Ascoltare, rispondere, vivere
-ATTI DEL CONGRESSO "LA SACRA SCRITTURA NELLA VITA E NELLA MISSIONE DELLA CHIESA"
[Libro in brossura]EAN 9788862401234
Un’Esortazione apostolica ha la sua autorevolezza istituzionale. Se poi ha origine da un Sinodo, c’è da considerarla come un’autorevolezza più cattolica. Se poi è composta e sottoscritta dal Papa, e da Benedetto XVI, la sua autorevolezza è garantita. Ma l’autorevolezza più autentica e fontale è certamente il suo titolo e quindi la sua tematica: Verbum Domini.
Questo Congresso internazionale, organizzato dalla Federazione biblica cattolica, di cui la pubblicazione onora gli Atti, è «celebrato» sul tema (mimato e non equivalente al titolo Verbum Domini dell’Esortazione): La sacra Scrittura nella vita e nella missione della Chiesa».
Detto questo dovremmo subito correre a leggere il testo della Verbum Domini. Chi lo ha fatto finora? È un testo che circola nelle comunità parrocchiali? Non è forse un testo la Scrittura sacra che esige l’ascoltare, il rispondere e il vivere nella Chiesa quel Verbum Domini che non è solo scrittura ma anche corpo e sangue del Figlio di Dio? Cioè un’Esortazione pluriautorevole innesca altri scritti, altre parole… ma quell’Esortazione non dovrebbe innescare progetti, strategie, attività per la ricerca di una pragmatica efficace che orienti all’ascolto e alla risposta vivente e vissuta della parola di Dio? Rispondendo a quelle domande che in quarta di copertina «invogliano» a consultare/acquistare la pubblicazione di questi Atti? I relatori (di cui due testimoni, l’attrice P. Pitagora e l’ex magistrato G. Colombo) per la loro identità ecclesiale sono 9 laici e 11 sacerdoti. Un’illazione (impertinente nel farla, ma dimostrabile): queste relazioni, datate dicembre 2010, subito a ridosso della pubblicazione (novembre 2010) possono (o potrebbero) autorevolmente o meno sussistere anche senza la Verbum Domini? Pubblicate nel 2009, o ancora prima, queste relazioni avrebbero/ hanno una loro ragion d’essere? Perché appare (o forse lo è veramente) una pubblicazione contigua all’Esortazione, ma che non la valorizza.
Ci si aspetterebbe non solo e ancora studi sulla Bibbia a prescindere dall’evocata ignoranza della Bibbia da parte della gente (e non solo del popolo di Dio), ma anche «la produzione di strumenti educativi che la rendono accessibile ai vari livelli; la cooperazione tra studi biblici e pastorale biblica; le iniziative di pastorale biblica e lo scambio di esperienze; il dialogo interconfessionale basato sulle Scritture, ecc», in quanto «organizzazione internazionale a servizio dell’apostolato biblico secondo le direttive del Concilio Vaticano II (cf. Dei Verbum, n. 22)» (dal sito dell’Associazione biblica italiana). Forse a queste finalità ottempera la IV parte (Per una pastorale ecclesiale veramente [!] biblica: dall’Esortazione apostolica Verbum Domini al futuro della Chiesa e della società), ma sono considerazioni in relazione alla Federazione biblica cattolica (A.M. Schweitzer), alle Società bibliche (A. Miller Milloy) e a generiche parole (Bibbia e nuovo umanesimo, di V. Paglia) e, infine, a semplicistiche e «augurative» considerazioni (La lettura biblica dalla Chiesa alla società, dalla società alla Chiesa. Da «Verbum Domini» verso il futuro, di E. Borghi): non certo intenzionali «itinerari comuni di lettura e approfondimento delle Scritture a livello scientifico-accademico o divulgativoesistenziale » come «sottolineato dalla Verbum Domini e in buona parte dalla Chiese cristiane» (p. 208).
Il Congresso e gli Atti sono articolati in quattro classiche sezioni accademiche: I. Bibbia, tradizione, ermeneutiche (pp. 17-87); II. Il testo biblico nella storia e nella vita di tutti (pp. 91-155); III. Bibbia, società, cultura (pp.159- 185); IV. Per una pastorale ecclesiale veramente biblica: dall’Esortazione apostolica Verbum Domini al futuro della Chiesa e della società (pp. 189-221). Se è sufficiente e anche un dovere segnalare l’avvenuto Congresso e la pubblicazione di questi suoi Atti, non è necessario soffermarsi sulle relazioni dei loro pur autorevoli relatori. Ci vuole altro, oggi, qui tra di noi che permetta l’«ascoltare», faciliti il «rispondere» e condivida il «vivere» alla luce della sacra Scrittura testimoniata nella vita e nella missione della Chiesa tra la gente in questo nostro reale e quotidiano esistere di donne e uomini che con difficoltà ascoltano, che spesso rispondono con le risposte confezionate e conformi, o non rispondono e vivono come possono e spesso senza possibilità dignitose di vivere, testimoniando il mutismo della Scrittura, le sue non risposte attualizzate e l’annuncio di una vita sperata, ma non sempre condivisa dalla testimonianza dei cristiani, figli generati e redenti dalla parola di Dio crocifissa e risorta.
Opportunamente nel suo intervento l’ex magistrato G. Colombo confessa: «In contatto quotidiano con studenti di tutte le età (ne vedo circa 50 mila all’anno) e credo di conoscere le loro relazioni con i dubbi e le certezze» (p. 183). E contemporaneamente richiede: «Dal mio punto di vista è necessario, per poter trasmettere il messaggio della Bibbia nella cultura di oggi, tener conto di alcuni elementi essenziali quanto al metodo della comunicazione. Non credo si possa trasmettere nulla se non coinvolgendo i destinatari del messaggio. Essi non possono rimanere semplici ascoltatori passivi [ascoltare era un verbo del Congresso]: quanto più saranno protagonisti della relazione, tanto più saranno disponibili a ricevere. Per essere protagonisti possono soltanto ascoltare, la relazione deve essere fortemente dialogica [rispondere era il secondo verbo del Congresso] Per realizzare questa condizione, credo che il messaggio della Bibbia non dovrebbe identificarsi con il “trasferire ad altri le proprie conoscenze”, quanto con il rendere possibile ad altri un contatto con una Parola e il cammino conseguente, cammino in cui possiamo essere aiutati ma nel quale nessuno ci può sostituire» (p. 185). E tutto questo vale anche per la liturgia.
Tratto da "Rivista Liturgica" n. 4/2012
(http://www.rivistaliturgica.it)
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