In ascolto di ciò che lo Spirito dice alle chiese
«Sogniamo una Chiesa che sia uno spazio di serenità e di fiducia, di accoglienza e prossimità, di buone relazioni e di cammini che costruiscano identità forti e figure di credenti appassionati e disinteressati», che siano testimonianza «di una fede libera e liberante. Così forte da spendersi in questo tempo di “passioni tristi”». Ecco il desiderio che ha spinto i vescovi lombardi a proporre qualche anno fa le loro riflessioni sul primo annuncio, «cioè l’incontro vitale con il Signore risorto che è il centro della nostra fede». E mons. F.G. Brambilla così commentava la lettera dei vescovi lombardi: «Abbiamo immaginato che questo primo annuncio potesse attecchire in tutti quei momenti di svolta della vita quotidiana delle persone. La vita infatti vale più di ciò che noi misuriamo, calcoliamo e produciamo in questa società consumistica e secolarizzata». Tra gli ambiti di vita in cui far risuonare il primo annuncio, cinque sono quelli scelti e messi in evidenza: «La nascita di un bimbo, il cammino dell’adolescenza e la scelta nella giovinezza, l’amore di un uomo e una donna, la fedeltà alla famiglia e alla professione, l’esperienza del dolore e della fragilità. È necessario che la parola cristiana dica qualcosa all’alfabeto della vita umana». Pensiamo che questi medesimi desideri siano nel cuore dei vescovi del Triveneto quando hanno deciso di convenire ad Aquileia nel prossimo aprile 2012, per rinnovare l’ascolto di quanto lo Spirito suggerisce oggi alle chiese del Nordest, in modo che siano fedeli alla missione ricevuta di annunciare e far vivere a tutti l’incontro con il Signore risorto, quell’incontro personale, come dice Benedetto XVI, «che svela pienamente a ogni uomo e a ogni donna il significato e la direzione del cammino nella vita e nella storia».L’impegno è grande: di fronte alle profonde trasformazioni già avvenute e a quelle che si profilano imminenti, non è facile per le comunità cristiane presenti nel mondo occidentale trovare le parole e compiere le azioni giuste per annunciare Gesù Cristo, comunicare il messaggio del vangelo, educare alla fede. Viviamo in una società secolarizzata e frammentata, anche se nel nostro territorio ci sono tracce importanti e ben visibili della tradizione cristiana.Il presente fascicolo offre, dunque, anzitutto una lettura storica, per mano di mons. Lucio Soravito, che illustra le motivazioni alla base del primo Convegno di Aquileia (1990) e la decisione di promuoverne un secondo nell’aprile 2012. Il successivo intervento di Alessandro Castegnaro tratteggia con chiarezza la situazione socio-religiosa del Triveneto, che conferma le previsioni a suo tempo fatte da vari esperti: sempre più la fede dei singoli e l’appartenenza ecclesiale sono e saranno il frutto di una libera scelta e non di un passivo adeguamento alle tradizioni del passato. Da parte sua, Italo De Sandre analizza criticamente la società veneta, in particolare con riferimento alla coscienza civica, al volontariato e al senso del bene comune, rilevando una mentalità individualistica, che tende a «fare da sé» e che si riflette anche nella chiesa con il proliferare di movimenti assai vivaci, ma poco aperti al dialogo e alla comunione con gli altri.Entrando più da vicino nell’analisi della situazione ecclesiale, Livio Tonello affronta il problema della trasformazione in atto nella istituzione parrocchiale, che sta assumendo la forma delle «unità pastorali», un passaggio che suscita speranze, ma rimane ancora non del tutto esente da riserve critiche. Sempre rimanendo all’interno della chiesa, una realtà nuova che ha preso notevole consistenza negli ultimi anni è l’elevato numero di laici che studiano teologia, ben duemila nell’intero Triveneto, cui si aggiungono i circa quattrocento studenti che si preparano al presbiterato. Sul ruolo che i teologi laici potrebbero avere oggi nella chiesa e più ancora nel prossimo futuro si sofferma Gaudenzio Zambon, che presenta i risultati di un interessante forum, organizzato per la nostra rivista, cui hanno partecipato sette studenti della Facoltà teologica del Triveneto.Oltre al rapporto tra clero e laici, un punto nevralgico nella pastorale rimane il rapporto tra diocesi e istituti religiosi: Giuseppe Moni offre una puntuale ricostruzione degli impegni di collaborazione che sono stati sottoscritti negli ultimi anni tra i vescovi diocesani e i superiori religiosi del Triveneto per una più fruttuosa attività e scambio reciproco di carismi e testimonianza.Infine, Giorgio Ronzoni riflette con acutezza sulla realtà giovanile e sulle possibilità di trasmettere la fede alle generazioni future, sottolineando in particolare la necessità di costruire comunità aperte e accoglienti, per evitare il rischio di frammentazioni settoriali molto pericolose per la stessa comunione ecclesiale.Nella Documentazione abbiamo inserito un intervento di Renato Marangoni, segretario della commissione preparatoria di Aquileia 2, e la traccia di lavoro per la «preparazione immediata». Inoltre, abbiamo reso disponibile il documento che i religiosi e le religiose del Triveneto hanno redatto come specifico contributo alla preparazione del convegno e una scheda con un interessante elenco delle diocesi appartenenti all’antica metropolia di Aquileia. Come al solito il fascicolo si conclude con l’Invito alla lettura, curato da Luigi Dal Lago, e con la rubrica In libreria dedicata alle novità librarie.L’augurio che facciamo ai nostri lettori è che i vari contributi qui pubblicati servano a sviluppare quel «laboratorio di chiesa», nel quale dovrebbero entrare come attivi operatori i cristiani del Nordest.