Il preannuncio del mondo che verrà
-Il «Prognosticum futuri saeculi» di Giuliano di Toledo
[Con sovraccoperta stampata]EAN 9788889094884
Si era già precedentemente cimentato il domenicano Tommaso Stancati sulla tematica escatologica del vescovo toledano, approntando sia articoli specialistici apparsi su riviste scientifiche sia l’edizione inglese del volume, pubblicato – senza il testo latino – presso la Paulist Press, Mahwah-NJ-USA 2010, per la serie Ancient Christian Writers, n. 63 (Julian of Toledo, Prognosticum futuri saeculi. Foreknowledge of the world to come, pp. 608).
La poderosa monografia che presentiamo è traduzione dall’inglese di Sergio Stancati e contiene la prima traduzione integrale in lingua italiana – con l’aggiunta del testo latino critico a fronte, tratto dal Corpus Christianorum, series Latina, vol. CXV (Brepols, Turnhout 1976, ed. J.N. Hillgarth) – del piú antico trattato sistematico di escatologia cristiana. L’occasione ha suggerito al curatore di inquadrare lo scritto nella situazione storica, politica, religiosa e liturgica della Spagna visigotica in cui nacque, visse e operò il dotto vescovo primaziale della sede di Toledo. Un ampio risalto, quantitativo e qualitativo (pp. 49-219), è stato dato alla figura di Giuliano (vissuto negli anni 642-690): vita, formazione culturale, carriera ecclesiastica, ministero pastorale e conciliare, rapporti con le chiese di Spagna e con il potere monarchico visigotico, scritti autentici e dubbi. Il prof. Stancati, poi, descrive e analizza l’opera principale (il Prognosticum): titolo, redazione e struttura, fonti (letterarie, bibliche, patristiche), dediche, metodo teologico, contenuti, diffusione e influssi, tradizione manoscritta ed edizioni (pp. 221-347).
All’inquadramento storico-ecclesiastico della Spagna visigotica del settimo secolo segue e si dipana, nel quarto capitolo dell’introduzione, che occupa le pagine 349-438, il commento teologico dell’opera: il lettore è condotto ad attraversare analiticamente i singoli capitoli dei tre libri del Prognosticum, apprendendo il percorso sistematico e argomentato sul mistero della morte, sull’escatologia intermedia – il destino immediato oltre la morte del singolo –, sulla teologia della risurrezione di tutto l’uomo (anima e corpo). Quest’ultimo tratto affronta problematiche di ampio respiro (cristologia, ecclesiologia, escatologia ecclesiale, destino eterno, condizione dei beati, visione di Dio) e quaestiunculae piú sottili: realismo della risurrezione, spiritualità e qualità dei corpi risorti (III,17-19); statura ed età dei risorti (III,20); alti o bassi, magri o grassi? (III,21); perfezione dei corpi risorti (III,22); sessualità dei risorti (III,24); pasti e indumenti dei risorti (III,25- 26); sorte dei corpi deformi, mutilati o menomati (III,28-30); il «fuoco» della dannazione (III,33- 44).
L’edizione-traduzione si trova alle pagine 441-655, ed è preceduta da due lettere di Idalio, vescovo di Barcellona. La prima è indirizzata allo stesso Giuliano: è piena di riconoscenza per aver ricevuto la «santa opera», il codice promesso e desiderato, il libro che «con dotta sintesi, non solo dalle sentenze degli antichi e santi Padri, ma anche sotto l’ispirazione e il magistero di Cristo, con fatica e applicazione particolare» (p. 447) Giuliano ha portato a termine e gli ha inviato. Idalio esprime la sua ammirazione perché, tra le altre cose, «in questa opera, per quanto sembra che il primo libro, in certo modo, voglia suscitare nei colpevoli severità e timore, tuttavia i due libri successivi sollevano i cuori dei credenti in Cristo a una grande confidenza, a causa della speranza della futura risurrezione e del regno che Cristo ha promesso di dare ai suoi fedeli». Si congratula per il fruttuoso lavoro di nuova e verissima sintesi operata da Giuliano che, insieme alle sentenze dei Padri, fuga i dubbi e illumina le cose difficili a capirsi.
La seconda lettera è indirizzata a Suntfredo vescovo della prima sede di Narbona a cui Idalio inviava lo scritto giulianeo, lodevolmente e ostinatamente richiestogli, «affinché dalla sua conoscenza i presuli di tutta la vostra provincia» possano trarre grandi frutti spirituali (p. 453). Una bibliografia di notevoli proporzioni, suddivisa opportunamente per settori di ricerca per essere facilmente consultabile senza perdersi in centinaia di titoli (pp. 657-697), illustra il raggio di indagine degli studiosi sul periodo storico-ecclesiastico esaminato e sulla bio-bibliografia dell’autore, in particolare sulla storia delle edizioni e degli studi del Prognosticum. Il «mistero» della morte con gli enigmi di un oltre-vita terrena, dell’aldilà, di un giudizio, dei destini «eterni», della risurrezione dei corpi, della visione beatifica: sono questi interrogativi che hanno scandito spazi e secoli del passato, e hanno coinvolto teologi e uomini di cultura, credenti di tutte le religioni e atei, persone semplici e dotte.
La lettura del Prognosticum, opera ancorata alla Scrittura e alla Tradizione patristica, offre una risposta teologica, costruita all’interno della prospettiva della fede cristiana e pensata da un pastore del settimo secolo interessato al benessere spirituale del popolo. Pur lontano nel tempo, lo scritto risulta di grande attualità anche per l’oggi, almeno per una presa di coscienza della dimensione escatologica della storia in vista di un dibattito culturale-religioso-esistenziale sulla significatività del vivere terreno.
In realtà il Prognosticum è trattato «antiapocalittico e antivisionario […] dotato di una buona dose di demitizzazione di visioni o concezioni escatologiche errate, coeve o antecedenti a Giuliano» (B. Forte, Nota introduttiva, p. 11). Apre un orizzonte di speranza sulle cose ultime.
Tratto dalla rivista "Studia Patavina" n. 2/2012
(http://www.fttr.it/web/studiapatavina)
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