Dal latino "spes", dal greco "elpìs". Il tempo recentemente trascorso (la data del crollo del muro di Berlino - 1989 - può essere assunta come riferimento) è stato caratterizzato dal crollo delle utopie, da un senso di rassegnazione di fronte a una libertà molto limitata, a un ambiente naturale ormai molto compromesso, al temuto 'scontro di civiltà', a molteplici danneggiamenti delle anime. Nell'attuale situazione di secolarizzazione generalizzata, dato che non si scorgono all'orizzonte forze contrarie che portino aiuto e salvezza, la speranza di molti sembra restringersi alla raggiungibilità di limitate mete parziali, piuttosto private. La speranza, nell'accezione comune, è l'attesa struggente di un bene, rivolta al futuro: molti passi dell'AT esprimono l'attesa dell'uomo, unita però a una certezza e una fiducia incrollabili in JHWH. Essa include eventi concreti della vita, come pure il perdono dei peccati, un futuro positivo del regno in Israele, la liberazione da potenze ostili, dalla malattia e dalla morte, la creazione di un nuovo cielo e di una nuova terra, la salvezza per tutti gli uomini. Per l'ebreo, la speranza è motivata dalle esperienze di protezione e di guida da parte di JHWH nel passato. L'essenza della speranza d'Israele è il nome di Dio JHWH, che gli è stato affidato e che da solo procura speranza. Anche nel NT la speranza (espressa col sostantivo elpìs) è descritta insieme ad altri atteggiamenti fondamentali pieni di fiducia. Il suo contenuto essenziale è l'attesa dell'universale signoria di Dio, che Gesù annuncia come imminente, e l'«essere ammessi» a essa; il discepolo di Cristo, nel Padre nostro, prega per la sua venuta. Anche altri testi del NT caratterizzano i cristiani come coloro che attendono. L'agire salvifico di Dio in Gesù Cristo, la croce, la risurrezione, la giustificazione dei peccatori garantiscono per san Paolo fondamento alla s., che egli ricorda insieme alla fede e alla carità (lTs 1,3; 5,8; ICor 13,13). La speranza è l'attesa paziente di ciò che non si vede ancora: in essa Paolo inserisce la redenzione della creazione nella sua totalità (Rm 8,22-26). Negli scritti più tardivi del NT, la s. si sposta maggiormente verso il cielo, la città promessa da Dio. Importante dal punto di vista della storia degli effetti è Eb 11,1: «La fede è fondamento delle cose che si sperano e prova di quelle che non si vedono».
Nell'antichità greca, speranza e angoscia (quale suo contrario) facevano parte delle passioni che dovevano essere dominate con la virtù. Questa prospettiva fu cambiata nella storia della teologia cristiana. In Tommaso d'Aquino (1274), la speranza fa parte, con la fede e la carità, delle virtù «infuse» dalla grazia di Dio ed è riferita sostanzialmente alla visione beatifica nella vita eterna . L'indirizzo «escatologico» della speranza si è mantenuto anche in M. Lutero (1546), che vede la speranza riferita alla giustizia salvante di Dio. Per I. Kant (1804), la religione è competente a rispondere alla domanda: «Che cosa mi è lecito sperare?»; la speranza si rivolge all'immortalità dell'anima e alla sua beatitudine, ed è con ciò una condizione preliminare per l'ininterrotto progresso morale propugnato da Kant. Un'eco degna di considerazione del senso universale della mancanza di speranza (il che non significa: mancanza di coraggio) si trova nella filosofìa di F. Nietzsche e in A. Camus. Nel XX sec. l'influsso più forte su una rinnovata «teologia della speranza» lo esercitò E. Bloch. Egli collegò alcune osservazioni dell'evoluzione materiale con l'utopia di una condizione del mondo sperata, ma non ancora realizzata, che sarebbe da porre come meta in una «trascendenza tesa in avanti» (il «principio speranza» della natura e della storia dell'uomo). La teologia degli anni Sessanta e Settanta cercò di equilibrare l'orientamento unilaterale della teologia della speranza verso l'aldilà. Nell'assunzione della storia umana da parte di Dio nell’incarnazione si è vista, da parte di alcuni, una spinta sostanziale per collaborare alle realizzazioni pratiche della speranza intramondana intesa in termini di giustizia sociale (teologia della liberazione). Nella teologia politica, la speranza fu intesa come un tenere desto il ricordo delle promesse di Dio non ancora realizzate, verso il cui compimento l'umanità cammina quando lavora al proprio futuro intramondano (senza poter raggiungere il compimento con le proprie forze).
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