Grazioso addobbo natalizio in legno d'ulivo raffigurante la Natività.
Un pratico nastrino in lurex dorato permette di appendere l'addobbo all'albero di Natale o a parete.
La sagoma di una campana traforata fa da sfondo alla mangiatoia, in cui Giuseppe, Maria, una capretta e la stella cometa salutano l'avvento di Gesù.
I protagonisti della scena sono bidimensionali. I tratti dei volti e delle vesti sono incisi nel legno, dando vita e dinamismo alle figure.
La decorazione è confezionata in un box di cartoncino e pvc.
Sulla parte frontale della confezione compare la scritta Bethlehm, mentre ai lati è scritta in più lingue la certificazione di provenienza del materiale do fabbrcazione.
Sul coperchio compare in pigmento rosso la Croce di Gerusalemme, disegnata su uno sfondo di decorazioni floreali stilizzate.
Il nome presepe deriva dal latino praesaepe, prae/saepire, cingere con siepi, recinto per animali chiuso con siepi, e, per traslato, mangiatoia.
Sebbene le prime rappresentazioni siano comparse nelle catacombe, il presepe, così come lo conosciamo, iniziò ad affermarsi dopo il XIII secolo, quando i francescani ne diffusero l'uso nelle chiese in memoria dell'episodio di Greccio.
Nel 1223 san Francesco decise di preparare la messa di Natale in una grotta in mezzo al bosco, con mangiatoia, asino e bue, a ricordo della grotta della nascita che aveva da poco veduto in Terra Santa. Si narra che quella notte in molti ebbero la visione di un Bambino dormiente tra le braccia di san Francesco, che lo svegliava con i suoi baci.
Due sono i tipi fondamentali di presepe: quello contemplativo che si concentra sul gruppo nella grotta e quello partecipativo, dove i numerosi personaggi sottolineano la partecipazione di tutti gli uomini, rappresentati nella varietà di condizioni e opere.
Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». (Mt, 2,1-2)
Secondo le sacre scritture, come riportato nel brano del Vangelo di Matteo appena citato, la stella cometa guidò i Re Magi alla grotta di Betlemme.
L'immagine, già di per sé molto suggestiva, è carica di significati simbolici e spirituali. Gli astri con la loro luce illuminano l'oscurità e sono per questo simbolo della lotta eterna tra bene e male. Quella vista dai Re Magi è una cometa, un vero e proprio segno del cielo, simbolo della speranza, della luce che viene dall'alto; stella che con la sua luce conduce a Colui che è fonte della luce stessa.
La croce di Gerusalemme o di Terra Santa è una croce greca, cioè una croce con i quattro bracci di egual misura, contornata da quattro croci più piccole.
Molto probabilmente le cinque croci rappresentano le cinque piaghe della Passione di Gesù: le ferite ai piedi, alle mani e al costato. Le prime quattro furono provocate dai chiodi, l’ultima dalla lancia di un soldato romano, come si legge nel Vangelo di Giovanni. La croce, da sempre simbolo del cosmo (il numero quattro rimanda ai quattro punti cardinali) e dell’infinito, sta a significare la presenza cosmica della potenza divina.
Molto probabilmente la croce di Gerusalemme è l'evoluzione di una croce greca con dei puntini al posto delle crocette usata dalla primissima comunità cristiana del Medio Oriente in epoca romana. Tanti dei segni ritrovati in diverse località della Terra Santa rimandano alla croce di Gerusalemme, per questo i francescani di Terra Santa l'hanno adottata come simbolo.
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Luisella Brambilla Della Bassa il 20 ottobre 2021 alle 19:39 ha scritto:
Questo articolo è stato consegnato nei tempi previsti e ben imballato. È un presepe della Natività in legno d'ulivo molto bello e ben rifinito. I personaggi sono finemente raffigurati e perfettamente intagliati.