Editoriale
Il 1517 segna l’inizio della cosiddetta Riforma: il monaco
agostiniano tedesco Martin Lutero pubblica 95 tesi con le
quali intende sollecitare una discussione sull’indulgenza e sul
sacramento della penitenza. Le tesi mostrano che le domande
teologiche di Lutero riguardavano direttamente anche le strutture
del potere ecclesiastico. Infatti, per fermarci soltanto alla
controversia sull’indulgenza: come potrebbe essere annunciata
la libera grazia di Dio nei confronti dell’umana colpa del peccato
se le lettere di indulgenza dovevano essere acquistate, in
modo da aiutare i dignitari ecclesiastici a ripianare dei debiti
finanziari? Ma poi anche: come potrebbe essere coltivata la
parola di Dio in una chiesa in cui il popolo di Dio fosse escluso
dall’interpretazione della sacra Scrittura, della testimonianza
della parola di Dio, e non potesse mai accostarsi alla Bibbia
nella propria madrelingua? Il fatto che i processi avviati su tali
questioni avessero effetti che non si limitarono all’ambito intraecclesiale,
trasformò la Riforma in un evento che ha cambiato
il mondo, dando impulso alla formazione degli stati nazionali,
all’elaborazione di differenti concezioni della separazione
tra stato e chiesa, alla tolleranza religiosa (anche a prezzo di
cruente guerre di religione), al riconoscimento della libertà
dell’individuo.
Rispetto a una lunga tradizione che prevedeva un controprofilo
cattolico e una marcata differenziazione nei confronti
del protestantesimo, il concilio Vaticano II ha rappresentato
una svolta, in quanto con esso si è affermato un approccio
ecumenico e sono state riprese impellenti questioni teologiche
e pratiche che sono comuni a tutte le confessioni cristiane. Se
ne può addirittura ricavare l’impressione che alcune richieste
centrali di Lutero – il primato della parola di Dio, l’accessibilità
alla sacra Scrittura nelle molte lingue del mondo, il sacerdozio
di tutti i fedeli, la concezione del ministero come servizio nella
chiesa, solo per nominarne alcune – siano finalmente entrate
nella chiesa cattolica!
Il presente fascicolo di Concilium si colloca su questa linea
ecumenica e cerca di proseguirla in una prospettiva globale e
inclusiva. I primi tre contributi si occupano della Riforma come
avvenimento storico e ne esaminano le conseguenze. Heinz
Schilling ricolloca il riformatore di Wittenberg nel contesto
storico della sua entrata in scena, in un’epoca di cui si sottolinea
con vigore l’estraneità rispetto all’attuale percezione del
mondo, postmoderna e occidentale. Come conseguenze della
Riforma, Schilling descrive un’antagonizzazione confessionale,
ma così facendo delinea allo stesso tempo lo sviluppo di una
differenziazione religiosa e culturale. Erik Borgman esamina
le ricostruzioni storiche della Riforma e delle sue conseguenze
partendo dall’ambito anglosassone. Egli utilizza questo
passaggio per dischiudere e preparare questioni teologiche
fondamentali che oggi andrebbero ulteriormente elaborate.
Borgman si preoccupa in modo particolare di ricordare i rivoluzionari
radicali che hanno fortemente richiamato l’attenzione
sul problema di un mondo violento e quindi irredento. Daniel
Jeyaraj delinea la storia della missione protestante in India e
con ciò illustra, come esempio di un caso specifico, le conseguenze
della Riforma molto al di là dell’Europa. Jeyaraj pone
un accento particolare sulla storia di un rispettoso rapporto dei
missionari europei con le tradizioni indiane e sulle molteplici
forme dell’inculturazione del cristianesimo nel subcontinente
indiano.
I tre contributi successivi affrontano la teologia di Martin
Lutero. Manuel Santos Noya si dedica ad alcuni versetti
delle lettere di Paolo, nei quali la traduzione tedesca di Lutero
diverge in modo marcato dal testo greco o latino, e collega la
riformulazione alla nuova certezza di Lutero circa il senso più
profondo della Scrittura, ma rimanda anche a possibili problemi
di trasmissione del testo. Lidija Matoševi riprende il tema
dell’indulgenza con un interesse sistematico-teologico. Ella fa
vedere che nella critica di Lutero al sistema delle indulgenze
del suo tempo si possono riscoprire due visioni non negoziabili
della teologia medievale: l’idea della chiesa come una comunione
dei santi e, collegata a questa, la solidarietà con gli uomini
e le donne che vivono veramente in condizioni di indigenza.
Ulrich Duchrow si adopera empaticamente a radicalizzare la
Riforma. Se, attingendo ai vari scritti di Lutero, si raccoglie la
sua radicale critica al primo capitalismo e la si collega alla critica
sociale della Bibbia, si può ottenere una base per una critica
radicale dell’economia in prospettiva protestante, una critica
che è ricca inoltre di collegamenti interreligiosi. In considerazione
dei giudizi distruttivi di Lutero su ebrei e musulmani è
indispensabile invece operare una critica radicale dello stesso
riformatore.
Le chiese luterane di tutto il mondo sono unite nella Federazione
luterana mondiale. L’attuale presidente della FLM, il
vescovo Munib Younan, descrive questa comunione di chiese
nelle sue strutture fondamentali, presenta le sfide attuali e,
in particolare, prende posizione sul problema della rilevanza
che può spettare anche per il futuro alla differenziazione del
cristianesimo nelle sue diverse confessioni. Come aspetto
centrale della realizzazione della giustizia che deriva dalla
giustificazione per la fede, egli cita la giustizia di genere e
il documento programmatico della FLM emanato su questo
tema nel 2015. Vi si ricollega il contributo di Elaine Neuenfeldt,
la quale presenta i primi risultati di una ricerca che la
FLM ha compiuto nel 2015/16 tra le sue chiese membri e nella
quale è stata affrontata la questione dell’inclusione delle donne,
sia nel ministero ordinato sia nelle sedi decisionali delle
rispettive chiese. Si intravvedono in molte chiese del mondo
promettenti sviluppi, come pure si osservano ancora presenti
degli ostacoli strutturali o si assiste addirittura a dei passi
indietro nella disponibilità a consentire alle donne la piena
partecipazione al ministero ordinato.
I contributi di Dorothea Sattler e Jürgen Moltmann possono
essere letti come un dialogo ecumenico. Dorothea Sattler
delinea gli sviluppi avutisi nel dialogo tra luterani e cattolici
dopo il concilio Vaticano II, e lo fa come rappresentante cattolica
di una teologia ecumenica: riassume quindi i risultati
centrali del dialogo tra la FLM e il Pontificio Consiglio per la
promozione dell’unità dei cristiani, auspicando la prosecuzione
dei dialoghi sui diversi piani. Jürgen Moltmann ricorda dal
canto suo che Lutero non ha invitato al dialogo, ma ha sfidato
alla disputa, e si batte da una prospettiva protestante perché si
continui ad affrontare col coraggio della controversia le grandi
questioni aperte che si pongono nel confronto con la chiesa cattolica,
ma anche tra le stesse chiese nate dalla Riforma.
Il Forum del presente fascicolo riporta due contributi che
si confrontano col tema, oggi attuale nella chiesa cattolica, del
diaconato femminile e mostrano così, a modo loro, che il tema
della giustizia di genere possiede una dimensione ecumenica.
Lo studio di natura storica di Sarah Röttger ricorda donne
con poteri vescovili; il contributo seguente, di carattere praticoteologico,
a firma di Phyllis Zagano, considera una inevitabile
necessità il diaconato femminile collegato all’ordinazione
sacramentale. Infine troviamo una breve commemorazione
dell’arcivescovo di São Paulo (Brasile) e teologo della liberazione
noto in tutto il mondo, Paulo Evaristo Arns, che è mancato
nel dicembre del 2016.
Marie-Theres Wacker - Münster (Germania)
Felix Wilfred - Madras (India)
Andrés Torres Queiruga - Santiago de Compostela (Spagna)