Verso la fine degli anni Trenta in Toscana, due giovanottelli lasciano la campagna per trasferirsi in città. Guido, il più vivace, vuole aprire una libreria nel centro storico, l'altro Ferruccio fa il tappezziere ma si diletta a scrivere versi comici e irriverenti. In attesa di realizzare le loro speranze, il primo trova lavoro come cameriere al Grand Hotel, e il secondo si arrangia come commesso in un negozio di stoffe. Camminando, Guido si innamora di una maestrina, Dora, e, per conquistarla inventa l'impossibile. Le appare continuamente davanti, si traveste da ispettore di scuola, la rapisce con la Balilla. Ma Dora si deve sposare con un vecchio compagno di scuola, e tuttavia non è soddisfatta perché vede molto cambiato il carattere dell'uomo. Quando al Grand Hotel viene annunciato il matrimonio, Guido irrompe nella sala in groppa ad una puledro e porta via Dora. Si sposano ed hanno un bambino, Giosuè. Arrivano le leggi razziali, arriva la guerra. Guido, di religione ebraica, viene deportato insieme al figlioletto. Dora va da un'altra parte. Nel campo di concentramento, per tenere il figlio al riparo dai crimini che vengono perpetrati, Guido fa credere che loro fanno parte di un gioco a punti, in cui bisogna superare delle prove per vincere. Così va avanti, fino al giorno in cui Guido viene allontanato ed eliminato. Ma la guerra nel frattempo è finita, Giosuè esce, incontra la madre e le va incontro contento, dicendo "abbiamo vinto".
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Lidia Font il 25 novembre 2012 alle 22:50 ha scritto:
Quando ho visto questo film, prima ho pensato che non era proprio un argomento da ridere. Ma quando ho capito il senso mi è sembrato bello. Ci sono altri film che mi piacciono di più ma anche questo mi ha fatto passare un buon momento. Inoltre penso che è abbastanza ben fatto.
Giuseppe Scandura il 20 marzo 2014 alle 01:30 ha scritto:
Ho rivisto recentemente "La vita è bella", uno dei pochi film che ha veramente saputo rileggere in maniera diversa il dramma ebraico della Seconda guerra mondiale. L'interpretazione di Benigni, così come quella dell'allora giovane Giorgio Cantarini e di Dora, personaggio impersonata da Nicoletta Braschi, rendono la pellicola, seppur nel paradosso filmico, molto realista. L'espediente di un gioco per far vivere/non vivere un dramma è certamente un modello pedagogico degno d'attenzione.
Dott. Giovanni Argento il 2 febbraio 2016 alle 20:33 ha scritto:
Il più bel film che abbia mai visto, il genio di Benigni che riesce a creare un connubio tra la commedia e il drammatico, film splendido col quale raccontare o quanto meno cominciare a far capire ai bambiniquell'orrore
Erika Mestriner il 13 marzo 2018 alle 11:41 ha scritto:
Film molto piacevole nonostante il tema pesante che affronta!
Giusto compromesso tra commedia e dramma
uno dei miei film preferiti su questo tema
Valerio Olanda il 21 maggio 2019 alle 21:58 ha scritto:
il significato è sempre e solo uno! La diversità tra razze non ci deve più essere perché NOI tutti SIAMO UGUALI! Questo film è impeccabile, Benigni con il suo umorismo fa riflettere su questioni attuali, 5 stelle per interpretazione