LETTERE DI SAN PAOLO
Per incontrare
San Paolo bisogna aprirsi all'universalità: egli appartiene a tre mondi e a tre culture, ebraica, greca e romana. Egli emerge da ciascuna di esse con il vigore della sua individidualità, e trova un punto di riferimento soltanto nella Persona di Cristo, al quale si rapporta con tutto il suo essere.
L'epistolario paolino contiene 14 lettere. Di alcune di esse, la critica, soprattutto quella non cattolica, contesta l'autenticità e l'origine, senza tuttavia portare argomenti perentori e risolutivi. La questione del Corpus delle lettere paoline, in estrema sintesi, si pone oggi in questi termini: sono attribuite unanimemente a Paolo le due
lettere ai Corinzi, quelle ai
Romani e ai
Galati, la
lettera ai Filippesi, la
prima ai Tessalonicesi, la
lettera a Filemone. Vi sono obiezioni per la seconda ai Tessalonicesi, per quelle ai
Colossesi e agli
Efesini, e per le ultime lettere della prigionia (prima e seconda a
Timoteo e
lettera a Tito), ma è difficile, se non impossibile, separare questi scritti dalla persona di Paolo: tutti riconoscono che in qualche modo provengono da lui. Non conoscendo con precisione le circostanze nelle quali si decideva e si effettuava l'invio di una lettera ad una comunità, di quali collaboratori e amanuensi l'Apostolo si servisse, non è possibile dire di più. Diverso è il caso della
Lettera agli Ebrei (giudeo-cristiani, in realtà), della quale già si discuteva nel secondo secolo d.C.: oggi i pareri si dividono nell'attribuirla a Barnaba (Prat) o ad Apollo (Spicq), ma nessuno osa recidere il filo che la connette a San Paolo, il quale ispirò senza dubbio l'Autore e gli comunicò il suo pensiero sull'argomento trattato. Essa appare come un breve ma autentico trattato teologico sul senso e l’origine della fede cristiana. Presenta l’opera di
Gesù ricorrendo soprattutto alla figura del 'sommo sacerdote' - fedele a Dio, credibile e solidale con gli uomini -, nella prospettiva tipicamente cristiana del “già” e del “non ancora”.
Il compimento in Cristo del sacrificio unico, perfetto e irripetibile, è la cifra utilizzata nella Lettera agli Ebrei per esprimere la condizione di vita della comunità credente tesa tra i due poli, contrapposti e ineliminabili, dell'eterno-definitivo e del temporale-provvisorio.
LETTERE CATTOLICHE
Si indica con questo nome il gruppo si sette lettere non paoline, e precisamente: la
lettera di San Giacomo, due
lettere di San Pietro, tre di
San Giovanni e una di
San Giuda. Ebbero fin dal secondo secolo il titolo di cattoliche, perché non sono indirizzate a una Chiesa in particolare, ma alla Chiesa in generale, alla cattolicità intera.
Mentre le lettere di San Paolo hanno un aspetto marcatamente dottrinale, queste hanno un centro di interesse morale, e, sebbene combattano con vigore gli errori già pullulanti, insistono più che altro sulla necessità delle opere buone, sulla fuga del peccato e la pratica delle virtù.
La lettera di Giacomo è un breve scritto assai vicino ai testi sapienziali dell'
Antico Testamento, che richiama a tutti i credenti il dovere di praticare la religione, di unire le opere alla fede.
Le lettere di Pietro sono scritti potenti, per densità e sobrietà: la prima di esse è indirizzata a quei credenti che hanno dovuto passare o stanno passando attraverso il fuoco della prova; l'altra è una esortazione alla pratica delle virtù che permettono all'uomo di andare incontro alla morte senza timore, nella certezza della misericordia.
Le lettere di Giovanni sono tre: la prima sembra scritta come prefazione del quarto vangelo e ne è il compedio; la seconda è destinata ad una eletta Signora, che altri non è che la Chiesa, e ai suoi figli; la terza ha per scopo di elogiare Gaio (cristiano ricco e zelante) per l'ospitalità concessa agli operai evangelici, metterlo in guardia contro un certo Diòtrefe e raccomandargli un certo Demetrio.
La lettera di Giuda, che non è il Giuda dei dodici, è una requisitoria che rassomiglia alla seconda lettera di San Pietro, contro quei cristiani i quali si comportavano male, ritardando così la vittoria della fede.