Tra credere e sapere. Dalla Riforma protestante all'ortodossia riformata
(Calviniana. Scritti e studi)EAN 9788888747965
Il Seicento dell’ortodossia riformata: ovvero, questo sconosciuto. Da un punto di vista prettamente teologico, c’è stata una frattura o una continuità tra l’esaltante e lacerante domanda di Lutero – quale Dio mi può salvare? – e la successiva evoluzione nell’ortodossia calvinista del XVII secolo? A questa domanda risponde l’a., fondatore dell’Istituto di formazione evangelica e documentazione (IFED) di Padova, con un saggio che ha il merito di porre sul tavolo la questione di una ri-scoperta teologica di un secolo, il Seicento, che è tutto fuorché un periodo di decadenza. L’importanza dell’ortodossia, al di là delle polemiche di scuola, si coniuga in Bolognesi con la riflessione sulla teologia intesa come disciplina elenctica che, come affermava, sempre nel Seicento, il teologo riformato Turrettini va presa nel senso di «convincente» in quanto ha a che fare «con l’organizzazione del materiale e col suo taglio polemico». Teologia come un tornare alle fonti dell’ortodossia riformata per non tradire la Riforma, dunque: una orthos doxa lucidamente assunta come paradigma di fede con tutte le conseguenze del caso.
Tratto dalla Rivista Il Regno 2011 n. 18
(http://www.ilregno.it)
A cinquant’anni dagli inizi del concilio Vaticano II il problema tuttora dibattuto negli ambienti cattolici si concentra sull’alternativa «continuità o rottura/superamento» da parte del Concilio rispetto alla precedente tradizione cattolica. Un analogo problema ermeneutico per il versante della Riforma è brillantemente affrontato nel libro del prof. Bolognesi, pastore della Chiesa riformata battista di Padova, noto ben oltre i confini della sua comunità per le Giornate teologiche che l’Istituto di formazione evangelica e documentazione organizza annualmente a Padova.
Già il titolo del libro lascia intuire il problema: in che rapporto stanno le intuizioni credenti dei primi riformatori (il «credere» di Lutero e Calvino nel 1500) e la successiva sistemazione scolastico-catechistica dell’Ortodossia riformata (il «sapere» del Settecento)? La prefazione, firmata dalla Compagnia degli anziani, precisa all’inizio del volume: «Si tratta di una introduzione storicoteologica all’Ortodossia riformata, quel periodo della storia della chiesa evangelica che collega la Riforma magisteriale del XVI secolo all’età dei Risvegli e all’evangelicalismo». Nell’introduzione Bolognesi aggiunge: «La questione investe l’elemento della continuità o meno della Riforma con il periodo successivo.
Da un punto di vista teologico, c’è stata una rottura ovvero un prolungamento tra il XVI secolo e i secoli successivi in ambito protestante?» (p.11). La risposta si articola in otto capitoli e tre appendici e sostiene una appassionata affermazione della sostanziale fedeltà, capace tuttavia di tener conto del variare culturale delle epoche. Dopo aver descritto l’Ortodossia come periodo capace di approfondire meglio il pensiero degli stessi riformatori sul piano dogmatico al servizio di una chiesa ormai stabilizzata, l’A. indica i tre periodi del cammino centenario della Riforma e gli esponenti piú rappresentativi in una vasta gamma di posizioni, pur con alcune linee di fondo comuni. Nel secondo capitolo l’A. concentra l’attenzione sullo studio dell’Ortodossia riformata e sulle varie opinioni di discontinuità/sostanziale continuità tra Riforma e Ortodossia, segnalando le aree di confronto e la ricerca di un’identificazione in alcuni punti di convergenza assai significativi. Le note che accompagnano il capitolo dicono il serio retroterra delle affermazioni e invitano all’approfondimento ulteriore.
Il ritorno di una certa scolastica, che i primi riformatori classificarono come idolo da abbattere in nome della Scripturae simplicitas (p. 45), sa distinguere nel terzo capitolo l’uso dall’abuso di un metodo, coltivando l’attitudine di armonia tra fede e ragione, purificando Aristotele nell’ottica soteriologica evangelica e riconoscendo nella sostanza una certa continuità tra Tommaso d’Aquino e Giovanni Calvino (cf. p. 52) proprio per preservare il sola gratia e il sola Scriptura della Riforma, che è un largo fiume in cui confluiscono diversi affluenti. Nei capitoli centrali alcuni momenti particolarmente strategici nell’itinerario della teologia riformata costituiscono oggetto di studio. Anzitutto il Sinodo di Dordrecht (1618-1619) rappresenta un momento di verifica della teologia riformata a circa un secolo dalla sua nascita e, come tale, costituisce un importante punto di riferimento sul tema della predestinazione non solo per i riformati olandesi: erano presenti al sinodo delegati di otto paesi e tutti presero la parola sulla dottrina della salvezza, ancorandola all’intrinseco significato dell’opera di Cristo sulla croce. Un secondo momento studia la città di Ginevra come laboratorio per una nuova società: prende in considerazione il ruolo della ragione in rapporto alla fede, in particolare per merito del teologo controversista Francesco Turrettini.
La ragione non è mai assunta come principio di fede, bensí come suo strumento in un ruolo ancillare nel quadro di una religiosità viva e appassionata. In terzo luogo si punta l’obiettivo sull’Accademia di Saumur in Francia, che diventa il centro per affrontare il vasto dibattito della critica biblica sull’importanza delle vocali ebraiche per l’interpretazione della Scrittura: la discussione si prospetta di notevole impegno sul piano filologico per difendere la dottrina dell’ispirazione della Bibbia. I capitoli conclusivi settimo e ottavo sottolineano il carattere pratico dell’Ortodossia riformata, come teologia che risponde al bisogno di un cristianesimo vivo, capace di incidere sulla condotta morale di coloro che lo professano, con larga ripercussione e grande sforzo di diffusione della Bibbia spiegata in sermoni al popolo che in quel periodo potevano durare anche due ore.
Cosí si precisa l’eredità dell’Ortodossia riformata, che va ben oltre una teologia della protesta, in un tempo di consolidamento confessante la fede, a servizio di una chiesa stabilita, capace di interagire con nuove situazioni culturali e di stimolare alla pietà e alla devozione. Le tre Appendici offrono un ampio panorama di teologi dell’Ortodossia riformata dal tempo della prima Riforma del 1500 fino alla tarda Ortodossia del 1790; poi una scheda completa sul pensatore protestante italiano Francesco Turrettini (1623-1687), pastore della chiesa italiana a Ginevra, citato piú volte con grande rispetto anche da Karl Barth; infine i prolegomeni teologici dello stesso Turrettini divenuto docente accademico. Un Indice dei nomi storici conclude l’elegante volume inserito nella collana Calviniana e uscito in occasione del conferimento della laurea honoris causa a Pietro Bolognesi da parte della Faculté Jean Calvin di Aix-en-Provence.
Un lettore cattolico, come il sottoscritto, deve confessare la propria ignoranza e insieme la gioia nel leggere le 160 fitte pagine scritte dal prof. Bolognesi: un cattolico viene cosí a contatto con tradizioni cristiane e nomi quasi sconosciuti che dicono la vitalità e la fermentazione benefica della Scrittura santa oltre i confini della propria comunità confessionale. Chi firma questa scheda ben volentieri partecipa al momento gratulatorio per il bel volume. Per assicurare l’A. di aver letto con attenzione e interesse anche le note può aggiungere la segnalazione di qualche errore di stampa da evitare in una probabile riedizione: ad esempio a p. 58 nelle note 28 e 31 Antonio Poppi va corretto con Antonino; cosí nella nota 45 a p. 60 va rivista la citazione latina della Institutio, come nella nota 7 di p. 71 va probabilmente precisato il titolo di Giambattista Gori; analogamente il testo francese nella nota 20 a p. 97 merita una rilettura, come il titolo della nota 5 a p. 109 e il n. 4 di p. 144.
Conclusivamente va detto un grazie al prof. Bolognesi che onora la cultura cristiana di Padova anche con questo bel volume, critico verso i luoghi comuni e attento fino alle sfumature.
Tratto dalla rivista "Studia Patavina" n. 1/2013
(http://www.fttr.it/web/studiapatavina)
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