Giocare davanti a Dio
-L'universo liturgico tra storia, culto e simbolo
(Biblioteca teologica napoletana)EAN 9788895159041
Il volume, concepito in un periodo ricco di richiami liturgici, raccoglie gli Atti di un Convegno dei docenti della Sezione S. Tommaso d’Aquino di Napoli. Esso si propone un approccio inusuale alla liturgia, esaminandola dal punto di vista della filosofia, intento che si traduce in un più generale obiettivo che è di porre la questione del rapporto tra filosofia e religione, nella presa di coscienza che il culto pubblico della comunità credente non è sempre oggetto di quel pensiero specifico che ne illustra le ragioni. L’opera si presenta impegnativa nel linguaggio e nell’esposizione dei concetti per cui si rivolge soprattutto agli addetti di questioni filosofiche, tuttavia, non manca di suscitare interrogativi di carattere teologico ed evocazioni che arricchiscono l’anima, in un’epoca sempre più contrassegnata dalle rigide leggi dell’utilitarismo. Il problema che essa intende affrontare interessa inoltre il grande pubblico perché, detto in termini essenziali, vuole illustrare non tanto i contenuti quanto il senso della liturgia. Per questo motivo il metodo privilegia l’ermeneutica, partendo dalla manifestazione stessa dell’azione per tracciarne gli orizzonti della coscienza. La liturgia si presenta così come un accadere che coinvolge il soggetto in un evento che esula dalle sue possibilità e che lo apre alle dimensioni proprie del mistero. Nell’elenco dei contributi si deve inserire anche l’introduzione di Luigi Sacconi che va oltre l’intento proclamato di tracciare una pista di lettura, offrendo riflessioni fondative e criteriologiche che si sintetizzano nella proposta del sintagma «Dio in Gesù Cristo». Il titolo generale del volume rimanda invece alla nota concezione di Romano Guardini sulla liturgia come “evento ludico”, su cui si sofferma Silvano Zucal (41- 84). Dopo averla descritta come “evento linguistico-dialogico”, “evento stupefacente”, “evento epifanico” (interpretando il termine “evento” in senso heideggeriano), Zucal scava nelle prospettive degli autori che hanno scelto questa chiave di lettura, per dire che l’autentica essenza della liturgia è di essere «totalmente libera da scopi, è pienezza di gratuità, non può mai essere ridotta alla spècola impoverente e deviante di una finalità pratica, non è mai strumento per raggiungere un qualche scopo: essa è davvero fine a se stessa» (68). È però un gioco tremendamente serio che, sul piano antropologico, pone l’uomo post-moderno di fronte all’interrogativo se sia ancora capace di compiere un simile atto. A quest’ultimo quesito si può collegare il secondo saggio di Carmine Matarazzo che disegna il problematico panorama del rapporto tra liturgia e secolarizzazione (85-150). L’autore compie una lunga verifica di carattere storico, utile anche sul piano pratico per le notizie che fornisce e la ricostruzione del dibattito, indicando i termini di una congiuntura conflittuale, a volte infausta e a volte favorevole, che ha segnato buona parte della storia religiosa del XX secolo. Di genere più speculativo è il contributo di Pasquale Giustiniani che indaga nell’universo liturgico di Tommaso d’Aquino trovandovi un’incipiente ermeneutica dei segni (153-186), mentre Francesco Asti sintonizza il legame tra spiritualità e azione liturgica (187-222). Tre studi si occupano della questione del simbolo, che costituisce il tessuto comunicativo del gioco rituale: Roberto Gallinaro pone in relazione il linguaggio simbolico, alcune accentuazioni dell’ermeneutica contemporanea e il rito cristiano, analizzando alcune vie in vista di una possibile correlazione (223-260); Adolfo Russo indaga sull’idea di sacramentalità nei contesti religiosi esterni al cristianesimo, contribuendo a chiarificare il dialogo inter-culturale in questo campo (263-288); Domenico Marafioti puntualizza gli elementi di identità-diversità tra il simbolo e il sacramento per tracciare un percorso che dall’antropologia conduce alla teologia (289-336). Gli ultimi saggi mostrano il dispiegarsi del “divino gioco” nell’arte, con l’analisi del palinsesto figurativo del Battistero di San Giovanni in Fonte, ricco di significati e di simboli battesimali (Chiara Sanmorì); nell’universo liturgico-simbolico del pensiero di Simone Weil (Edoardo Scognamiglio); in alcune pagine letterarie del Petrarca (Vincenzo Scippa). Il gioco contraddistingue la vita dell’uomo, ma è un’attività che di solito releghiamo all’infanzia, per questo «può comprendere la liturgia chi non si scandalizza di ciò e sa ? contro ogni pragmatismo utilitaristico anche di tipo catechistico o morale ? che agire liturgicamente significa davvero «diventare come bambini» (Mt 18, 3), fedeli alla parola di colui che da Verbo si è fatto bambino. Occorre dismettere per una volta i panni dell’adulto che vuol sempre agire avendo dei fini e decidersi per una volta a giocare davvero, come faceva Davide quando danzava dinanzi all’arca santa» (Zucal, 76). La posta è comunque molto alta perché ritrovare la capacità di praticare questo divino gioco significherà per l’uomo avere la possibilità di liberarsi dalla prigionia della prestazione e rinascere nella Sapienza che si diletta di fronte a Dio e che ha posto «le sue delizie tra i figli dell’uomo» (Pr 8, 30).Tratto dalla rivista Lateranum n. 2/2008 (http://www.pul.it)
I saggi qui raccolti analizzano l’universo liturgico come luogo per una seria e fondata analisi ermeneutica del dato cristiano a partire dalla centralità del mistero di Cristo. Le quattro sezioni in cui si articola il vol., precedute da un’introduzione che fornisce una chiave di lettura unitaria, cercano nella I parte d’approfondire i nessi esistenti tra azione liturgica e sviluppo del pensiero storico-filosofico; nella II, di chiarire alcuni aspetti relativi al rapporto tra universo liturgico, pensiero tomista, spiritualità ed ermeneutica contemporanea; nella III, di tracciare alcune prospettive teologiche in chiave sacramentaria; per chiudere con una sezione dedicata a possibili nuovi approcci attraverso spunti offerti dall’incontro con il pensiero di Simone Weil, l’arte paleocristiana, l’opera letteraria di Petrarca.
Tratto dalla rivista Il Regno n. 4/2008
(http://www.ilregno.it)