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DETTAGLI DI «Opere complete / Breve introduzione al tomismo»
Tipo
Libro
Titolo
Opere complete / Breve introduzione al tomismo
Autore
Fabro Cornelio
Editore
Editrice del Verbo Incarnato
EAN
9788889231111
Pagine
164
Data
2007
COMMENTI DEI LETTORI A «Opere complete / Breve introduzione al tomismo»
Recensioni di riviste specialistiche su «Opere complete / Breve introduzione al tomismo»
Recensione di Francesco De Carolis della rivista Studia Patavina
Nella breve e stringata Presentazione della sua opera, datata 1959, Cornelio Fabro introduceva il lettore allo scopo di questo suo lavoro: «Nelle brevi pagine che seguono si è cercato di tracciare un itinerario essenziale dell’Uomo e della Sua opera, come guida per i giovani che si apprestano a penetrare per proprio conto il significato e la struttura interiore della speculazione tomista. Esse insistono sulla novità e radicalità del suo indirizzo, quale già apparve ai contemporanei, e diffidano perciò ogni metodo di facile concordiamo preferendo il clima di contrasto e di battaglia che le dottrine tomiste incontrarono al loro primo apparire» (pag. 5). Lo scopo del testo è dimostrare che il movimento tomista, così come l’autore lo delinea e lo ricostruisce, non si estingue in un’epoca e non è assolutamente una riflessione di pura mediazione, nata nel tentativo di conciliare esigenze diverse in un’epoca che necessariamente doveva andare alla crisi della Scolastica e alla corrosione dei suoi problemi e delle sue soluzioni.
Nel libro, che non dimentica di illustrare il problema delle fonti a cui attingere e su cui riflettere (pag. 19), si intende sottolineare, anzitutto ai giovani e a tutti gli estimatori della creatività filosofica, che la dottrina di S. Tommaso è certo una grande ricostruzione equilibrata e possente, ma è pure un avanzamento e una spinta a riflettere più e meglio, al di là di un’autosufficienza che l’uomo non possiede e non può attribuirsi.
L’analisi della dottrina tomista si svolge attraverso l’analisi di tre punti: la struttura del conoscere (pag. 33), quella dell’essere (p. 38) ed il metodo teologico (pag. 45). Quest’analisi, che non pretende l’esaustivita, evidenzia anche il senso innovativo della filosofia e della teologia tomista: «il realismo aristotelico di S. Tommaso corrisponde a questa maturità raggiunta dalla coscienza cristiana che considera un maggior titolo di onore per la divina Onnipotenza che anche la creatura sia dotata di vera realtà e di propria attività» (pag. 34-35).
Su questa base, possiamo affermare che la peculiarità del volume di Cornelio Fabro si trova in due doti che non sempre si accompagnano, cioè la concisione e la capacità di concretare una vastissima competenza che si svolge a partire dalla lettura attenta, profonda e meditata di un’opera complessa, la cui presentazione ai giovani, ma agli stessi studiosi non è sempre agevole.
Sorretto dalla disamina dei documenti del Magistero ecclesiastico e dalla lettura di molti autori e di opere di diversi secoli, il testo di Fabro, che raccoglie e riunisce tre precedenti lavori dell’autore, mostra come sia necessario rilevare sempre, con decisione di tratto e capacità di sintesi, la vitalità di un orientamento speculativo frequentemente venerato, ma non compreso in ordine alla spinta innovativa data da questa filosofia e teologia in un’epoca in cui era oltremodo complesso operare una sintesi di vari indirizzi, di svariate tendenze filosofiche e teologiche e di differenti esigenze speculative.
Il tomismo, peraltro, deve essere confrontato con i diversi movimenti filosofici attuali e le varie suggestioni speculative del nostro tempo, dal kantismo (Maréchal) a quell’esistenzialismo che tanto suscitò l’attenzione e lo studio dell’autore e che egli non vide in totale contrapposizione col tomismo.
Consapevole delle molte critiche del razionalismo e di alcuni orientamenti idealisti alla filosofia realista in genere e al tomismo, Fabro rilevò, invece, i punti di forza di una filosofia, quale quella tomista, che può stimolare la filosofia attuale, spesso chiusa in risposte immanentiste ed ateiste, a trascendersi e a porre in discussione assunti o verità parziali che appaiono sempre più lontani da una conclusione positiva sul mondo, sull’uomo e sulla conoscenza.
La storia del tomismo, come ricorda spesso l’autore, è assai vasta e complessa, sfugge a molte semplificazioni e va inserita nel contesto dei tempi in cui si inscrive.
Esiste, infatti, non solo un complesso movimento scolastico, ma si deve registrare una ripartizione della Scolastica in varie fasi. Lo dimostra anche la Scolastica dell’età moderna nella quale sono vivi gli orientamenti tomisti, ma sono presenti anche quelli scotisti e quelli suareziani. Peraltro, nomi come quelli del Pereira, del Fonseca e dei Gesuiti di Coimbra, dell’Arriaga, del Mariana o quelli degli scolastici dell’area protestante possono far comprendere - nota il Fabro - il persistere della dottrina scolastica, ma anche talune attenuazioni non positive dell’insegnamento di S. Tommaso. Infatti, il tomismo, in quanto critica del panteismo e del razionalismo, è parte essenziale anche di questa storia.
Partendo da un vasto dibattito interno ai secoli più vivi dell’età medioevale, il tomismo attraversa l’età moderna e si delinea come elemento vivo e di rilevante significato fino al Novecento, secolo in cui, anzitutto sotto la spinta dell’ insegnamento di Leone XIII, si è verificata, dopo un certo eclettismo e un certo disorientamento nei punti di riferimento, una rinascita tomista cospicua in campo storiografico e teoretico. Tale rinascita si è dimostrata capace di un confronto critico significativo con i vari orientamenti della filosofia moderna e contemporanea. Ciò è dimostrato da pensatori del livello di Gilson, Mercier, Sertillanges, Maritain, Gemelli, Masnovo ed Olgiati, ma anche dai diversi centri di ricerca e di studio, dalle riviste e dalle collane di studi tomisti, dalla vasta manualistica e dai contributi di provenienza tomista in vari ambiti disciplinari (non ultimi quelli psicologici).
Inoltre, Fabro ricorda pure il valore, tra Ottocento e Novecento, degli scritti di alcuni dotti autori gesuiti, quelli dell’Accademia di S. Tommaso, segnala le opere del Sanseverino, rammenta il dinamismo presente in centri come il piacentino Colleggio Alberoni o l’Aloisianum. Egli rammenta anche testi come quelli dell’Audisio, del Pecci, del Liberatore, del de Maria, del Remer e, poi, dell’Hugon, dello Zacchi, del Cordovani, del Garrigou-Lagrange: il loro valore, più o meno ampiamente valutabile, non può essere ignorato anche da chi voglia solo ricostruire lo sviluppo filosofico complessivo degli ultimi secoli.
Insomma, il tomismo affonda le radici in diversi aspetti della filosofia classica e li invera in una sintesi originale. Esso non può essere compreso senza il dovuto riferimento alla diffusione dell’aristotelismo, alla filosofia araba e averroista, ma anche agli orientamenti filosofici agostiniani, anselmiani e francescani ( bonaventuriani, scotisti ed occamisti).
Si tratta di una storia complessa. È necessario, pertanto, ricostruire pazientemente il vasto dibattito che portò al riconoscimento del valore del tomismo per l’insegnamento ufficiale della Chiesa cattolica e rammentare che le critiche rivolte al tomismo colpiscono soprattutto l’aristotelismo o il razionalismo averroistico.
D’altra parte, l’opposizione e le condanne del tomismo ad opera del Tempier o del Peckam e quelle provenienti dalle opere di Guglielmo De la Mare e dal Correctorium fratris Thomae sono significative, al di là delle pur rilevanti questioni sulla natura dell’anima, di un generale dibattito sui fondamenti stessi del sapere, della filosofia e della teologia: si tratta di un dibattito che si concentra intorno a significativi nuclei tematici e che ci riporta alla questione del rapporto fede-ragione, tematica che S. Tommaso impostò nel senso di una positiva autonomia di entrambi i termini nel loro rapporto armonico, insieme razionale e teologico, che fonda una filosofia cristiana assai valida e universalmente condivisibile.
Il Fabro nota che, superata la svalutazione pregiudiziale del Medioevo e della Scolastica in genere o dello stesso tomismo, ci si concentra spesso su aspetti specifici della cultura medievale o del tomismo, quasi perdendo la prospettiva d’insieme: occorrerebbe dare, invece, una delineazione tendenzialmente rigorosa ed approfondita delle linee di fondo di un’epoca filosofico-teologica e di un movimento complesso che coinvolge tante tematiche: esse attendono, infatti, approfondimenti sempre più necessari. Nuove prospettive storiografiche richiedono singolare competenza su molte questioni e molte tematiche, teoretiche e storiografiche, che vanno dalla metafisica sino alla filosofia politica o del diritto.
Pertanto, la pubblicazione di questo volume, nell’ambito di quella delle Opere complete di Cornelio Fabro, è di aiuto, anche oggi, per introdurre un più vasto pubblico di lettori e di giovani ad una conoscenza di tematiche rilevanti per una riflessione sulla filosofia cristiana nel suo complesso e sul significato critico del tomismo nel panorama di una filosofia che molti ritengono risolta, più che vivente nello sviluppo del sapere attuale.
Tratto dalla rivista "Studia Patavina" 2007, nr. 3
(http://www.fttr.glauco.it/pls/fttr/V3_S2EW_CONSULTAZIONE.mostra_pagina?id_pagina=271)
Nel libro, che non dimentica di illustrare il problema delle fonti a cui attingere e su cui riflettere (pag. 19), si intende sottolineare, anzitutto ai giovani e a tutti gli estimatori della creatività filosofica, che la dottrina di S. Tommaso è certo una grande ricostruzione equilibrata e possente, ma è pure un avanzamento e una spinta a riflettere più e meglio, al di là di un’autosufficienza che l’uomo non possiede e non può attribuirsi.
L’analisi della dottrina tomista si svolge attraverso l’analisi di tre punti: la struttura del conoscere (pag. 33), quella dell’essere (p. 38) ed il metodo teologico (pag. 45). Quest’analisi, che non pretende l’esaustivita, evidenzia anche il senso innovativo della filosofia e della teologia tomista: «il realismo aristotelico di S. Tommaso corrisponde a questa maturità raggiunta dalla coscienza cristiana che considera un maggior titolo di onore per la divina Onnipotenza che anche la creatura sia dotata di vera realtà e di propria attività» (pag. 34-35).
Su questa base, possiamo affermare che la peculiarità del volume di Cornelio Fabro si trova in due doti che non sempre si accompagnano, cioè la concisione e la capacità di concretare una vastissima competenza che si svolge a partire dalla lettura attenta, profonda e meditata di un’opera complessa, la cui presentazione ai giovani, ma agli stessi studiosi non è sempre agevole.
Sorretto dalla disamina dei documenti del Magistero ecclesiastico e dalla lettura di molti autori e di opere di diversi secoli, il testo di Fabro, che raccoglie e riunisce tre precedenti lavori dell’autore, mostra come sia necessario rilevare sempre, con decisione di tratto e capacità di sintesi, la vitalità di un orientamento speculativo frequentemente venerato, ma non compreso in ordine alla spinta innovativa data da questa filosofia e teologia in un’epoca in cui era oltremodo complesso operare una sintesi di vari indirizzi, di svariate tendenze filosofiche e teologiche e di differenti esigenze speculative.
Il tomismo, peraltro, deve essere confrontato con i diversi movimenti filosofici attuali e le varie suggestioni speculative del nostro tempo, dal kantismo (Maréchal) a quell’esistenzialismo che tanto suscitò l’attenzione e lo studio dell’autore e che egli non vide in totale contrapposizione col tomismo.
Consapevole delle molte critiche del razionalismo e di alcuni orientamenti idealisti alla filosofia realista in genere e al tomismo, Fabro rilevò, invece, i punti di forza di una filosofia, quale quella tomista, che può stimolare la filosofia attuale, spesso chiusa in risposte immanentiste ed ateiste, a trascendersi e a porre in discussione assunti o verità parziali che appaiono sempre più lontani da una conclusione positiva sul mondo, sull’uomo e sulla conoscenza.
La storia del tomismo, come ricorda spesso l’autore, è assai vasta e complessa, sfugge a molte semplificazioni e va inserita nel contesto dei tempi in cui si inscrive.
Esiste, infatti, non solo un complesso movimento scolastico, ma si deve registrare una ripartizione della Scolastica in varie fasi. Lo dimostra anche la Scolastica dell’età moderna nella quale sono vivi gli orientamenti tomisti, ma sono presenti anche quelli scotisti e quelli suareziani. Peraltro, nomi come quelli del Pereira, del Fonseca e dei Gesuiti di Coimbra, dell’Arriaga, del Mariana o quelli degli scolastici dell’area protestante possono far comprendere - nota il Fabro - il persistere della dottrina scolastica, ma anche talune attenuazioni non positive dell’insegnamento di S. Tommaso. Infatti, il tomismo, in quanto critica del panteismo e del razionalismo, è parte essenziale anche di questa storia.
Partendo da un vasto dibattito interno ai secoli più vivi dell’età medioevale, il tomismo attraversa l’età moderna e si delinea come elemento vivo e di rilevante significato fino al Novecento, secolo in cui, anzitutto sotto la spinta dell’ insegnamento di Leone XIII, si è verificata, dopo un certo eclettismo e un certo disorientamento nei punti di riferimento, una rinascita tomista cospicua in campo storiografico e teoretico. Tale rinascita si è dimostrata capace di un confronto critico significativo con i vari orientamenti della filosofia moderna e contemporanea. Ciò è dimostrato da pensatori del livello di Gilson, Mercier, Sertillanges, Maritain, Gemelli, Masnovo ed Olgiati, ma anche dai diversi centri di ricerca e di studio, dalle riviste e dalle collane di studi tomisti, dalla vasta manualistica e dai contributi di provenienza tomista in vari ambiti disciplinari (non ultimi quelli psicologici).
Inoltre, Fabro ricorda pure il valore, tra Ottocento e Novecento, degli scritti di alcuni dotti autori gesuiti, quelli dell’Accademia di S. Tommaso, segnala le opere del Sanseverino, rammenta il dinamismo presente in centri come il piacentino Colleggio Alberoni o l’Aloisianum. Egli rammenta anche testi come quelli dell’Audisio, del Pecci, del Liberatore, del de Maria, del Remer e, poi, dell’Hugon, dello Zacchi, del Cordovani, del Garrigou-Lagrange: il loro valore, più o meno ampiamente valutabile, non può essere ignorato anche da chi voglia solo ricostruire lo sviluppo filosofico complessivo degli ultimi secoli.
Insomma, il tomismo affonda le radici in diversi aspetti della filosofia classica e li invera in una sintesi originale. Esso non può essere compreso senza il dovuto riferimento alla diffusione dell’aristotelismo, alla filosofia araba e averroista, ma anche agli orientamenti filosofici agostiniani, anselmiani e francescani ( bonaventuriani, scotisti ed occamisti).
Si tratta di una storia complessa. È necessario, pertanto, ricostruire pazientemente il vasto dibattito che portò al riconoscimento del valore del tomismo per l’insegnamento ufficiale della Chiesa cattolica e rammentare che le critiche rivolte al tomismo colpiscono soprattutto l’aristotelismo o il razionalismo averroistico.
D’altra parte, l’opposizione e le condanne del tomismo ad opera del Tempier o del Peckam e quelle provenienti dalle opere di Guglielmo De la Mare e dal Correctorium fratris Thomae sono significative, al di là delle pur rilevanti questioni sulla natura dell’anima, di un generale dibattito sui fondamenti stessi del sapere, della filosofia e della teologia: si tratta di un dibattito che si concentra intorno a significativi nuclei tematici e che ci riporta alla questione del rapporto fede-ragione, tematica che S. Tommaso impostò nel senso di una positiva autonomia di entrambi i termini nel loro rapporto armonico, insieme razionale e teologico, che fonda una filosofia cristiana assai valida e universalmente condivisibile.
Il Fabro nota che, superata la svalutazione pregiudiziale del Medioevo e della Scolastica in genere o dello stesso tomismo, ci si concentra spesso su aspetti specifici della cultura medievale o del tomismo, quasi perdendo la prospettiva d’insieme: occorrerebbe dare, invece, una delineazione tendenzialmente rigorosa ed approfondita delle linee di fondo di un’epoca filosofico-teologica e di un movimento complesso che coinvolge tante tematiche: esse attendono, infatti, approfondimenti sempre più necessari. Nuove prospettive storiografiche richiedono singolare competenza su molte questioni e molte tematiche, teoretiche e storiografiche, che vanno dalla metafisica sino alla filosofia politica o del diritto.
Pertanto, la pubblicazione di questo volume, nell’ambito di quella delle Opere complete di Cornelio Fabro, è di aiuto, anche oggi, per introdurre un più vasto pubblico di lettori e di giovani ad una conoscenza di tematiche rilevanti per una riflessione sulla filosofia cristiana nel suo complesso e sul significato critico del tomismo nel panorama di una filosofia che molti ritengono risolta, più che vivente nello sviluppo del sapere attuale.
Tratto dalla rivista "Studia Patavina" 2007, nr. 3
(http://www.fttr.glauco.it/pls/fttr/V3_S2EW_CONSULTAZIONE.mostra_pagina?id_pagina=271)
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mauro la spisa, granatina.g@gmail.com il 13 novembre 2010 alle 06:42 ha scritto:
Testo di riferimento per chiunque voglia accostarsi all'Aquinate senza smarrirsi nella fitta e complessa trama delle scuole filosofiche e teologiche medievali e sopra tutto senza perdere contatto con le filosofie della modernità, da Cartesio ad Hegel, e della postmodernità,almeno in germe, da Kierkegaard ad Heidegger.
Naturalmente la 'Breve Int. al tomismo' scritta con il tipico stile fabroniano ( chiarezza e congruità), apparso per la prima volta da Desclèe in Roma nel 1960 ed ora riproposto in veste elegante dall'Editrice del Verbo Incarnato,può risultare in certo modo datata se rapportata a quanto è stato elaborato fino ad oggi, specie con riferimento alla visione eco-sistemica del mondo con propaggini neo-bruniane dei mondi altri nel micro (neurotica) e nel
macro (astronautica) ed all'emergere della matrice eurasiatica della civiltà occidentale.
Ciò tuttavia non pregiudica in nulla l'attualità del testo proposto specie se si abbia l'accortezza di non restringere l'opera tomasiana ai soli commenti aristotelici ma di dilatarne la prospettiva alla 'Somma c. i Gentili' ed al Commento ai 'Divini Nomi' ove si troveranno ampi margini di originale apertura ai temi accennati non evidentemente nei linguaggi correnti ma nel potenziale di significazione e comprensione incluso nella visione della compartecipazione onto-noetica ed ecosferica fra livelli di realtà troppo spesso contraffatti da schematismi di 'routine' come il contrapporsi dei mondi sensibile e sovrasensibile, tanto caro a certa pubblicistica ispirata ad un libero pensare desideroso di amanciparsi da una trascendenza che nell'opera tomasiana risulta tutt'altro che espropriatrice dei diritti di libertà.
Lo scritto fabriano è 'introduttivo' alle complesse vicende storico-esegetiche del tomismo e da solo non può certo soddisfare la curiosità di chi vuol approfondire le ragioni storico-filosofiche dell'attuale deriva della laicità evitando la sensazione di 'tornare al medioevo'.
D'altra parte la sterminata pubblicistica del p.Fabro può ancora suggerire notevoli spunti chiarificatori anche se un poco dipendente dalla sua personalità coesa e appassionata, invisa ai sostenitori del 'pensiero debole' più incline a galleggiare sul possibilismo delle scelte che ad arrischiarsi nella decisione.
D'altronde,pur se teologo,l'Aquinate non glissò sugli stati dubitativi ed equivocanti della ricerca di senso: precisamente quanto lo scritto del Fabro si impegna a tratteggiare.
Una ragione di più per rileggere i suo scritti più densi e documentati magari corredandoli con i supporto Web del Lessico Tomistico.