Laicità possibili. Fondamenti e prospettive
(Le due parole)EAN 9788889100424
In effetti, Marson non parla con intenti polemici, ma per ricordare che il termine laico ha avuto uno slittamento semantico che autorizza a pensare anche a significati nuovi e ad una «nuova laicità», cioè ad una laicità intesa come comune ricerca fra credenti e non credenti e come confronto senza preclusioni sull’uomo del nostro tempo.
Il termine laicità non solo non si oppone al termine religiosità, ma non si contrappone a una «laicità al plurale». Ci si può richiamare all’insegnamento di Benedetto XVI, il quale ha individuato alcuni interrogativi del dibattito in corso, affrontando tale tematica nella più ampia questione del rapporto tra fede e ragione. Emerge che l’immagine della ragione data dal razionalismo o dal positivismo è unilaterale non perché essa non abbia un fondamento, ma in quanto è solo un aspetto dei molti tipi di razionalità possibili. Pertanto, Marson ricorda che la laicità è soprattutto «un metodo, uno stile, uno spirito» e non è un concetto sostantivo. A queste tematiche si può collegare la questione della laicità dello Stato che non appare più un principio da rivendicare contro l’invadenza delle religioni, ma si rivela come un principio che «ha a che fare con le radici cristiane» della storia europea e occidentale (p. 26). Queste tesi, che richiamano le riflessioni di Jacques Maritain, vengono discusse in rapporto al Trattato istitutivo della Costituzione europea (2004), allo stato giuridico della laicità nel nostro Paese (p. 31), alla questione dell’insegnamento della religione (p. 44).
L’analisi delle questioni non può ignorare problematiche concrete, ma non può neanche restare su un piano empirico. È solo in un dibattito di più ampio respiro che, come ha notato Jürgen Habermas, si può realizzare «un cammino dialettico e costruttivo» tra i credenti e coloro che sono identificabili come «cittadini secolarizzati»: sarebbe, infatti, «depauperante non prendere sul serio il potenziale di verità delle immagini religiose del mondo» (p. 38).
Ad Habermas si rifà anche Giuseppe Goisis, che ricorda le problematiche evoluzioni «dell’ethos dello stato liberale» (p. 160). Lo sviluppo dell’egoismo individualistico ha spesso sostituito il richiamo ai valori interiori con un positivismo che induce al disimpegno e alle scelte più facili. La tesi habermasiana dell’osmosi, più che simbiosi, «tra religione e città secolare» (p. 163) induce l’autore a dichiarare che il problema della laicità richiede una prospettiva più ampia di quella che ripropone antiche incomprensioni e opposizioni troppo rigide.
Pertanto, Goisis evidenzia sette punti intorno a cui riflettere. A questo proposito, egli ricorda le analisi di Norberto Bobbio, grande figura di pensatore che fu animato da un sincero «dubbio laico» e da un senso di «mite fraternità» (p. 168). Infatti, i criteri cui far riferimento sono il dubbio, la capacità di distinguere e nominare, l’attitudine a interpretare, la criticità, la lucidità e la tensione appassionata, il dialogo, il rispetto dell’altro, la comprensione del proprio limite (p. 167).
A queste riflessioni si collega il denso e competente saggio di Gianfranco Miglio. Riflettendo sul problema della genesi storica del concetto di laicità dello Stato, egli ricorda sia la nascita dello Stato moderno e sia le diverse teorie dello Stato. A questo proposito, risultano interessanti le pagine dedicate alla dottrina agostiniana dello Stato, ma anche quelle che ricostruiscono le dottrine politiche che portarono alle teorizzazioni e alla crisi dell’Illuminismo.
L’analisi storica mostra l’aporeticità di tratti significativi della situazione attuale. Perciò, Miglio sostiene che «lo stato non custodisce alcuna verità, ma deve porre le condizioni istituzionali del bene comune, che necessita del contributo di tutti per essere effettivo e non risolversi in una vuota enunciazione formale. Perché ciò sia possibile, i vari ordinamenti statuali (compreso il nostro) devono recuperare un rapporto costruttivo fra etica sociale e diritto, che verranno certo differenziati ma non separati, perché è imprescindibile l’esigenza di rispondere ai bisogni della convivenza sulla base di criteri sostanziali di giustizia, laddove ai diritti proclamati si accompagni l’enunciazione di quei doveri che discendono dalla natura sociale dell’uomo» (p. 94-95).
In questo senso, si comprende l’interessante riflessione su quelle analisi di Aldo Magris che affrontano il problema del rapporto tra laicità, tolleranza, umorismo e criticità. Lo spirito di laicità, ricorda ancora l’autore dell’intervento, non si oppone all’istanza della coscienza religiosa, ma all’idolatria dei propri pensieri.
Perciò, nel volume si trova la costante richiesta di una più incisiva formazione alla laicità e al rispetto delle opinioni e delle fedi. Tutto ciò chiama in causa non solo la politica o la giurisprudenza, ma anche le pratiche sociali e l’educazione.
Tratto dalla rivista "Studia Patavina" 2008, nr. 2
(http://www.fttr.it/web/studiapatavina)
Dibattito accademico sulla laicità, con l’obiettivo di «ridefinire i contenuti e i contorni di una parola, di un principio, di una prassi», partendo dalla convinzione che «laicità è soprattutto un metodo, e non un “concetto sostantivo”». Dal pensiero dei tre aa., i quali hanno una formazione filosofica, giuridica e teologica, emerge che concezioni e pratiche della laicità «sono molteplici e talora contraddittorie », nonché «è impossibile, in linea di principio, definire un’unica idea di laicità come legittima a esclusione di tutte le altre».
Tratto dalla rivista Il Regno n. 4/2008
(http://www.ilregno.it)
È un libro nato dal vivo della scuola (Istituto di Scienze Religiose ‘Rufino di Concordia’ di Portogruaro) nell’anno accademico 2005-2006 tramite un dibattito articolato di un gruppo di docenti su un tema delicato e pressante: la laicità. In verità il titolo porta il plurale sotto il segno della potenzialità: laicità possibili, per significare non tanto un pluralismo di posizioni, cosa quanto mai nota, ma il pluralismo degli elementi che in misura motivata entrano a far parte di un metodo, anzi prima ancora, uno spirito e uno stile che si possono definire laici (p. 21).
A ciò perviene il contributo dei tre autori. O. Marson, direttore dell’Istituto e coordinatore del progetto si è impegnato in un eccellente status quaestionis: La laicità e le laicità: i termini, le posizioni e gli interrogativi di un dibattito aperto: nel linguaggio corrente; nel mondo della cultura; in rapporto alla cosiddetta “laicità dello stato” con la varietà conflittuale delle interpretazioni; ‘la via italiana’ alla laicità ed altre voci in proposito; l’insegnamento di J. Ratzinger - Benedetto XVI. A conclusione, l’A. cerca di chiarire il senso di laicità della scuola nell’insegnamento religioso italiano: «imparzialità e riconoscimento» è il binomio chiave, cui si arriva con l’insegnamento religioso concordatario [IRC] integrato con un approccio culturale al fatto religioso, coprendo così il buco nero dell’ora alternativa scandalosamente evasa. Personalmente penso piuttosto al mantenimento dell’unico attuale IRC, fatto oggetto di un approccio culturale restando nella sua natura di fatto religioso confessionale specifico. Al prof. Maglio dell’Università di Venezia (Laicità dello stato: introduzione storica) è toccata la lettura storica, resa in maniera essenziale e chiara, di un concetto così complesso come quello di laicità considerando l’evoluzione sia dell’idea di stato, sia dei rapporti fra società civile e religiosa, indicando nella ‘verità dell’uomo’ il nucleo perenne di ogni laicità a cui le istituzioni stato e società civile e religiosa sono necessari fattori di servizio.
Il prof. Goisis, anche dell’Università di Venezia, affronta l’argomento Laicità: da un punto di vista storico e filosofico. Egli approfondisce diversi elementi già rilevati nella relazione di Marson, in dialogo con autori italiani e stranieri, pervenendo alla laicità intesa piuttosto come metodo e stile secondo sette “spunti conclusivi”(p. 167), in cui appare la non chiusura alla dimensione religiosa, e insieme il rispetto delle idee altrui, specie a livello di coscienza, accompagnato da una tensione permanente alla verità, con lucidità intellettuale e apertura al dialogo. Questo testo è ottimo come scuola di metodo per realizzare lo stesso percorso, e come traguardo concettuale cui pervenire.
Tratto dalla rivista "Salesianum" 72 (2010) 3, 576-577
(http://las.unisal.it)