II termine greco parabole indica nei
vangeli sinottici tutte le forme di linguaggio figurato usate da
Gesù: un proverbio (Lc 4,23), un'immagine (Lc 6,39), un racconto edificante... Nella versione della
Bibbia dei Settanta, il termine rende l'ebraico mashal, che indica ogni discorso figurato, spesso enigmatico. Può essere tradotto con «detto, proverbio, adagio». II
Vangelo di Giovanni usa il termine paronimia, che si riferisce a un discorso enigmatico, reso con «parabola» in molte traduzioni (Gv 10,6). Questa forma di discorso era popolare nel giudaismo del tempo. Nelle sue parabole Gesù presenta Dio come essenzialmente buono e benevolo. Esse hanno una dimensione
escatologica quando parlano del regno di Dio. Alcuni interpreti hanno considerato le parabole delle allegorie nelle quali ogni elemento ha un preciso significato che l'ascoltatore deve scoprire. Quest'approccio può basarsi sulla spiegazione della parabola del seminatore offerta in Mc 4,1-9: la strada, i sassi, le spine, la terra buona indicano diverse reazioni di fronte alia parola di Dio. Contrariamente al genere
apocalittico, le cui allegorie hanno in genere scarse relazioni con la natura, le parabole dei vangeli contengono comparazioni con realtà o fatti ben noti, che permettono di comprendere, per analogia, ciò che Cristo vuole insegnare. Sulla scia di
Agostino e soprattutto di
Gregorio Magno, gli autori monastici del medioevo latino, come del resto i rabbi di tutti i tempi, usavano l'allegoria in un modo che oggi può sembrare sconcertante. Una parabola costituisce un racconto completo la cui trama interpella l'ascoltatore. Così, la semina si riferisce alla diffusione e alla crescita del regno di Dio. Quando Gesù dice: «Siate prudenti come i serpenti» (Mt 10,16), usa la comparazione come procedimento retorico. Ma l'espressione «Non gettate le perle ai porci» (Mt 7,6) e piuttosto una metafora, una figura del linguaggio che usa anche immagini concrete che rinviano ad altre realtà, senza alcuna comparazione formale. Gesù risponde ad una domanda raccontando la storia del buon samaritano e lasciando che i suoi ascoltatori traggano da soli la conclusione (Lc 10,29-37). Molti
esegeti usano le ricerche degli
psicologi sul linguaggio indiretto che trasforma il sistema dei valori dell’interlocutore puntando a far cambiare il suo modo di vedere le cose. Se ne possono distinguere due tipi: quelle che attirano l’attenzione su un dato evidente per cambiare la comprensione della realtà (il granello di senape che produce una grande pianta: Mc 4,30-32) e quelle il cui scenario insolito invita a riflessioni inaspettate (gli operai che ricevono tutti la stessa paga: Mt 20,1-16).