Gli scritti reggini di Gennaro Portanova
(Quaderni di filosofia)EAN 9788895159119
I due libri che presentiamo [A. TUBIELLO, Tra evoluzionismo e creazionismo. Il mistero dell’uomo nella riflessione di Gennaro Portanova (Quaderni dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose S. Roberto Bellarmino. Filosofia 2), Su Ali d’Aquila, Capua (Caserta) 2008 e M. FARISCO, Gli scritti reggini di Gennaro Portanova, con la ristampa anastatica di un’Introduzione a Portanova di Pasquale Orlando (Quaderni di Filosofia 6), Editoriale Comunicazioni Sociali, Napoli 2008] contribuiscono a un necessario approfondimento della storia del neotomismo napoletano e permettono di comprendere meglio l’intera biografia intellettuale e l’opera di Gennaro Portanova. Ordinato sacerdote nel 1869, Portanova, che fu coadiutore del vescovo di Ischia e poi titolare in quell’isola, fu eletto da Leone XIII arcivescovo di Reggio Calabria (1888) e poi cardinale (1899). La sua figura si inserisce in quella scuola neotomista napoletana, la quale prese avvio dalla rilevante opera di Gaetano Sanseverino e proseguì in altre valide esperienze intellettuali e filosofiche.
La Scuola tomista napoletana può vantare una notevole precocità e può essere anteposta ad altri significativi tentativi di ripensare incisivamente la filosofia di san Tommaso. Insomma, come nota Michele Farisco, «l’opera filosoficoteologica di Gennaro Portanova (Napoli 1845-Reggio Calabria 1908) si inserisce a pieno titolo nel filone teorico della scuola napoletana di Gaeteno Sanseverino, denominata Neo-tomismo, a indicare il suo stretto legame con la speculazione di san Tommaso d’Aquino. Quella che può essere indicata come una delle più vive e feconde scuole di pensiero sorte nell’ambiente teologico e filosofico dell’Italia dell’Ottocento, alla quale Portanova dapprima si era formato e successivamente aveva aderito con pregevoli lavori, trae la propria forza e il proprio “fascino” dal duplice intento che ne ispira l’opera: da una parte, far conoscere il pensiero genuino degli antichi maestri; dall’altra avvicinare la filosofia tradizionale ai nuovi dati della scienza e ribattere gli errori moderni» (p. 5). Nel delineare la figura del pensatore neotomista, i due pregevoli studi di cui parliamo intendono ribadire, mediante appropriate e documentate analisi, che non si può dimenticare che, già prima del fondamentale apporto dato dall’enciclica Aeterni Patris di Leone XIII, vi erano stati significativi tentativi di ritornare all’ insegnamento di san Tommaso d’Aquino.
Infatti, non ci si trova di fronte a fenomeni episodici o di scarsa importanza, ma, come nota Antonio Tubiello nel suo lavoro critico, ad approfondimenti e a studi che si aprono alle questioni del tempo, nella consapevolezza che l’idea tomista di ragione può includere molte istanze della modernità che, se non trovassero un orizzonte capace di contenerle e di esprimerle, potrebbero scadere nell’estremismo unilaterale. Nella delineazione della storia del neotomismo, l’opera del Collegio Alberoni di Piacenza e di Vincenzo Buzzetti risulta certamente assai significativa, ma sarebbe anche fuorviante un’interpretazione che, per dare loro rilievo, finisca per sminuire il vasto e articolato rinnovamento tomistico che avvenne in Italia e che trovò in Napoli una prima particolare risonanza. Del resto, il clero napoletano fu sempre legato alla dottrina tomista, come dimostrano già il canonico don Giulio Torno (1672-1756), che fu maestro di sant’Alfonso Maria de Liguori e amico del filosofo Giambattista Vico (cf. p. 60). Vi è una lunga tradizione di studi tomisti, anche se «tuttavia, al di là degli insegnamenti istituzionali, un movimento tomistico vero e proprio ha il suo inizio ufficiale intorno il 1835 con l’attività culturale promossa dal canonico Gaetano Sanseverino» (p. 64), che fu tanto apprezzata da Matteo Liberatore.
La scuola tomista napoletana può vantare contributi di rilievo, tra i quali si colloca quello di Portanova. D’altra parte, anche altri autorevoli autori, come Prisco e Talamo, scrissero di questioni scientifiche e dell’evoluzionismo (cf. nota a p. 23). C’è da notare che non si poteva sanare la subalternità culturale che aveva caratterizzato il secolo XVIII senza un confronto con le nuove acquisizioni scientifiche che non si fermasse alla logica del solo dato irrelato, ma sapesse giungere al piano di una generale riflessione metafisica. Nella scia del rinnovamento apportato da Sanseverino, non è casuale che Gennaro Portanova affrontasse le tematiche più complesse della filosofia e della scienza dei suoi tempi, dando non solo contributi significativi, ma apportando riflessioni che sono ancora attuali. Se egli dedicò un particolare e competente approfondimento allo studio delle concezioni evoluzioniste e delle teorie scientifiche, questi studi non potrebbero essere inquadrati senza tener conto dell’ampia trattazione delle più ardue questioni della filosofia speculativa, con le quali Portanova poté dare un esauriente e lucido compendio delle sue competenti analisi delle questioni logiche e ontologiche, cosmologiche e psicologiche. Il compianto Pasquale Orlando interveniva nel dibattito critico per integrare le riflessioni di Vincenzo Iodice che, in un articolo del 1929, aveva legato la figura di Portanova alla sola meditazione sui Maestri del tomismo, laddove egli, che pure aveva dato notevoli contributi in questa direzione, aveva affrontato molte questioni filosofiche e scientifiche del nostro tempo. Orlando pubblicava, così, una già ampia bibliografia, riportata nel testo di Farisco (cf. p.18), che, divisa in sette parti, dimostra come Portanova si occupò di molteplici tematiche ed entrò senza timore nei laboratori non per polemizzare, ma per capire e confrontarsi con i problemi di un tempo caratterizzato da molti sviluppi scientifici che, proprio per la loro importanza, richiedevano un’attenta riflessione filosofica.
L’opera di Portanova non può essere letta senza un riferimento a quel movimento positivista che, nelle sue diverse forme e con maggiore o minore originalità, si diffuse in tutta Europa. Se grande rilievo avevano avuto le dottrine di Saint-Simon e di Comte, di Bentham e di John Stuart Mill, ebbero grande rilievo le opere di Charles Darwin e, in generale, varie dottrine evoluzioniste, molte delle quali, a diverso titolo, si legavano al positivismo. Tubiello analizza gli aspetti di quella temperie culturale e dà una chiara relazione degli sviluppi del dibattito sull’argomento sia nel secolo XIX e sia nel secolo XX. Particolare importanza ha, a questo proposito, l’opera di Portanova del 1872 Errori e deliri del Darwinismo, in cui si condensavano le sue riflessioni. Leggendo tale opera appare chiaramente che il neotomista non è impegnato solo a difendere le ragioni della filosofia di impianto tradizionale, ma adotta modelli inclusivi dei progressi scientifici. D’altra parte, come nota Carmine Matarazzo nell’Invito alla lettura del volume di Antonio Tubiello, «proprio per i pericoli che la visione scientifica ispirata all’evoluzionismo avrebbe potuto comportare per la fede e per la sana speculazione filosofica, il futuro arcivescovo di Reggio Calabria propone un’interpretazione delle diverse posizioni e porta la sua analisi critica propria sul campo antropologico» (p. 24). Tubiello è attento a vedere i vari risvolti di un dialogo non aprioristico con la scienza e le diverse teorie scientifiche del tempo, ma soprattutto a cogliere, attraverso una chiara e precisa distinzione dei piani del discorso, l’aspetto filosofico e teologico della riflessione di Portanova. Perciò, ricorda: «Questo sembra il culmine dell’antropologia tomista, riletta fedelmente dal Portanova. L’uomo appare come un ente per se in forza della sua unità e perfezione ontologica, e pertanto arricchito di tutti i gradi inferiori dell’essere. “Poiché trascende tutto il creato, l’uomo ne contiene e sintetizza in sé tutte le forme inferiori. Non è prigioniero della propria contingenza, mutevolezza, provvisorietà, non un pulviscolo disperso nella galassia dell’essere.
La sua stessa contingenza domina l’intera galassia: la conosce, ne penetra i più misteriosi meandri, la possiede”. La ragione, tuttavia, da sola è appena capace di condurre l’uomo alle soglie del mistero; solo la fede, preparata dalla ragione e resa necessaria dai suoi percorsi, può guidare l’uomo alla sua perfezione spirituale attraverso la grazia salvifica. Il cardinale Portanova non ha mai inteso, a sua volta, elaborare un sistema scientifico di affermazioni razionali e verificabili, dirette a dimostrare definitivamente ed esaustivamente l’essere e il destino dell’uomo: non a caso il suo saggio termina con le espressioni della Sacra Scrittura sull’origine dell’uomo, ad indicare il ricorso a dati eterogenei a quelli della ragione, benché credibili ed accettabili dalla stessa» (pp. 149-150). La questione dell’evoluzionismo si prestava anche a non poche letture in chiave materialistica, intendendo con questo termine quel materialismo che si serve della scienza per elevarsi al piano della metafisica senza forza propria, affidandosi a teorie di ordine fisico, biologico, ecc. che hanno pieno valore quando siano collocate nel proprio ambito. Nota Tubiello: «Chi assumendo il trasformismo biologico, intendesse concludere in un materialismo assoluto, cadrebbe in un duplice “errore”, di logica e di metafisica. Infatti, costui non si sarebbe reso conto del malinteso sotteso alla sua impostazione: altro è un problema di ordine logico-metafisico, altro è un problema di ordine scientifico-naturalistico. Si tratta di livelli di pensiero eterogenei, in quanto il primo cerca il perché della realtà, l’altro cerca il come; pertanto un’ipotesi scientifica coerente, cioè autenticamente fedele al suo metodo, non sconfinerebbe in un livello di ricerca che non le appartiene. Tuttavia, chi vi si fosse azzardato, si troverebbe davanti un problema che non saprebbe risolvere, tanto che o ricorrerebbe al caso oppure ai limiti del progresso scientifico, oppure ad altre ipotesi (come l’autogenesi, ovvero la generazione spontanea) mai verificate o ritenute impossibili. L’essenza e l’esistenza di un ente dipendono ragionevolmente da una Causa “prima” non in senso temporale, ma metafisico, cosicché essa è fuori dalla catena delle cause seconde e tutta la sostiene, ente per ente, fin dall’origine dell’universo. L’essere di ogni ente dunque dipende per partecipazione dalla Causa prima che è l’Essere sussistente» (pp. 97-98). Vi è un profondo equilibrio nella viva capacità di collegare questioni che riguardano differenti discipline e domande diverse, non confondibili e non omologabili: la distinzione tra l’ambito fisico e quello metafisico non è una conquista facile del pensiero e può facilmente essere dimenticata o sminuita o tanto presupposta da divenire un riferimento vuoto. Perciò, si può dire con sicurezza che «l’opera di Portanova, riletta oggi, costituisce sia nel metodo che nei pur validi contenuti un modello di una posizione né remissiva né tout court apologetica, ma fedele all’ideale tomista in un’armonia tra ragione e rivelazione, capace di sollecitare, in tempi di “silenziosa apostasia dalla fede”, una sapiente e non violenta evangelizzazione della cultura dominante » (p. 128).
Già queste riflessioni sembrano aver meglio delineato aspetti importanti dell’attività intellettuale e filosofica di Portanova, ma va anche segnalato che sussistono problemi di ricostruzioni di momenti importanti della sua vita che non sono ancora stati indagati. È noto che all’attività intellettuale Portanova congiunse quella pastorale e vescovile e che egli finì i suoi giorni come lodato arcivescovo di Reggio Calabria nel 1908, ossia a poco più di sessant’anni. Pasquale Orlando, notando l’acume del filosofo partenopeo, sottolineò, in un articolo del 1963 pubblicato sulla rivista Aquinas e che si riporta nel testo di Michele Farisco, come già, alla sua scomparsa, i commenti sull’opera di Portanova furono generici o vaghi: ben poco, al momento, si poteva affermare dell’attività intellettuale di Gennaro Portanova dopo l’assegnazione della sede vescovile a Reggio Calabria, anche se si è sempre ricordato che la seconda edizione della Filosofia speculativa, edita nel 1904, fu pubblicata quando era arcivescovo di Reggio Calabria, per corrispondere alle generali attese di Pio X. Lo studio di Michele Farisco, che si inserisce degnamente nel rinnovato interesse per la figura e l’opera di questo pensatore, viene a colmare alcuni aspetti poco noti dell’attività di Portanova e apre nuove prospettive di ricerca per gli studiosi interessati ai movimenti filosofici tra Ottocento e Novecento in Italia. Farisco, mediante una catalogazione ragionata e con una chiara introduzione, sottolinea che, anche nell’ultima fase della sua vita, il cardinale proseguì nello studio della filosofia e della teologia di san Tommaso d’Aquino, continuando nell’approfondimento delle tematiche speculative o delle questioni d’attualità che gli erano a cuore. L’autore nota a questo proposito: «La seguente catalogazione è relativa alle opere, manoscritte e a stampa, conservate nell’Archivio Storico Diocesano dell’Arcidiocesi di Reggio Calabria-Bova» (p. 31).
Nell’agile pubblicazione, che continua la collana Quaderni di Filosofia della Sezione S. Tommaso d’Aquino della Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale, si riportano le Lettere pastorali (p. 33), le Corrispondenze e gli Atti (p. 36), ma anche i Manoscritti teologici (p. 54), i Manoscritti filosofici (p. 61) gli Appunti di lezioni di filosofia e teologia (pag.66). Seppure di ineguale grandezza e di diversa leggibilità, si danno indicazioni su più di duecento documenti. La maggioranza di essi è di argomento teologico e alcuni sono in latino. Non mancano scritti interessanti dal punto di vista filosofico. Nella catalogazione di Farisco, che segue dove è possibile il criterio cronologico, si danno utili informazioni filologiche e brevi chiarimenti. A nostro avviso, già mediante questa catalogazione ragionata si prospetta la possibilità che si ricongiungano ulteriormente alcuni testi e che si dia corpo a significative trattazioni di questioni che riguardano il problema conoscitivo, dalle questioni della sensibilità a quelle del momento intellettuale delle conoscenza. Alle stesse conclusioni si potrebbe giungere per le tematiche scientifiche ed etiche del positivismo che Portanova continua ad approfondire. Le illustrazioni fotografiche riportate nel volume dimostrano l’avanzato lavoro di digitalizzazione degli scritti di Portanova e invitano lo studioso a ulteriori ricerche e approfondimenti.
Tratto dalla rivista Asprenas n. 4/2009
(http://www.pftim.it)
-
14,00 €→ 13,30 €