EAN 9788890217012
Note sull’autore: ha al suo attivo pochi libri in diversi settori, in quello religioso ha scritto “Buen Camino” nel quale racconta la sua esperienza sul Camino di Santiago de Compostela.
A chi è rivolto: ad un pubblico religioso interessato ai fenomeni delle apparizioni mariane.
Particolarità: al suo interno trova spazio la traduzione del libro di Finbar O’ Leary titolato “Vicka … her story” nel quale è riportata e commentata una lunga intervista dell’autore irlandese alla veggente di Medjugorje, a sua madre Zlata e a suo fratello minore Pero.
Sintesi: dopo una breve descrizione storica di Medjugorje, l’autore racconta il suo approccio con il piccolo villaggio dell’Erzegovina; segue una breve esposizione sui sei veggenti e su padre Slavko Barbaric che ha rappresentato per la parrocchia di San Giacomo un punto di riferimento e che è deceduto ai piedi della Croce del Krizevac, oltre dieci anni orsono, durante la recita del rosario mentre pregava davanti alla 13ª stazione della Via Crucis. Vi è poi la storia di Eleonora Restori, una bambina undicenne di Parma, che a Medjugorje ebbe chiari segnali celesti e che dopo atroci sofferenze è salita in cielo. Si parla, successivamente, di alcune importanti associazioni, sorte nel periodo della guerra dei Balcani, aventi finalità benefiche nei confronti delle popolazioni croate e bosniache. Diverse pagine sono dedicate ad altre apparizioni mariane avutesi in Europa nei secoli scorsi e che in qualche modo sono collegate a Medjugorje. Infine per la prima volta viene affrontato il tema sulle divergenze in essere tra la curia vescovile di Mostar ed i frati francescani che reggono la parrocchia; si descrive l’astio esternato dall’attuale vescovo, come pure dal precedente, nei confronti dei francescani e dei veggenti che penalizza l’intera collettività cristiana.
Parere: le argomentazioni trattate non concedono spazio alla noia e alla monotonia descrittiva, anzi invogliano il lettore a scoprire la narrazione della pagina successiva. Di particolare interesse sono i capitoli finali che si occupano dell’accanimento attuato dalla curia di Mostar nei confronti di tutto il “fenomeno” Medjugorje.
PREMESSA
Ad un certo punto si avverte il bisogno di trovare un masso, possibilmente al riparo di un albero frondoso, sul quale poggiarsi per trarre energie indispensabili per il futuro prosieguo.
Il primo masso lo scovai anni addietro sui sentieri che da Leon conducono a Santiago de Compostela sulle regioni settentrionali della penisola iberica. A seguito di quelle riflessioni e di quelle rimembranze le favorevoli circostanze partorirono "Buen Camino". Su quei viottoli ci tornai a distanza di due anni ma questa volta la tappa di avvio fu St Jean Pied de Port, minuscola cittadina francese nel dipartimento dei Pyrénées-Atlantiques, nella regione dell'Aquitaine. Il secondo viaggio fu più duro e pesante del precedente, la partenza da St Jean avvenne il primo maggio e sui Pirenei quel giorno scese di tutto: vento, pioggia, neve, grandine. Per coprire gli 800 chilometri che separano il confine francese dalla Cattedrale di San Giacomo, protettore della Spagna, mi ci volle circa un mese stringendo i denti e ringraziando Quanti mi proteggevano.
Quei ricordi e quelle pagine sono pronte e non appena la pigrizia sarà debellata potranno essere lette dagli appassionati e dagli amici.
Ho previsto il terzo cammino partendo da Somport perché è una sorta di regola dei pellegrini del Camino, dopo aver ultimato quello Francès devi pensare a quello Aragonès che sfiora i mille chilometri e si congiunge con il Camino Francès a Puente de la Reina. Rimane, comunque, un progetto da concretizzare.
Nel 2008 come mia consuetudine estiva programmo le ferie di là dalle Alpi. Avendo maturato la convinzione di partire per le vacanze seguendo un riferimento storico, decido di visitare quello che fu l'impero austroungarico: Innsbruck, Salzburg, Vienna, Budapest, Belgrado, Sarajevo. Dalla capitale bosniaca dovevo andare a Mostar, Croazia e Zagabria. Osservando la cartina scopro che a poca distanza da Mostar si trova Medjugorje.
Ogni volta che tornavo sul suolo natio di Ginosa, Taranto, per trascorrere delle piacevoli giornate con la mamma e con le sorelle di tanto in tanto mi deliziavo a raccontare dei miei viaggi, delle tantissime cattedrali ammirate in giro per il vecchio continente, dei numerosi riferimenti storici riscontrati in Europa. Mi dilungavo a illustrare i luoghi sacri della cristianità che avevo fotografato.
Puntualmente Giulia mi sollecitava a recarmi a Medjugorje perché mi avrebbe affascinato. Non vi è stata una volta in cui non mi abbia rietuto di raggiungere l'Erzegovina e la piccolissima località divenuta pun punto di richiamo per milioni di cattolici di tutto il mondo. Non mi riusciva di comprendere le motivazioni della sua insistenza. Saltuariamente quando succedeva di leggere qualcosa su quel villaggio lo facevo, però non mi lasciava dei segnali nitidi e marcati, scivolavano veloci, restavo indifferente.
Così appena mi è capitata l'opportunità l'ho colta, nel 2008. Ci sarei voluto tornare altre volte ma spuntava sempre un ostacolo ad impedirlo. A Pasqua 2011 ho spento il computer, salutato gli amici e con fermezza mi sono diretto alla stazione di Santa Maria Novella.
In verità ero intento a realizzare un progetto editoriale, ero già a buon punto, sul brigantaggio nel Sud a cavallo dell'Unità d'Italia, poi mi succedono diverse "coincidenze programmate" e accantono il brigantaggio. Nella mia scaletta editoriale Medjugorje non compariva, esisteva una parvenza di idea ma lontana nel tempo, in un futuro piuttosto remoto, specie perché mi avevano suggerito interessanti iniziative sulle quali rimuginavo.
Di colpo una voce mi ha sollecitato a scrivere e così ho riposto nel cassetto il brigantaggio e mi sono dedicato al Podbrdo. Naturalmente sui sei veggenti slavi di volumi pubblicati se ne trovano in abbondanza per cui il primo impegno è stato quello di non fotocopiare le idee altrui. Ho introdotto nuovi argomenti, ne ho sviluppati altri poco diffusi, ho tentato di presentare una pubblicazione diversa.
Alcuni capitoli probabilmente diverranno oggetto di dibattito e di critica, avrei potuto non affrontare simili argomenti per quieto vivere ma il silenzio a volte occorre infrangerlo per la sua nocività.
È un compito arduo e spinoso quello delle appari che a distanza di apparizioni, basta pensare un secolo e mezzo ancora si parla de La Salette e giusto in questi anni si sono sviluppate accese polemiche su Fatima, sugli scritti di suor Lucia, sulle complicazioni del terzo segreto. Gli argomenti attinenti la religione nascondono insidie.
Sul paesino dell'Erzegovina le discussioni, in alcuni casi addirittura trascese in baruffe, si sono alimentate dopo appena due mesi dalla prima visione e da quel giorno non si sono chetate. Nella storia delle apparizioni mariane è la prima volta che si creano due opposti e accesi schieramenti, tra quanti ritengono inconfutabili visioni e messaggi di Nostra Signora e quanti, invece, sono convinti che celino delle bufale sviluppate con artifizi ingannevoli e fraudolenti.
Perché il titolo "Le 5 pietre" e non colonne o pilastri? Semplicemente perché tra le caratteristiche di Medjugorje vi sono quelle pietracce pericolose disseminate sugli impervi sentieri che conducono al Podbrdo e al Krizevac. Il 5 è un chiaro riferimento agli insegnamenti che impartiti dalla Madonna tramite i veggenti.
A rafforzare la mia convinzione sul titolo è stata una persona che apre e chiude le conversazioni con "pace e bene" e che gradisce non essere menzionata, per cui è doveroso rispettare il suo desiderio.
Di recente ho chiacchierato con padre Giovanni Manzoni, un monfortano, e mi ha raccontato che durante l'ultima permanenza a Medjugorje vi sono stati dei giorni in cui ha confessato per dieci, dodici ore di seguito. Alla sua veneranda età non si raccontano frottole.
Ma poi, ci sarà una ragione se a quel villaggio gli hanno affibbiato la nomea di confessionale del mondo?
L'auspicio dell'autore è che queste righe siano gradevoli e scorrevoli e che ci sia sempre il desiderio di leggere la pagina successiva.
ESTRATTO DAL PRIMO CAPITOLO
Un po di storia
Medjugorje è un villaggio distante dalle grandi città e dalle principali vie di comunicazione. In croato il termine significa "fra i monti" perché è ubicato tra alcune colline, tra le quali il Krizevac e il Podbrdo. Fa parte del comune di Citluk, aggregato alla provincia di ErzegovinaNarenta il cui capoluogo è Mostar; appartiene stato della Bosnia-Erzegovina dopo la cancellazione della Jugoslavia.
Sino al 1981 il suo nome era completamente sconosciuto. Negli ambienti cattolici la sua diffusione è avvenuta dopo il 24 giugno.
Facciamo un passo indietro. Anno 1463; l'ultimo re di Bosnia, Stefano Tomasevic, viene decapitato a Jajice da parte delle orde ottomane comandate da Mehmet II (Maometto II). Impongono nella regione la fede islamica ma consentono ai frati francescani di rimanere nel territorio, naturalmente i frati diventano un punto di speranza e di riferimento per le povere popolazioni croate e bosniache, e instaurano un rapporto cha va ben oltre la religione. Diverse volte i turchi, nei secoli successivi, tentano di entrare in Europa occidentale via terra da Vienna ma non ci riusciranno mai. Anzi sono gli austriaci che nel 1877 cacciano dalla Croazia e dalla Bosnia i musulmani. I frati francescani rimangono gli unici nella gestione della fede cattolica in quelle provincie, si sono talmente integrati che amabilmente vengono chiamati "zii". Svolgono ruoli e mansioni che spesso vanno ben oltre quello religioso.
L'oggetto del contendere odierno, però, nasce nel 1899 allorquando il Vaticano rivede la gestione delle diocesi e delle parrocchie balcaniche e stabilisce che una metà deve rimanere affidata ai frati e l'altra metà deve andare ai preti secolari. Quell'anno vescovo a Mostar è il francescano Paskal Buconjic. Non essendoci ancora nessun sacerdote secolare le parrocchie continuarono ad essere gestite dai francescani "ad nutum Sanctae Sedis (a discrezione della S. Sede)".
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Stefania Dessi il 15 giugno 2012 alle 15:37 ha scritto:
Meraviglioso libro da suggerire a chi ancora é incerto sulla questione Medjugorje. Il significato delle richieste della Madonna, "salvare l'umanità dalla perdizione". Un pò di storia per chi é a digiuno sulle apparizioni della Gospa (così viene chiamata la Madonna dai veggenti)