L'
etica cristiana non si è mai limitata a trattare temi generali quali la legge, la coscienza o le "fonti della moralità", ma si è sempre occupata anche di temi e problemi concreti, anzi in special modo di essi. Fin dagli inizi ha riflettuto su singole questioni morali. Le riflessioni etiche della
Chiesa primitiva riguardarono ciò che di volta in volta bisognava fare o evitare: come devono comportarsi i cristiani riguardo al culto dell'imperatore? quale atteggiamento devono assumere verso gli spettacoli teatrali e i bagni pubblici? in caso di persecuzione devono rimanere o fuggire? Interrogativi simili li troviamo già in
Paolo e venivano risolti secondo i suoi stessi criteri: alla luce della Bibbia, secondo consuetudine morale e direttamente in ordine all'agire pratico e concreto. La riflessione sui fondamenti della morale e sui temi generali fece la sua comparsa in un secondo tempo. Quella che oggi definiamo
teologia morale generale, e che nelle trattazioni manualistiche occupa sempre il primo posto, storicamente è apparsa dopo. La teologia morale speciale, che storicamente fu la prima, andrebbe forse meglio detta "teologia morale concreta". Ma qui conserviamo la denominazione tradizionale. La morale concreta non soltanto costituì l'aspetto più antico dell'etica cristiana, ma per molti secoli ne fu il quasi unico contenuto. Soprattutto dopo la fine della teologia patristica, il panorama della morale era rappresentato in grande prevalenza dalle soluzioni casistiche dei libri penitenziali e dei sinodi ecclesiali particolari. Non mancavano certo le riflessioni di principio, ma erano estremamente rare. Altrettanto vale per le 'somme penitenziali" verso la fine del tardo medioevo, anche se vi compaiono già parti che si occupano più ampiamente di temi etici di fondo, (lo si riscontra in particolare nella teologia speculativa della scolastica: ad esempio, la I-II della Summa Theologiae di
Tommaso d'Aquino può essere già considerata una "teologia morale generale", chiaramente distinta dalla tematica concreta della II-II, anche se questa conserva una maggiore ampiezza riguardo ai contenuti). Ancora più risalto ottennero le questioni pratiche nel secolo XVI, quando l'etica cristiana divenne un ramo autonomo della "teologia morale", fino a configurarsi in una disciplina talmente interessata al "concreto" e al "pratico", da essere spesso denominata anche con questi termini. Si giunse a parlare semplicemente di Casi di coscienza (Casus conscientiae), espressione ancora ricorrente nel secolo XVII. L'iniziale caratterizzazione della teologia morale come "casistica" perdurò lungo i secoli, sopravvivendo in ambito cattolico per gran parte del Novecento.
La prevalente metodologia casistica giunse a provocare un acuto senso di disagio e numerose critiche. Furono gli autori protestanti i primi a prenderne le distanze; ma anche alcuni teologi cattolici (perlomeno nell'orizzonte da Aufklärung tedesca) cercarono di liberarsi del peso preponderante della morale casistica. Un secondo tentativo di ridimensionamento di tale aspetto si avviò agli inizi del XX secolo, concretizzandosi dapprima nello schema tipicamente biblico della dottrina morale cristiana di Fritz Tillmann. La casistica tradizionale venne ampiamente sopraffatta da un modo tutto nuovo di trattare le questioni e le tematiche della morale. Infine, in maniera ancor più decisiva, ci si allontanò dall'antico sulla scia del concilio Vaticano II. Soprattutto l'accentuazione della libertà di coscienza fece apparire definitivamente obsoleta la metodologia casistica, che pretendeva di spiegare e definire ogni cosa nei minimi dettagli. Di fronte alla rivalutata autonomia della persona - la "maggiore età" del cristiano - una teologia morale di quel tipo non era più ammissibile.
Si aggiunga l'urgenza di un recupero di riflessione sui fondamenti della morale: sull'autorità della coscienza, sulla fondazione delle norme, sulla struttura dell'agire umano, sulla possibilità della colpa morale. I temi della morale generale richiesero una tale attenzione che ben poco tempo e scarse energie potevano ancora riservarsi al quadro delle questioni morali concrete. Ovviamente si continuò a studiare singoli temi - tutela della vita ed etica medica, morale sessuale, doveri in tema di guerra e di pace -, ma quasi mai, dopo il Concilio, si pretese di conglobare tutte queste problematiche o addirittura di proporre una trattazione complessiva di quella che per secoli era stata definita come "teologia morale speciale". Soltanto nell'ultimo decennio del Novecento si sono venute riproponendo, con notevole frequenza, trattazioni globali dei vari argomenti.
In linea di massima, l'eclisse della vecchia casistica e il rafforzamento della riflessione sui principi vanno salutati con favore: la "teologia morale" ha ampiamente guadagnato in serietà, anche se bisogna riconoscere che in questo modo essa è divenuta alquanto astratta, perdendo sensibilmente in concretezza e realismo.