Editoriale
Perché appare la Madonna?
La madre di Gesù è immagine e primizia della chiesa,
che sarà portata a compimento nel futuro,
ma nel frattempo brilla quaggiù
come segno di sicura speranza e di consolazione
per il popolo di Dio che è in cammino,
fino a quando arriverà il giorno del Signore.
(Lumen gentium, n. 68)
Molti cristiani si pongono questa domanda, specialmente quando episodi più o meno miracolosi vengono riportati dalla stampa o dalla televisione. Si tratta di guarigioni improvvise e inspiegabili che avvengono a Lourdes, oppure di messaggi attribuiti alla Vergine Maria e trasmessi da veggenti, la cui credibilità viene esaltata dall’entusiasmo di persone semplici e messa in dubbio da intellettuali critici e difficili da convincere. Il tema è certamente complesso, tanto più che si tratta di rivelazioni private, la cui accettazione non è obbligatoria per i credenti, in quanto esse non fanno parte del depositum fidei, ossia della rivelazione pubblica che si è manifestata in modo definitivo e completo nella storia e nella persona di Gesù Cristo come ci trasmettono le sacre Scritture. Eppure, se si guarda alla storia anche recente della chiesa, si può osservare il moltiplicarsi in varie parti del mondo di questi eventi prodigiosi, a volte non riconosciuti ufficialmente dalle autorità della chiesa, ma pur sempre capaci di attirare folle di persone, suscitando conversioni e iniziative benefiche.
Al momento attuale, fra le tante apparizioni degli ultimi secoli, solo tre sono entrate nel calendario della chiesa universale, e precisamente si tratta delle apparizioni mariane di Lourdes (1858), Fatima (1917) e Guadalupe (1521), la cui memoria facoltativa si celebra rispettivamente l’11 febbraio, il 13 maggio e il 12 dicembre. Singolarmente, in quasi tutte le apparizioni si registra una richiesta: la Madonna chiede che venga costruita una chiesa. Si tratta certo, almeno a prima vista, di costruire un edificio sacro, ma sarebbe una interpretazione riduttiva: i teologi infatti mettono giustamente in rilievo che una tale richiesta va molto oltre. Fa capire che la forma della chiesa, della comunità di fede, è sempre da migliorare, non può ridursi a qualche rifacimento esteriore, ma esige una crescita continua e un rinnovamento profondo. Questo sembra il motivo ultimo delle apparizioni: la Madre di Gesù si preoccupa che la chiesa sia fedele al compito e alla missione che Gesù le ha affidato.
Il fascicolo si apre con un saggio introduttivo di Aldo Natale Terrin che analizza ampiamente le caratteristiche delle manifestazioni del divino come risultano dalla storia comparata delle religioni. Molti elementi, come i luoghi, le modalità delle estasi o delle visioni, si riscontrano anche al di fuori del cristianesimo, ma la rivelazione biblica ha utilizzato sia l’ascolto della Parola, sia la modalità della visione, come illustra l’articolo di Roberto Fornara sulle teofanie nell’Antico Testamento e il desiderio di «vedere Dio» che culmina nella risposta di Gesù ai discepoli: «Chi vede me, vede il Padre» (Gv 14,9). Gli aspetti propri delle apparizioni mariane vengono presentati da Salvatore M. Perrella in un illuminante status quaestionis che mostra l’importanza di questi eventi in quanto dono per la fede, ma anche come sfida per la ragione. Le apparizioni mariane vanno considerate autentici doni di presenza e di sollecitudine materna da parte della Vergine Maria, per aiutare i credenti a vivere meglio la loro fede nel mondo. Vanno però accolte con sapienza e intelligenza, tenendo conto dei criteri che la chiesa ha emanato per discernere la loro autenticità, come il medesimo autore precisa sapientemente nel suo secondo contributo sulle norme emanate dalla chiesa per valutare la credibilità e l’autenticità delle varie apparizioni.
La riflessione teologica proposta da Gian Matteo Roggio approfondisce in modo acuto e documentato la funzione che svolgono le apparizioni nella genesi della chiesa, in quanto sono un elemento carismatico imprescindibile, senza del quale mancherebbe alla compagine ecclesiale la vitalità necessaria al suo continuo rinnovamento. Il successivo intervento di Gino Alberto Faccioli prende in esame la pastorale dei pellegrinaggi e il ruolo del santuario nel contesto attuale, mettendo in risalto sia le nuove possibilità di evangelizzazione e di autentica spiritualità, sia il rischio di cadere in un superficiale «turismo religioso». Per quanto riguarda il dialogo ecumenico, un ambito in cui il culto cattolico della Vergine Maria viene visto come un ostacolo, sono importanti le considerazioni di Giancarlo Bruni, che riporta le affermazioni di alcuni importanti documenti, come quello del Gruppo di Dombes, per cui tali apparizioni hanno il compito di servire la fede, non di fondarla, evitando quindi forme di curiosità malsana. Infine, Silvano M. Maggiani si sofferma sull’aspetto liturgico delle feste mariane, che non sono celebrazioni delle apparizioni, ma sempre e unicamente del mistero salvifico che si rivela nella storia e continua a operare per la realizzazione del progetto divino di pace e riconciliazione del genere umano al proprio interno e con Dio.
Il fascicolo è arricchito da una preziosa Documentazione, che mette a disposizione dei lettori l’Introduzione generale che R. Laurentin ha predisposto per il Dizionario delle apparizioni mariane, curato dallo stesso Laurentin con Patrick Sbalchiero. Non manca, come di consueto, l’Invito alla lettura, curato da Luigi Dal Lago, che indica le principali opere utili all’approfondimento di questa tematica così attuale, sia nella religiosità popolare, sia nelle indicazioni costanti di papa Francesco e dei suoi ultimi predecessori. Con la rubrica In libreria e l’Indice dell’annata 2013 si completa il XXXIII anno della nostra rivista.
Un altro anno si chiude; un anno «editoriale» che ha visto lo sviluppo di temi che sono stati studiati per rispondere all’attualità di urgenze o per offrire elementi di riflessione e di formazione che toccano il tessuto ecclesiale. Con lo stesso impegno ci predisponiamo a inaugurare e a vivere il 2014, XXXIV anno di edizione di «CredereOggi». La Direzione e il Consiglio di redazione esprimono il proprio grazie a tutti coloro che ci hanno accompagnati e sorretti con il loro fattivo contributo. Ma il grazie altrettanto importante ed essenziale va ai lettori e agli abbonati: senza il loro sostegno la nostra fatica sarebbe vana. L’invito a rinnovare l’abbonamento, e a persuadere altri a fare altrettanto, è oggi per noi un segno di fiducia. Sarà un modo concreto per essere chiesa e collaborare alla sua costruzione attraverso un’adeguata formazione teologica.