (cf. Cristina Simonelli).
L’osservazione dello studioso tedesco fece comprendere che di fronte
all’eresia occorre muoversi con intelligenza evangelica, con capacità
critica, con attitudine ermeneutica o detto altrimenti con profondo
discernimento.
Non di rado invece si è affrontata la questione dell’eresia ricorrendo
a indebite semplificazioni. Ciò è accaduto nell’antichità, ma anche,
per motivi diversi, in epoca moderna e contemporanea, dove – alla luce
della cultura del sospetto – il fenomeno è stato archiviato come operazione
ideologica, compiuta dalle strutture ecclesiastiche, interessate unicamente
ad affermare il proprio potere. Come ha ricordato Giovanni
Paolo II, in occasione del grande giubileo dell’anno 2000, la storia ha
registrato anche violenze pubbliche nella lotta contro le eresie. D’altro
canto, però, non sono mancati esempi positivi, se non illuminanti, come
nel caso del processo che ha portato alla formazione del canone delle
Scritture. Riguardo ai vangeli, il processo è stato «plurale, inclusivo,
ma non equivoco» (Cristina Simonelli), salvaguardando l’originalità
di ogni vangelo, senza mettere in secondo piano l’eccedenza dell’evento
Cristo rispetto alle testimonianze dei singoli autori.
Discernimento è allora la parola chiave: si tratta di allargare lo
sguardo su molteplici piani e considerare la vita cristiana nel suo insieme,
senza respingere le domande né l’interrogazione costante, nella
consapevolezza del carattere provvisorio e perfettibile delle formule e
delle regole. È quanto insegnato da Tommaso d’Aquino per il quale
l’atto della fede non è rivolto agli enunciati, ma alla realtà creduta2.
Ed è quanto si propone il presente fascicolo: presentare una riflessione
ampia e articolata sull’eresia, tema da non rubricare semplicemente
come retaggio del passato, ma che richiede un approccio attento alla
complessità, investigando non solo sulle forme che essa ha assunto nel
corso dei secoli, ma cercando anche di comprenderne le cause profonde
e le declinazioni nel contesto culturale ed ecclesiale dei nostri giorni. [...]