Il vuoto e la carne
-Il pensiero filosofico e la problematizzazione della realtà
(Biblioteca di filosofia)EAN 9788886631341
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DETTAGLI DI «Il vuoto e la carne»
Tipo
Libro
Titolo
Il vuoto e la carne - Il pensiero filosofico e la problematizzazione della realtà
Autore
Dagradi Sergio
A cura di
Chimirri G.
Editore
Bonomi
EAN
9788886631341
Pagine
162
Data
2003
Collana
Biblioteca di filosofia
COMMENTI DEI LETTORI A «Il vuoto e la carne»
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Recensioni di riviste specialistiche su «Il vuoto e la carne»
Recensione di Francesco De Carolis della rivista Studia Patavina
Il vuoto e la carne, nono volume della Biblioteca tematica di filosofia, intende delineare i punti di riferimento filosofico-letterari ai quali, ad avviso dell’autore, bisognerebbe riferirsi se si vuole, soprattutto sulle orme delle ormai classiche analisi di Foucault, delineare la necessaria problematizzazione di una questione spesso trattata in modo superficiale e secondo stereotipi.
In effetti, dal volume emerge l’immagine di una società consumistica attenta soprattutto ad esaltare la logica del dominio sugli uomini e il potere economico. Su questa base poco soddisfacente viene prospettata la liberazione, anche politica e comunitaria, del vissuto profondo, del rapporto umano e di relazioni emotivamente significative tra gli uomini.
Il testo, diviso in nove capitoli, raccoglie molti interventi dell’autore, che ha sentito il bisogno di riunire più organicamente i propri studi.
Già nell’introduzione e nella prefazione, si sottolinea che il testo non è un trattato di antropologia o di pura fenomenologia del costume e degli abiti morali dei diversi gruppi umani. Esso non vuole, però, neppure essere una trattazione di morale nel senso classico o una riflessione rivolta prevalentemente al dover essere degli atti umani e delle scelte degli uomini.
L’obiettivo è, invece, delineare uno spazio metodologico nel quale sia possibile ricostruire e discutere i differenti approcci che i filosofi hanno avuto dinanzi al tema del corpo, della sessualità, dell’affettività. Sullo sfondo si legge il bisogno di affrontare una questione nodale, quella dell’unità e dell’alterità nella relazione fra gli uomini e i gruppi umani.
Svolgendo coerentemente il punto di vista scelto, l’autore focalizza il suo interesse sul mondo greco e rinascimentale che elaborano teorie consonanti con gli obiettivi della ricerca. Ne emerge la convinzione “della necessità di un discorso sulla finitudine dell’essere e sul suo venire all’essere in quanto finito e sull’eccedenza che lo accompagna e permea, e che è tale, quindi, non eminentemente quando nomina la riproduzione e quindi, la finitudine, la morte che necessariamente lo accompagnano, ma intrinsecamente, nel suo disporsi costitutivo. Discorso pertanto che si rifiuta all’unilateralità di una razionalità astraente e di una temporalità lineare. Omogenea, geometrizzata” (p. 152).
Emerge così il tema della fluidità che non coinvolge solo la dimensione relazionale del maschile e del femminile, ma tutta la questione della differenza, intesa non come semplice ostacolo, bensì come possibilità di nuove connessioni esistenziali. Emerge anche la questione del femminile, tematica troppo spesso relegata in una dimensione stereotipata e poco convincente. Su questa base, l’autore ritiene di poter trarre anche alcune conclusioni antropologiche: “tutto ciò significa ripensare -o pensare per la prima volta- a partire dal corpo, ponendosi al di là di quella rottura verticale che ha attraversato l’uomo occidentale” (p. 157).
Se Dagradi non ignora le carenze di filosofie derivate dalla netta separazione tra aspetti spirituali e corporei, il testo pone anche in evidenza la polisemia dei termini di riferimento che rendono così complesso e contemporaneamente ricco di spunti l’approccio alle opere di Platone, l’analisi delle dottrine pitagoriche, la lettura dei testi esiodei dedicati all’amore,alla sessualità e lala donna (pp. 11-19).
L’autore analizza inoltre il complesso atteggiamento di Cartesio in relazione all’amore e al desiderio, anche sulla base della convinzione della positività di una vita ragionevole che governi saggiamente le passioni, e l’interpretazione contratualistica dell’amore e della sessualità presente nelle opere di Kant.
Pur movendosi in un ambito molto complesso, in questioni sicuramente differentemente interpretabili, egli si mostra sinceramente convinto di non poter accettare la scarsa problematizzazione di dimensioni così profonde dell’essere umano.
Tratto dalla rivista "Studia Patavina" 2004, nr. 3
(http://www.fttr.glauco.it/pls/fttr/V3_S2EW_CONSULTAZIONE.mostra_pagina?id_pagina=271)
In effetti, dal volume emerge l’immagine di una società consumistica attenta soprattutto ad esaltare la logica del dominio sugli uomini e il potere economico. Su questa base poco soddisfacente viene prospettata la liberazione, anche politica e comunitaria, del vissuto profondo, del rapporto umano e di relazioni emotivamente significative tra gli uomini.
Il testo, diviso in nove capitoli, raccoglie molti interventi dell’autore, che ha sentito il bisogno di riunire più organicamente i propri studi.
Già nell’introduzione e nella prefazione, si sottolinea che il testo non è un trattato di antropologia o di pura fenomenologia del costume e degli abiti morali dei diversi gruppi umani. Esso non vuole, però, neppure essere una trattazione di morale nel senso classico o una riflessione rivolta prevalentemente al dover essere degli atti umani e delle scelte degli uomini.
L’obiettivo è, invece, delineare uno spazio metodologico nel quale sia possibile ricostruire e discutere i differenti approcci che i filosofi hanno avuto dinanzi al tema del corpo, della sessualità, dell’affettività. Sullo sfondo si legge il bisogno di affrontare una questione nodale, quella dell’unità e dell’alterità nella relazione fra gli uomini e i gruppi umani.
Svolgendo coerentemente il punto di vista scelto, l’autore focalizza il suo interesse sul mondo greco e rinascimentale che elaborano teorie consonanti con gli obiettivi della ricerca. Ne emerge la convinzione “della necessità di un discorso sulla finitudine dell’essere e sul suo venire all’essere in quanto finito e sull’eccedenza che lo accompagna e permea, e che è tale, quindi, non eminentemente quando nomina la riproduzione e quindi, la finitudine, la morte che necessariamente lo accompagnano, ma intrinsecamente, nel suo disporsi costitutivo. Discorso pertanto che si rifiuta all’unilateralità di una razionalità astraente e di una temporalità lineare. Omogenea, geometrizzata” (p. 152).
Emerge così il tema della fluidità che non coinvolge solo la dimensione relazionale del maschile e del femminile, ma tutta la questione della differenza, intesa non come semplice ostacolo, bensì come possibilità di nuove connessioni esistenziali. Emerge anche la questione del femminile, tematica troppo spesso relegata in una dimensione stereotipata e poco convincente. Su questa base, l’autore ritiene di poter trarre anche alcune conclusioni antropologiche: “tutto ciò significa ripensare -o pensare per la prima volta- a partire dal corpo, ponendosi al di là di quella rottura verticale che ha attraversato l’uomo occidentale” (p. 157).
Se Dagradi non ignora le carenze di filosofie derivate dalla netta separazione tra aspetti spirituali e corporei, il testo pone anche in evidenza la polisemia dei termini di riferimento che rendono così complesso e contemporaneamente ricco di spunti l’approccio alle opere di Platone, l’analisi delle dottrine pitagoriche, la lettura dei testi esiodei dedicati all’amore,alla sessualità e lala donna (pp. 11-19).
L’autore analizza inoltre il complesso atteggiamento di Cartesio in relazione all’amore e al desiderio, anche sulla base della convinzione della positività di una vita ragionevole che governi saggiamente le passioni, e l’interpretazione contratualistica dell’amore e della sessualità presente nelle opere di Kant.
Pur movendosi in un ambito molto complesso, in questioni sicuramente differentemente interpretabili, egli si mostra sinceramente convinto di non poter accettare la scarsa problematizzazione di dimensioni così profonde dell’essere umano.
Tratto dalla rivista "Studia Patavina" 2004, nr. 3
(http://www.fttr.glauco.it/pls/fttr/V3_S2EW_CONSULTAZIONE.mostra_pagina?id_pagina=271)
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