Pneumatologia
Il termine "pneumatologia" indica la scienza teologica sullo
Spirito Santo in relazione alla Trinità e alla storia della
salvezza.
Spirito Santo
Questo termine è tradotto dall'ebraico ruah (pneuma in greco, spiritus in latino), che ricorre spesso nell'
Antico Testamento, dove indica sia ogni forma di soffio (respiro, vento, tempesta) sia lo spazio fra il cielo e la terra, e soprattutto il soffio creatore di Dio e il soffio spirituale dei profeti ispirati, nei quali equivale alla manifestazione di Dio. Lo Spirito è quindi una forza vitale che viene da Dio e dà la vita, la forza, il carattere, il vigore ecc. Perciò viene spesso detto Spirito di Dio, a volte Spirito santo. Nell'Antico Testamento interviene per la salvezza del popolo dell'alleanza, soprattutto quando ispira i
profeti. II
Nuovo Testamento riprende tutti questi significati. Lo Spirito ricopre della sua ombra la Vergine
Maria nell'
annunciazione. Conduce Gesù nel
deserto. Si fa sentire nelle parole che Cristo pronuncia con autorità. Secondo il
Vangelo di Giovanni i discepoli comprendono che, dopo la morte e la risurrezione di Cristo, lo Spirito è inviato dal Padre a tutti i fedeli per edificare la Chiesa. A
Pentecoste gli apostoli annunciano che si è ormai realizzata la grande effusione dello Spirito prevista dai profeti. Concepito nell'Antico Testamento come una semplice espressione di Dio, metaforicamente uscita dalla sua bocca, nel Nuovo Testamento lo Spirito assume tratti personali che inducono i
Padri della Chiesa e i grandi
concili a riconoscerlo come la Terza Persona divina, che procede dal Padre e dal Figlio ("attraverso il Figlio", secondo i Cappadoci), prima di tutti i secoli. Nei grandi concili, soprattutto il primo concilio di Costantinopoli (381), la teologia patristica ha affermato la divinità dello Spirito Santo e la sua esistenza personale, aprendo una nuova strada interpretativa fra la corrente ereticale rappresentata dal montanismo e la filosofia greca che, soprattutto nello stoicismo e nel neoplatonismo, identificava lo Spirito con un principio vitale intermedio fra Dio e l'uomo. La formula adottata dai padri sottolineava la divinità dello Spirito Santo, affermando la sua consustanzialità con il Padre e con il Figlio, in armonia con la formula del concilio di Nicea (325).
Nella dottrina cristiana, lo Spirito Santo, compiendo le profezie da lui stesso ispirate nell'Antico Testamento, viene dato a tutti i fedeli attraverso il Verbo incarnato, inviato dai Padre per realizzare le promesse bibliche. La dottrina della Trinità, e quindi dello Spirito, viene considerata essenziale per la fede in tutta la cristianità. Ma sulla relazione fra lo Spirito e le altre due persone divine, discussa nella teologia orientale e latina, non c'e unanimità. La controversia sullo Spirito Santo e uno dei punti di attrito fra cattolici e ortodossi. I cattolici hanno infatti modificato l'articolo del Credo di Nicea-Costantinopoli: «Credo nello Spirito Santo che procede dai Padre» con l'aggiunta del filioque: «... che procede dai Padre e dal Figlio». Questa aggiunta (o «processione»), rivolta certamente contro l'arianesimo e forse anche contro le dottrine di Priscilliano (386). Ciò accadde in Occidente dal 589 in poi (dal concilio di Toledo), per precisare l’uguaglianza e la stessa sostanza delle Tre Persone della SS. Trinità.
Difesa nei Libri carolini (concilio carolingio di Francoforte, 794) in polemica con gli orientali, venne in seguito accolta da papa Leone III (che lasciò liberi, però, i Greci, rispetto ad essa) e fu infine imposta dall'imperatore Carlo Magno nelle Chiese del suo impero. Riconosciuta ufficialmente da Benedetto VIII nel 1014, fu rigettata dalle Chiese orientali come contraria al concilio di Calcedonia (451), che aveva vietato ogni aggiunta ai Simboli ufficiali della fede. Ma la teologia scolastica la giustificò affermando la verità della dottrina soggiacente, già insegnata da Agostino: lo Spirito non procede solo «dal Padre», ma «dal Padre e dal Figlio», o anche, secondo una formula dei padri cappadoci, «dal Padre attraverso il Figlio». Ma, a parte la questione della liceità della modifica della regola della fede, la doppia processione viene intesa dalla Chiesa latina allo stesso modo di
Agostino: lo Spirito procede «dal Padre e dai Figlio come da un unico principio». Al contrario, l'
ortodossia professa la processione «dal Padre attraverso il Figlio» e critica l'eccessivo razionalismo dell'affermazione del Filioque. Ma molti teologi ortodossi vanno oltre e sostengono la pneumatologia del patriarca Fozio (810 ca.-893 ca.): lo Spirito «procede unicamente dal Padre». Nel XVI secolo, la Riforma è rimasta fedele alla teologia latina riguardo alla processione dello Spirito Santo. Ma le Chiese protestanti, poco propense alla speculazione su tale materia, insistono soprattutto sul ruolo dello Spirito nella vita cristiana. E’ lui a ispirare la fede e, come diceva
Calvino, ad accreditare il messaggio delle Scritture mediante una «testimonianza interiore» nel cuore dei credenti.
La «processione» dello Spirito Santo resta al centro delle discussioni fra ortodossi e cattolici. Nel settembre del 1995, il Pontificio consiglio per l'unità dei cristiani ha pubblicato un «chiarimento sul Filioque». Esso afferma che la posizione orientale e quella occidentale non sono veramente contraddittorie, dato che il termine greco 'ekporeusis' e il termine latino 'processio' non significano esattamente la stessa cosa, pur essendo spesso resi con lo stesso termine: «processione». La questione resta aperta.