La speranza non delude
-Santina, una scintilla di luce sull'esperienza drammatica dell'esistenza
(Libroteca Paoline) [Con sovraccoperta stampata]EAN 9788831534888
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Luigi Ginami il 20 novembre 2008 alle 11:55 ha scritto:
Ecco i primi commenti in seguito alle presentazioni di Roma (6 Novembre 2008) e Azzano San Paolo (15 Novembre 2008)
d gg
STO LEGGENDO AVIDAMENTE IL LIBRO
Carissimo ciao, sto leggendo avidamente il Tuo libro. Devo veramente complimentarmi con Te….la prima edizione era un inizio , adesso il tuo lavoro si è molto perfezionato ed è diventato un libro vero… e che libro! La ricerca che ti guida si muove con infinita delicatezza e profondità nei più svariati angoli dei sentimenti umani : gioia, ansia , dolore, aspettativa , sollievo , rimpianto, paura , serenità. Descrivi e circostanzi ognuno di questi aspetti e li fai vivere anche ai lettori. Impossibile , ad esempio , non commuoversi al racconto dell’arresto cardiaco dopo la illusoria serenità dell’intervento riuscito, del tuo dolore , delle lacrime , della S.Messa come indispensabile appiglio e sollievo nell’angoscia così totale. Ma è anche molto coinvolgente la descrizione quando parli degli amici : com’è tristemente attuale questo modo di girarti le spalle quando il vento cambia , quando , per un qualunque motivo , magari non sei più così ”social” , ma semplicemente un uomo smarrito e spaventato che ha bisogno di conforto e aiuto. Allora puoi ben pesare il valore delle persone e , questo , è un risvolto positivo del dolore ; oltre alla incontrovertibile capacità di farti crescere e maturare. Salviamo il dolore , la “massima” delle scuole, ma non perdiamo la speranza. Messaggio bellissimo che si concretizza attraverso la figura della tua Mamma e della Vostra storia . Messaggio mai ripetuto a sufficienza e chiave di volta della vita che ci insegna a cogliere gli aspetti meno negativi di ogni evento, anche tragico, e a non” di-sperare”, mai. E spesso capita , come aTe, di trovare nuovi amici che si fanno in quattro proprio laddove tu non te lo saresti mai aspettato. Non a caso ho detto “nuovi” , perchè forse anche noi siamo delle persone nuove, dopo aver testato il dolore vero, e quindi più inclini verso altri che non verso i soliti amici, quelli dei momenti di successo e fulgore. Di quando cioè non eravamo stati provati dai durissimi colpi di scure della vita. Pensaci, forse anche questa può essere una chiave di lettura per essere meno feriti da certi atteggiamenti. Ma il Tuo scritto è anche” scientifico”, pur essendo di sentimenti, e, nel rigore delle catalogazioni (es.: quante volte ricorrono le parole e quali ), mi pare di cogliere l’uomo di Fede che umilmente la accantona e vuol parlare a tutti e non “solo” un figlio che ama la propria madre , ma un uomo, come altri: medici, infermieriecc, che sono conquistati dalla contagiosa Fede e dal coraggio di Santina e che, quindi, espone con pacata e reale oggettività i vari eventi. E li circostanzia con analisi scientifiche, linguistiche, documentali. Scusa, don Gigi, se ho usato questo tono un po’… come dire letterarario , che poi non mi piace neanche tanto, ma lo sento così , il tuo libro , come letteratura vera. E scusa anche per il commento prolisso… mi veniva anche un discorso sulla Fede, ma preferisco davvero finirlo, il libro, prima di adentrarmi in un terreno così Grande e Importante , se mai avrò l’ardire di farlo e se avrai la bontà di dedicarmi qualche minuto. Per ora : pericolo scampato! Un grande abbraccio e un bacio : la gioia del Signore è la nostra forza. Grazie corinna
I. LA SOFFERENZA COME SALE DA CUCINA
La sera del 15/11/08, presso la sala di Casa Emmaus le sorelle del monastero del S. Rosario hanno ospitato Don Luigi Ginami che, con l’aiuto di medici e Psicologi, ha presentato l’ultima edizione, ampliata, del suo libro : “La speranza non delude”. Il libro narra la vicenda della madre SANTINA che, negli ultimi 4 anni, ha affrontato e superato difficili e gravi problemi di salute, sempre assistita ed affiancata dai figli e sempre contraccambiando, pur nelle oggettive difficoltà conseguenti alle malattie, le attenzioni che riceveva , fino a diventare Lei, povera , malata ed indifesa, spesso in lotta tra la vita e la morte, una sorgente di fede e di grazia per i figli stessi, avendo la fortuna di DONARE per loro continuamente la sua vita; ed il pensiero non poteva non correre a quanti , anche più giovani di Lei, anche più vicini a noi, sono stati, invece, chiamati a donare la propria morte. Il libro descrive, con ricchezza di particolari, come la fede abbia aiutato madre e figlio in queste difficili vicende, e mostra come questa donna abbia saputo vivere le proprie sofferenze trovando sempre in esse la forza , l’energia, l’amore, che costantemente riusciva a donare ai figli, ed è bello vedere come Don Luigi non abbia tenuto gelosamente per se questo dono, ma lo abbia messo in un libro, oggi tradotto in inglese ed in arabo, a disposizione di tutti i lettori, scoprendo così le dimensioni reali di un dono tanto grande da arricchire milioni di persone. La serata è stata di spunto per una riflessione, guidata dalla dott.sa Mariavittoria Lagrotta, del reparto di terapia intensiva dell’Ospedale di Bergamo dove mamma Santina è stata a lungo ricoverata, sul valore e sul significato della SOFFERENZA e delle PROVA. Anch’io, come medico di Famiglia, mi sono trovato spesso a contatto con ammalati sofferenti e con i loro familiari che chiedevano una ragione e l’impressione personale che è nata dal tentativo di comprendere la sofferenza alla luce del messaggio evangelico è che essa possa essere capita ed accettata ricorrendo ad un doppio paragone : In primo luogo la sofferenza come il sale da cucina: capita a tutti di andare a comprare un chilo di sale e di portarcelo a casa, ma nessuno lo potrebbe mangiare così com’è , per fortuna in cucina, come nella vita di tutti noi c’è un’infinità di altri ingredienti che permettono di preparare cibi appetitosi e di vivere momenti di gioia e di grazia, pur con la presenza costante, nella composizione, di un po’ di sale, un po’ di sofferenza appunto che nella vita di tutti noi diventa una costante inevitabile. In secondo luogo un paragone più vicino ai nostri tempi ed alla nostra società cosi dedita al consumismo: vedo la Sofferenza come una moneta per pagare: il prezzo non è certo la caratteristica più gradita di ogni cosa che facciamo nostra, ma è una costante che in qualche modo dobbiamo soddisfare. Questo paragone apre anche la strada al concetto del DONO: il dono che riceviamo e che è stato pagato da qualcun altro, oppure il prezzo che paghiamo di tasca nostra per qualche cosa che saremo noi a donare al nostro prossimo. Mamma Santina ne ha passate di sofferenze, serenamente, pagando il prezzo ed arricchendosi spiritualmente a tal punto da avere, oggi, qualcosa da donare per ciascuno di noi. Questo stesso concetto, se pur semplicistico, riporta alla passione e morte di nostro Signore Gesù Cristo, che con le Sue sofferenze ha “ pagato “ per i peccati del mondo. In conclusione di serata don Luigi manifestava la sua preoccupazione per il giorno in cui il Signore deciderà di “ togliergli” la presenza della madre ed ancora mi sento di esprimere il mio parere personale che scaturisce dalla vicinanza quotidiana con chi piange la morte di un congiunto e dal tentativo di leggere anche questi eventi in chiave Cristiana: Mamma Santina sino ad oggi ha donato la sua vita, il suo vivere, ai propri figli e, attraverso essi, a tutti noi, il giorno in cui sarà chiamata a donare anche la sua Morte, e solo allora, i figli diventeranno ancora più ricchi, perché solo allora saranno titolari dell’immenso bagaglio di affetti, insegnamenti ed esempi che costituiranno l’eredità della loro mamma. Don Luigi e chi, come lui ha visto il volto di Cristo in quello di mamma Santina continuerà a vederlo, in ogni prossimo che sarà vicino a noi bisognoso di essere vestito, curato, nutrito, ospitato, in ogni prossimo che saprà donarci la grazia e lo spirito della vita, con un corpo diverso certo, ma con lo stesso volto. Un grazie di cuore alle Monache che hanno promosso questa serata, a don Luigi che ha condiviso in un libro la grazia ricevuta tramite sua madre e soprattutto a mamma Santina che ha saputo essere uno strumento docile e sereno dell’amore che Dio padre ha per tutti noi. Marcello Odorizzi
II. I SANTI NON SONO PERSONE STRAORDINARIE MA RENDONO STRAORDINARIO OGNI COSA CHE FANNO!!
Ho letto.. che i santi non sono persone straordinarie ma rendono straordinario ogni cosa che fanno!! Santina e’ una di queste persone..e ..credo che un po’ tutta la sua vita sia stata un calvario! Da giovane costretta a lasciare la famiglia per lavorare in citta’..poi la morte del marito..della mamma.. Ha dovuto affrontare dure prove..con due piccoli da crescere..ma sempre senza lamentarsi.. Con grande coraggio..e’andata avanti accettando la volonta’ del Signore come ogni cristiano dovrebbe fare..!! Dio ha scelto per ognuno di noi cio’ che e’ bene..per renderci simili a Lui. Le prove le manda proprio ai suoi eletti..perche’ partecipino alla sua opera di redenzione.. Gesu’ stesso al Getsemani sudando sangue ha accettato la volonta’ del Padre sapendo che era per la nostra salvezza.. durante la salita al calvario..e’ caduto per ben tre volte..ma il Signore gli mandato il Cireneo ad aiutarlo!! Anche Santina accettando con pazienza la sua sofferenza .. ha provocato intorno a lei un oceano di Amore..facendoci riflettere sul senso della sofferenza…tu stesso caro gg dici che la tua fede si ‘e’ rafforzata.. lei ti ha insegnato il grande valore della vita donata agli altri.. Santina ha trasformato il suo dolore in carita’ per gli altri..elargendo il sorriso di Dio .. continua ad infondere il coraggio di vivere..nonostante le difficolta’…!! Con dolce autorevolezza ci ricorda l’importanza della preghiera..il dialogo aperto con il Signore..l’affidamento completo a Lui che a tutto provvede..perche’ mai dobbiamo abbandonare la speranza che un giorno risorgeremo per vivere la vera vita accanto a Lui… un abbraccio, lucia
Caro Don Gigi ricevere i tuoi messaggi mi riempie sempre di gioia. Mi dispiace comunicarti che non sarà possibile per noi essere a Bergamo per la presentazione del tuo libro anche se saremmo stati volentieri con voi ancora una volta e magari, questa volta, sarei riuscita ad abbracciare Mamma Santina. Fallo tu per me con quel rispettoso affetto che vi rende particolarmente meravigliosi. Ho letto l’articolo che mi hai inviato ( è un articolo intenso e significativo), il mio pensiero si è fermato immaturo d’avanti alla parola “ speranza” soprattutto riguardo ad una situazione così difficile come quella Eluana Englaro. Se invece rifletto sulle Parole di S. Paolo che riguardano “la speranza” sento quasi un sollievo che riempie di significato la mia vita di tutti i giorni, mette a tacere i tanti perché sull’esistenza e sento ritornare la forza per recuperare la gioia ( e spero duri per un po’!) La speranza prende vita e significato nella tua esperienza del dolore, nel sorriso di Mamma Santina, nel tuo volto che si illumina quando cerchi l’intesa negli occhi di tua madre come se volessi mantenere viva quella “speranza” quieta e silenziosa. E diviene un dono prezioso quando trasmetti con forza questo tuo vissuto senza risparmiarti mettendo a nudo i tuoi sentimenti, le tue paure e la tua gioia. Per me non è semplice difendere tutto questo da pensieri e dubbi anche se prende forza sempre di più dentro di me e cerca di riconoscere il suo posto nella mia vita e nella mia fede. E con dispiacere che interrompo questa riflessione ( ho un appuntamento con due meravigliosi bambini)e sinceramente non so nemmeno se era questo che desideravi avere come mio pensiero e se ti sarà utile. Sono convinta invece che a me fa bene esprimerti i miei pensieri e con la “speranza” di non annoiarti mi auguro di averne ancora l’occasione. Un affettuoso abbraccio. Rita L.
Santina carissima, finalmente! Finalmente, questa sera, abbiamo avuto la gioia di conoscerti! Quanto tempo abbiamo atteso questo momento! A dire il vero, anche se non ancora di persona, ti conoscevamo già e già sapevamo tante cose di te. E sai come? Grazie al “tuo” don Gigi. Come forse saprai, lo abbiamo conosciuto lo scorso anno, in occasione di un pellegrinaggio in Terra Santa, dove è stato la nostra guida spirituale. Siamo un gruppo di amici, molti dei quali bancari che, appunto, lo scorso anno, decise di organizzare un pellegrinaggio nei Luoghi Santi. Il successo di quell’iniziativa ci ha talmente entusiasmato e coinvolto spiritualmente che – insieme ad altri amici, che nel frattempo si sono aggiunti – abbiamo chiesto a don Gigi di ripeterla con una nuova esperienza. Quest’anno abbiamo ripercorso l’itinerario “sulle tracce dell’Esodo”. E sai con chi abbiamo fatto il viaggio? Con Gesù Eucaristia. Un Compagno che è rimasto con noi lungo tutto il percorso. Al nostro fianco, sempre. Al quale abbiamo aperto i nostri cuori. Al quale abbiamo confidato le nostre ansie, le nostre paure. Nel quale abbiamo riposto le nostre speranze (perché, come tu ben sai: “la speranza, l’autentica speranza, quella cristiana, davvero non delude”!). Ed al quale, al termine del viaggio, con la stessa invocazione dei Discepoli di Emmaus, abbiamo chiesto: “resta con noi Signore, perché si fa sera”. E Lui, rassicurante, è rimasto con noi. Poco fa, nel corso della Messa, lo abbiamo incontrato di nuovo, lo abbiamo adorato, ci siamo cibati del suo corpo. Grazie alla sua compagnia durante il viaggio, abbiamo riscoperto tanti e tanti nuovi momenti per restare ancora con Lui, perché la sera non giunga mai. In quel primo pellegrinaggio in Terra Santa, nei diversi incontri che poi si sono succeduti e nell’ultimo pellegrinaggio “sulle tracce dell’Esodo”, il “tuo” don Gigi ci ha tanto parlato di te. Sappiamo che quotidianamente – anche se lontani (grazie alle moderne tecnologie) – recitate insieme le preghiere. Sappiamo dei vostri viaggi. E che viaggi! Sappiamo – solo per citare gli ultimi – che siete stati a Lourdes, dove insieme avete meditato le Stazioni della Via Crucis. Sappiamo che siete stati a Czsestchowa, a venerare la Vergine nel Santuario di Jasna Gora. Grazie alla frequentazione con don Gigi, abbiamo anche avuto modo di apprendere di quella tua lunga sofferenza costituita da ben 109 giorni di terapia intensiva tra la vita e la morte. Un “calvario” che conosciamo in ogni suo momento e che, anche dalla lettura del precedente libro: “Roccia del mio cuore è Dio”, abbiamo potuto approfondire e meglio partecipare. Questa sera abbiamo assistito alla presentazione del nuovo libro del “tuo” don Gigi, , “La speranza non delude”, ansiosi di poter ancora una volta leggere di te. Vi leggeremo, è vero, pagine piene di angoscia e di trepidazione, ma vi ritroveremo, siamo certi, tante nuove pagine ricche d’amore. Amore di un figlio verso la mamma e amore di una mamma verso il figlio. Nel libro, a chiusura di uno dei paragrafi dedicati al tuo ultimo pellegrinaggio in Terra Santa, è riportato un bellissimo passo dell’Enciclica “Spe salvi” di papa Benedetto XVI dove, a nostro modo di vedere, è racchiusa e trova senso tutta la tua lunga sofferenza: “Non è lo scansare la sofferenza, la fuga davanti al dolore, - scrive il papa – che guarisce l’uomo, ma la capacità di accettare la tribolazione e in essa di maturare, di trovare senso mediante l’unione con Cristo, che ha sofferto con infinito amore”. (Spe salvi, 34) A conclusione di questa nostra lettera, certi che ti unirai a noi, vorremmo ringraziare il Signore di averci fatto incontrare il “tuo” don Gigi, il …“nostro” (ci consenti di chiamarlo così?) don Gigi, preziosa ed insostituibile guida spirituale di tutto il nostro gruppo. Da tutti noi, ricevi, Santina carissima, un forte ed affettuoso abbraccio e un bacione grosso, grosso. Gli amici di don Gigi e, quindi, anche i tuoi amici
Il volume che presentiamo oggi è la 5à edizione, completamente rinnovata, dell’opera uscita per la prima volta col titolo “Roccia del mio cuore è Dio” alla fine del 2005 e replicata poi nel luglio 2006 e nell’aprile 2007 e tradotta in inglese nel dicembre 2007, in versione via via sempre più estesa e ricca (dalle 142 pagine della prima alle circa 400 dell’attuale).Il titolo “La speranza non delude” è stato scelto e voluto da mamma Santina il 12 marzo 2008 e, come scrive don Gigi, è la regola di vita applicata alla dolorosa vicenda di sofferenza vissuta dalla mamma.È, in sintesi, il diario del periodo trascorso da don Gigi al fianco di sua madre durante la malattia, l’intervento chirurgico al cuore, la terapia intensiva, la convalescenza ed i numerosi pellegrinaggi. (rif. pag. 31)Il libro, specie in quest’ultima edizione, è però anche e soprattutto il frutto del desiderio di don Gigi di mettere in comunione la terribile e meravigliosa esperienza di condivisione della sofferenza sopportata, con sorprendente serenità cristiana, dalla mamma Santina. (rif. pag. 59).Il centro dell’opera è la Prova che nella presentazione del libro il Cardinal Martini definisce “fatto fondamentale nella vita”, perché “c’è e c’è per tutti, anche per i migliori” e richiede come risposta un atteggiamento di sottomissione, di accettazione e non di domanda. Chè anzi, “nella prova corriamo il rischio della riflessione che è la prova più terribile”.Infatti, talora ci capita di accogliere - anche con sincerità, presi dall’entusiasmo e spinti anche dal sentimento - la prova che ci è richiesta. “Dopo un poco di riflessione, però, si fa strada un tumulto di pensieri e sperimentiamo la difficoltà di accettare ciò a cui abbiamo detto sì… La fatica è di perdurare per una vita in questo sì… La prima accettazione, dunque, che spesso è una grande grazia di Dio, non è ancora rivelativa completamente della gratuità della persona. Occorre sia passata per il lungo vaglio della quotidianità”. (rif. pagg. 11 e 12). Proprio come è riuscita a fare mamma Santina di fronte alla sofferenza e al dolore che le sono stati donati durante tutta la sua esistenza. E qui trovo l’altro aspetto che mi sembra fondamentale in questo libro di don Gigi: il riferimento continuo e la risposta alle “ Contraddizioni ” della nostra fede, al “contrasto” del Gesù che – come scrive don Gigi – dice di essere Dio e nasce in una stalla, parla di vita eterna e muore in croce. (rif. pag. 63) Innanzitutto, proprio il dolore e la sofferenza - umanamente iatture, castighi da rifuggire ed evitare, se non addirittura motivo di maledizione verso Dio - divengono, se uniti all’offerta, addirittura “motivo di gioia per la dolcezza della vicinanza del Crocifisso”, come dice il Card. Zen nella prefazione al libro, con riferimento, seppure non espresso, alle parole di San Paolo (Gal 6,14 e Col 1,24). (rif. pagg. 14 e 15) Dunque, dolore da scegliere e condividere. E don Gigi aveva già scelto, da prima dell’ordinazione sacerdotale, di essere vicino al dolore, come nel servizio pastorale all’Ospedale San Giovanni, ricordato nel libro con l’episodio del 14 febbraio 1985. E poi il 18 luglio 2005 - 20 anni dopo - assistendo all’intervento chirurgico al cuore di sua madre Santina. (rif. pagg. 81-84) Altra contraddizione quella della forza insita nell’apparente debolezza: la frase di San Paolo “Quando sono debole è allora che sono forte” (2Cor 12,10) sembra davvero rivelarsi in mamma Santina, che - da donna fisicamente debole e bisognosa dell’aiuto di tanti - diviene ella stessa aiuto e sostegno che indica a tutti la via da seguire, facendosi esempio e modello di vita. (rif. pag. 357)È lei a sciogliere i dubbi di don Gigi, ad indicargli - con semplicità, ma senza esitazioni - le cose da fare e come essere un bravo sacerdote È lei a dirgli di voler bene più a Gesù che a lei stessa, introducendoci così all’altra “contraddizione” della nostra fede: il primo comandamento (Anokì adonài elòeka, lo jeloukà eloìm, aerìm al fanài: Io sono il Signore Dio tuo, non avrai altro Dio all’infuori di Me) e il quarto (onora il padre e la madre), apparentemente inconciliabili.L’amore dimostrato da don Gigi per mamma Santina - espresso in particolare con la vicinanza, quasi simbiotica, dal sorgere della malattia e rivelato e ripetuto per ben cinque edizioni di quest’opera a lei dedicata - sembra così forte e profondo da non potersi far da parte per dar posto all’amore per Dio.Ma la soluzione che ci viene dal libro e dalla fede è, come al solito, la più semplice: l’amore per Dio non ci chiede di rinunciare a quello per i genitori, ma anzi ci comanda di onorarli, facendo semmai di ciò uno strumento, un mezzo, un viatico per amare Dio in maniera assoluta e radicale.Né potrebbe essere diversamente per don Gigi che il 21 giugno 1986, facendosi sacerdote, ha appunto scelto di mettere Dio al primo posto e per tutta la vita. (rif. pagg. 134-135)E a quell’ordinazione sacerdotale, a quel 21 giugno, lo ha condotto per mano - ce lo conferma lui stesso – proprio mamma Santina che il 26 maggio 1960 aveva chiesto a san Gregorio Barbarigo di avere un figlio, promettendo di donarlo al Signore nel sacerdozio. (rif. pagg.38 e 43) *Ultima “contraddizione” richiamata e risolta dal libro è quella fra la solitudine, l’abbandono, il silenzio, il deserto e invece la condivisione, la dimensione comunitaria della nostra fede.Il sentirsi improvvisamente solo, abbandonato anche da chi riteneva sinceramente amico, è descritto da don Gigi con la profonda amarezza di chi avverte questa sofferenza aggiungersi ad un dolore già forte come quello per la mamma gravemente malata. (rif. pagg. 104-106)Ma il silenzio, il deserto sono il preludio più naturale dell’incontro con Dio e – come scrive don Gigi – la solitudine e l’abbandono da lui sofferti sono stati in realtà “ il nero orizzonte nel quale il Signore ti pone per poter meglio avvertire la bellezza delle splendide persone che Lui ti pone vicino, e che tu non scegli, per vivere questo buio momento” e ritornare quindi (aggiungo io) alla dimensione comunitaria per la quale siamo concepiti e alla quale siamo chiamati.E la solitudine è stata davvero superata se ben duecentododici persone, fra medici, infermieri, ausiliari, fisioterapisti, fisiatri, geriatri, logopedisti, badanti, volontari, amici e parenti, hanno preso parte all’incredibile avventura di mamma Santina! (rif. pag. 366 Se il cuore dell’opera è la prova e la sofferenza, filo conduttore di tutto il percorso è la Speranza che rende positiva la prova e addirittura motivo di gioia il dolore.La Speranza non è però fatalismo né rassegnazione, ma impegno ad agire, innanzitutto con la preghiera. (rif. pag. 87) Mamma Santina ha affrontato così le sue sofferenze, dalla perdita del marito alla più recente malattia, “fidandosi di Dio” e alimentando la Speranza con la preghiera. Quella stessa preghiera, semplice e umile, che - insieme al sorriso - dice essere il segreto della sua serenità. Quella stessa preghiera che costituisce il suo dialogo quotidiano con il figlio. (rif. pagg. 27-30) *Ha iniziato così a vivere una vita nuova e piena, dando alla sua vita, nonostante l’infermità, un senso e un significato addirittura qualitativamente più ricchi di prima. (rif. pagg.28-29,31,92-94,357-359)E il nostro augurio è a lei di continuare nella sua serenità fatta di preghiera e del sorriso che – come scrive il suo don Luigi – ha imparato a catturare da Dio e a offrirlo agli altri. (rif. pag. 87)A don Gigi l’augurio di poter godere ancora a lungo degli insegnamenti e dell’esempio della mamma Santina per continuare a mantenere la promessa di essere un santo sacerdote.Gianfranco Verzaro