L’immagine della porta bene si presta a sintetizzare la ricchezza della fede cristiana professata, conosciuta, celebrata e vissuta. Con la fede si entra in una visione del mondo... per uscire a testimoniarla con la vita. Tre brevi meditazioni sulla «porta della fede».
ESTRATTO DALLA PRIMA PARTE
Si intitola così - «La porta della fede» - la lettera apostolica con cui Benedetto XVI ha indetto un Anno della fede (dall'11 ottobre 2012 al 24 novembre 2013). L'occasione è data dal cinquantesimo anniversario dell'inizio del Concilio Vaticano II e dal ventesimo anniversario della promulgazione del Catechismo della Chiesa Cattolica. In queste pagine, per sviluppare la nostra riflessione terremo come punto di riferimento proprio questo termine - «porta della fede» - che il Papa riprende dagli Atti degli Apostoli.
Al termine del primo viaggio apostolico di Paolo, di ritorno ad Antiochia, Paolo e Barnaba «riunirono la Chiesa e riferirono tutto quello che Dio aveva fatto per mezzo loro e come avesse aperto ai pagani la porta della fede» (At 14,27). Un'espressione rara nel Nuovo Testamento e usata solo qualche volta da san Paolo nelle sue lettere, con il significato di «opportunità per annunciare il Vangelo». Ai Corinzi scrive: «Mi si è aperta una porta grande e propizia» (1 Cor 16,9).
Invita i Colossesi a pregare «perché Dio ci apra la porta della predicazione» (Co14,3).
Io vorrei - nei tre capitoli di questo libro, che si offrono come altrettante catechesi - riflettere sulla fede proprio a partire dall'immagine della porta. La porta certo come opportunità. Ma mi piace partire proprio dalla porta... come porta, quella della nostra casa e, in modo tutto particolare, quella della nostra chiesa.
Il desiderio più grande di ogni uomo è che possa aprire una porta, aspettandosi che dall'altra parte ci sia qualcuno che lo accolga, che lo abbracci, che gli faccia festa e lo faccia sentire a casa. Non è forse questo il sogno di ogni pellegrino? Non è la linfa che tiene un papà o una mamma al lavoro per tutta una giornata? Si spalanca una porta, e dietro ad essa c'è qualcuno, c'è una voce, c'è una presenza che, con lo sguardo se non con la parola, dice: «Bentornato a casa, ti voglio bene!».
Nella parabola che un giorno Gesù raccontò, il padre buono esce addirittura incontro al figlio prodigo, quasi a voler portare il suo abbraccio di perdono davanti alla porta di quella casa che egli aveva malamente abbandonata. L'evangelista Marco racconta che a Cafarnao nell'abitazione di pietro, «venuta la sera, dopo il tramonto del sole... tutta la città era riunita davanti alla porta» (Mc 1,32.33).