Simbolo arcaico tra i più ricchi di significato, la conchiglia evoca lo scrigno solido ed inviolabile in cui l'uomo intende custodire tutti i valori più preziosi e più sacri. Le costolature radiali delle ruvide valve richiamano le dita di una mano protesa alle opere di bene, mentre le loro affinità con i raggi del sole e con le aureole, conferiscono un alone di immortalità. È questo il simbolismo ancestrale che la conchiglia trasferisce con sé nel Medioevo, quando diviene una delle figure primarie della nascente araldica e si afferma come simbolo del pellegrinaggio cristiano, con la particolare accezione di emblema del Cammino di Santiago di Compostella. Tante famiglie d’Europa, ispirandosi a questo viaggio estenuante e pericoloso ma, al tempo stesso, interiormente rigenerativo, apponevano con orgoglio la conchiglia nel loro stemma, come testimonium dell’avvenuta estrema impresa devozionale fino al sepolcro dell’apostolo Giacomo, ai confini del mondo medievale. Anche Benedetto XVI, assieme a tanti prelati, inserisce nel proprio stemma «la conchiglia, che è anzitutto il segno del nostro essere pellegrini, del nostro essere in cammino». E ancora, molte località europee, interessate dalla fitta rete di itineraria peregrinorum che conducono a Santiago di Compostella, ostentano la conchiglia nel loro stemma per testimoniare la loro vocazione all’accoglienza dei pellegrini in transito. L’autore, Maurizio Carlo Alberto Gorra, prende in esame tanti stemmi appartenenti a città famiglie e prelati italiani e stranieri e, con elegante lessico, ne redige i blasoni. In questo modo, egli ci conduce nell’universo affascinante dell’araldica, avvalendosi anche di una elegantissima rassegna iconografica contenente oltre 200 stemmi in quadricromia, molti dei quali sono stati disegnati in esclusiva nell’ambito di questa ricerca.