"Ogni Natale è un Natale nuovo, è una nuova offerta di amicizia e di condivisione che Dio fa a ciascuno di noi. Da parte nostra, allora, ogni atto di accoglienza e poi ogni atto di giustizia, di perdono, di comprensione e di solidarietà è il coronamento naturale della celebrazione del Natale". Con queste parole il cardinal Martini si rivolgeva ai fedeli e ai molti non credenti che lo ascoltavano per portare a tutti la sua parola di speranza di fede. Capace come pochi di leggere dentro la storia e di toccare le coscienze, Martini ebbe modo di incrociare le strade di molti uomini anche attraverso la riflessione sulla Parola resa pubblica tramite le predicazioni, tra le quali spiccano quelle tenute in occasione delle festività legate alla manifestazione di Cristo, in particolare Natale ed Epifania. Queste meditazioni sono ora offerte ai molti lettori di oggi che continuano a cercare nelle sue parole un nutrimento per la propria ricerca spirituale. Un testo inedito. Le meditazioni di Natale del card. Martini.
INTRODUZIONE
Come vescovo il cardinal Martini si sentiva particolarmente legato all'annuncio dell'Epifania. In quel giorno, infatti, ricorreva l'anniversario della sua ordinazione episcopale o, come amava chiamarlo sant'Ambrogio, il suo dies natalis episcopi, il giorno della sua nascita come vescovo. In altre parole, ricordava l'inizio della sua opera di servizio al Vangelo, di servizio all'unità del genere umano, di dedizione all'annuncio della misericordia di Dio per tutti gli uomini manifestata in Cristo Gesù.
l'allora arcivescovo di Milano aveva ben chiaro che ciascuno vive la sintesi degli eventi che scuotono il mondo a partire dalla comprensione che egli ha di sé
e della propria missione, cosi come del resto san Paolo quando scriveva agli Efesini menzionando il ministero della grazia di Dio «a me affidato a vostro beneficio». Infatti, soltanto a partire dalla comprensione che ciascuno ha di sé e della propria missione è possibile un inserimento non anonimo e non gregario nelle vicende della società.
Il cardinale, in proposito, soleva ricordare una definizione a lui molto cara che papa Giovanni Paolo Il dava dell'episcopato come «sacramento della strada», quel sacramento che porta un uomo a uscire dalla sua privatezza per percorrere le strade di tanti altri uomini e di tante altre donne; un sacramento che esprime la vocazione della Chiesa a incontrare l'uomo dovunque egli si trovi, ad andarlo a cercare, a incrociare le sue strade. Il vescovo è appunto colui che incoraggia e stimola i cammini di coloro che cercano Dio nella notte del mondo. Di qui dunque, a poco a poco, a partire dal dono dell'episcopato e da questa definizione, emergeva nel cardinale la coscienza sia del suo piccolo (come la definiva lui) destino personale, sia del suo incrociarsi con il destino molto più vasto e importante dei fedeli di una comunità diocesana come quella di Milano e delle responsabilità della comunità diocesana di Milano verso (e altre Chiese e comunità d'Europa e del mondo intero.
In qualità di vescovo Martini ebbe modo di incrociare strade di molti altri uomini anche attraverso la riflessione sulla Parola resa pubblica tramite la predicazione, in mezzo alla quale spicca quella tenuta in occasione delle festività legate alla manifestazione di Cristo, ossia in particolare Natale ed Epifania.
Avendo modo di scorrere la copiosa predicazione natalizia del cardinal Martini arcivescovo di Milano i rimane colpiti dalla grande attualità di certe parole, senza dubbio per via della profonda verità di esse e per a non trascurabile capacità profetica dell'autore, ma ancor più certamente a causa del ripetersi della storia emana e del fatto che l'uomo sia sempre lo stesso e abbia dunque sempre il medesimo bisogno: che Dio gli i faccia incontro nella tenerezza.
Paradosso del Natale è che in questa tenerezza di Dio si esprime anche la Sua gloria. Come diceva sant'Ireneo di Lione nella sua opera Adversus haereses (IV, 20, 7): «Gloria Dei vivens homo», la gloria di Dio è l'uomo vivente, e chi più di un neonato inerme rappresenta il puro atto del vivere? La gloria di Dio si è dunque manifestata in Suo Figlio fattosi uomo, fattosi bambino nel Natale.
Ma c'è un altro aspetto incredibile e paradossale di questo misero infante venuto al mondo in una grotta: tutta l'umanità deve farci i conti; di fronte a Gesù nessuno può restare indifferente, ogni uomo e ogni donna deve scegliere se rifiutare o accogliere questo avvenimento sconvolgente e sempre presente.
Ricordiamo, come già ebbe modo di fare in una sua omelia il cardinal Martini, le parole pronunciate da un altro illustre arcivescovo di Milano, il cardinale Montini, poi divenuto Papa con il nome di Paolo VI, il quale nell'Epifania del 1956 proclamava all'assemblea dei fedeli riunita in Duomo: «La venuta di Cristo determina un movimento spirituale nel mondo, movimento che non avrà più fine. A nessuno può mancare l'invito della luce di Cristo, solo che si aprano gli occhi, solo che si muovano i primi passi per avvicinarsi alla luce. Chi desidera, avrà. Chi pensa, capirà. Chi prega, esulterà».
ESTRATTO DEL PRIMO CAPITOLO
ALL'ORIGINE DEL NATALE
La prima festa del cristianesimo antico e anche oggi la festa più grande dell'anno liturgico non è il Natale, bensì la Pasqua, cioè la celebrazione della morte e della resurrezione di Gesù. Però lo studio delle antiche prediche pasquali del II e III secolo mostra che nella Pasqua non veniva celebrata solo la resurrezione, ma l'insieme dell'evento salvifico, cioè l'essere Dio per l'uomo e con l'uomo in Gesù; e tutto ciò alla luce dell'intera storia di salvezza, vale a dire il fatto che Dio è sempre stato con l'uomo fin dall'inizio nella storia dei popoli, nella storia del popolo ebraico e, poi, in Gesù per tutti i popoli e per sempre.
Qui trovi riportati i commenti degli utenti di LibreriadelSanto.it, con il nome dell'utente e il voto (espresso da 1 a 5 stelline) che ha dato al prodotto.
I commenti compaiono ordinati per data di inserimento dal meno recente (in alto) al più recente (in basso).
Loredana Ringhini il 17 aprile 2015 alle 10:36 ha scritto:
Una testimonianza luminosa.
Alessandra Mosillo il 20 marzo 2019 alle 13:10 ha scritto:
Questo volume è uno scrigno che racchiude un tesoro: le riflessioni di Martini che guidano alla riscoperta dell'essenza del Natale e aiutano a viverla al meglio. Consigliatissimo. Un libro di cui non si potrà più fare a meno. Si sentirà il bisogno di rileggerlo ogni anno in preparazione al Natale.