Cattolicesimo e pietà popolare. Una sfida per il terzo millennio
[Copertina in carta]EAN 9788889094594
Più volte l’Autore ha trattato temi di pietà popolare. Se ora vi ritorna con una pubblicazione più ampia è per trasmettere un dato di fatto già delineato nel titolo stesso: la pietà popolare come sfida per un cattolicesimo che vive e si sviluppa a partire dalle tradizioni culturali impregnate dal messaggio evangelico. Nell’impossibilità di rendere conto dei contenuti racchiusi nei vari capitoli, il semplice scorrere dei titoli dà già un’idea dell’opera e insieme un invito ad un confronto: I. Il cattolicesimo popolare oggi: descrizione possibile; II. Fondazione e lettura teologica della pietà popolare; III. Lettura spirituale-ecclesiale dei riti della settimana santa; IV. Un senso pieno del pellegrinaggio; V. Pietà popolare e vangelo della carità; VI. Pietà popolare e bioetica; VII. Criteri teologico-pastorali per un’ermeneutica della pietà popolare. Nell’amplissima Presentazione, che corrisponde alla numerazione romana delle pagine, il p. Maffeo Pretto fa una rilettura dell’opera, ma in un orizzonte davvero ampio. Qui non ci si trova di fronte alle solite “pagine introduttive” ma ad un vero e proprio studio attraverso cui è doveroso passare per cogliere aspetti importanti sia del pensiero di Schinella sia dell’insieme del “capitolo pietà popolare”. Al riguardo può essere emblematico il confronto con le parti essenziali di tale percorso: I. Un confronto con i primi ricercatori che hanno richiamato l’attenzione sul valore del mondo religioso popolare: Giuseppe De Luca e Giuseppe Ratzinger; II. Don Ignazio tenta una ricerca sistematica affrontando il cattolicesimo popolare e la pietà popolare nella loro complessa realtà; III. Alcune puntualizzazioni sullo studio di Don Ignazio su «Cattolicesimo popolare e pietà popolare»; IV. Prospettive che possono allargare le trattazioni sulla pietà popolare. Anche con questa opera continua il lavoro di approfondimento circa il rapporto tra annunzio del vangelo e incontro con le culture quale si attua attraverso le divese forme della pietà popolare. Al centro tra vangelo e cultura si pone l’espressione liturgica. Ogni forma di pietà popolare ha sempre come termine di origine o comunque di riferimento la liturgia. Tener presente questo dato di fatto – ben evidenziato dalla Sacrosanctum Concilium e soprattutto dal Direttorio su pietà popolare e liturgia – costituisce un segno eloquente sia per interpretare i diversi linguaggi, sia per offrire un orizzonte sicuro al lavoro di animazione pastorale, sia per costruire una mens che attraverso tali linguaggi permetta di vedere anche quello della pietà popolare come un linguaggio con cui la prassi ecclesiale deve confrontarsi. In questa linea il lavoro Schinella offre un contributo molto prezioso, e il lettore gli deve essere grato!
Tratto dalla rivista "Salesianum" 72 (2010) 1, 183
(http://las.unisal.it)
«Prima forma di inculturazione della fede, il cattolicesimo popolare è espressione della fede cattolica, un luogo privilegiato di incontro degli uomini con il Cristo vivo. Per dirla con Giovanni Paolo II, il cattolicesimo popolare è la “vera espressione dell’anima di un popolo in quanto toccata dalla grazia e forgiata dall’incontro felice fra l’opera di evangelizzazione e la cultura locale” [...] Il tentativo di “comprendere il linguaggio [di questo fenomeno], di purificarlo e vivificarlo, permette di far incontrare con la fede la vita di tanta gente semplice e disponibile” (CEI, Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia, n. 55)» (pp. 5.191).
La ricerca sistematica sulla pietà popolare condotta dall’Autore ruota attorno agli elementi evidenziati dalla citazione iniziale. Le coordinate scientifiche sono espressamente indicate: «Sollecitato dal contributo prezioso delle ricerche storiche, sociologiche e antropologiche, specie dopo la pubblicazione del Direttorio su pietà popolare e liturgia, il mio interesse si sposta decisamente sul piano pastorale, con la “pretesa” di voler condividere, quale protagonista più che spettatore intellettuale, la speranza e la promessa del Vangelo tra la gente comune: anch’io mi sento soggetto storico del cattolicesimo popolare. Mi lascio, pertanto, interrogare dalla configurazione culturale che il Vangelo oggi assume in mezzo alla nostra gente, nel contesto dell’Italia e del mondo, tentando di cogliere la sua fisionomia, con le sue possibilità, contraddizioni e aperture, guidato da una precisa domanda: come sperimentare oggi la vita cristiana nella concreta situazione culturale nella quale è dato di vivere?» (p. 3). La risposta all’interrogativo procedurale prende avvio dalla disamina degli elementi dell’espressione «cattolicesimo popolare».
La ricerca ripercorre puntualmente, indicando strumenti e ambiti, i testi conciliari, magisteriali e teologici, rispetto al problema della cultura e di quella popolare in particolare, del linguaggio simbolico e del rito ad essa inerente, del «cattolicesimo popolare» e del «cattolicesimo altro» e del significato del termine «popolare». Su quest’ultimo, Schinella compie un’opzione fondamentale di senso, che diventa cifra particolare del suo lavoro: il passaggio dal significato di popolare come stratificazione sociale a quello di «appartenente al popolo di Dio», inteso ecclesiologicamente come «comunità gerarchica di coloro che credono in Gesù Cristo e si sono posti alla sua sequela» e che si concreta nella Chiesa particolare e locale. La Chiesa locale è un «luogo di divinizzazione e perciò di presenza attiva dello Spirito Santo» (p. 75), che «assume, in un processo di incarnazione, che è insieme di purificazione e di santificazione, la complessa e multiforme realtà umana in cui è inserita [...]. La Parola e l’Eucaristia fecondano la cultura cui si indirizzano e che assumono, conferendo un significato altro e oltre a tutta l’esistenza concreta dell’umano che incontrano [...].
La cultura non è tanto a servizio dell’evangelizzazione, quanto parte integrante del mistero di Cristo» (p. 76). Ciò che forse non è sufficientemente evidenziata nell’approccio sistematico di Schinella, che valorizza maggiormente gli apporti storici della cultura e pietà popolare, è una proposta per ridire pastoralmente «oggi» il kerigma cristiano, specie di fronte agli elementi rilevati di discontinuità sociale e culturale e dall’importante impatto di una secolarizzazione planetaria, che sembrano richiedere come ineludibile un «ridire e transignificare» l’annuncio cristiano e gli elementi essenziali della fede. A questo riguardo non sono molto comprensibili le prese di distanza dal prezioso Direttorio su pietà popolare e liturgia, specialmente quando questo invita gli operatori pastorali a ricorrere alle fonti bibliche nelle celebrazioni proprie – pii esercizi, sacre rappresentazioni, ecc. – della pietà popolare. La posizione dell’Autore è, invece, ancora quella di radicarsi profondamente nella tradizione capace di trasmettere significativamente la fede nella cultura odierna, portando a sostegno un’affermazione di Giovanni Paolo II sullo scapolare del Sacro Cuore, di cui il papa polacco era particolarmente devoto.
L’accelerazione della trasformazione culturale mondiale chiede a tutte le istanze ecclesiali di attuare l’invito di Giovanni Paolo II di favorire «il concorde ardimento dell’immaginazione e del pensiero, una visione aperta sul futuro», per ridare senso significante nell’oggi alle tradizioni «sanate» dall’opera di discernimento richiesta dal Direttorio su pietà popolare e liturgia. I liturgisti, al di là delle suggestioni di qualsiasi tradizione patristica e popolare loro nota, hanno preferito, secondo l’invito del Direttorio, tornare alle fonti bibliche certe – l’ascolto e la custodia della Parola da parte di Maria (Lc 2,19.51) – per fondare solidamente la pietà popolare e tentare una nuova semina del Vangelo della grazia, come strumento fondante di un’esperienza vitale della fede cristiana dell’oggi. E questo senza privare il pio esercizio di quelle suggestioni estetiche ed emozionali, che sono parte essenziale di qualsiasi forma di pietà popolare. Al di là di queste poche note critiche, l’apprezzamento per la ricerca di Schinella è sostenuto anche dalla ricchezza della riflessione, espressa negli ultimi capitoli del volume, su temi molto vitali oggi della pietà popolare: il pellegrinaggio, il Vangelo della carità, la bioetica e i notevoli criteri teologicopastorali per un’ermeneutica della pietà popolare.
Anche per questa attenzione alla contemporaneità, all’approfondimento e alla ricchezza di spunti ermeneutici, l’opera dell’Autore – corredata da un’importante Presentazione di M. Pretto –, che va oltre le coordinate previste di ricerca pastorale, si presta a una lettura piacevole ed esaustiva in merito alle intenzioni dichiarate dall’Autore.
Tratto da "Rivista Liturgica" n. 4/2012
(http://www.rivistaliturgica.it)
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