La rincorsa di Dio
(Mini libri)EAN 9788886474696
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DETTAGLI DI «La rincorsa di Dio»
Tipo
Libro
Titolo
La rincorsa di Dio
Autore
Zovatto Pietro
Editore
Parnaso
EAN
9788886474696
Pagine
112
Data
2005
Collana
Mini libri
COMMENTI DEI LETTORI A «La rincorsa di Dio»
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Recensioni di riviste specialistiche su «La rincorsa di Dio»
Recensione di Giuseppe Bortolussi della rivista Studia Patavina
Già lo scrittore istriano Tomizza, autore di Materada (1960), epopea di un popolo costretto all’esilio, considerava Zovatto un «poeta necessario a sé e agli altri». E parlando delle sue composizioni sul crocifisso sempre «silenzioso» aggiungeva «lo riacciuffi nella sua misteriosità, in quel suo stupendo essere un Dio sempre morente / di una morte che vive in eterno».
In questa silloge il poeta si apre con l’anima in completa nudità nel sentimento sincero di una disamina interiore e faticosamente enuclea la propria radicale identità: «Anima scabra / spoglia colonna dorica, / cercata nel deserto». Si lascia libertà di opzione per interpretare se è Dio che ricerca l’uomo o se è l’uomo che rincorre Dio. È «un eterno inseguimento» d’origine plotiniana in cui Dio-anima si ricercano simultaneamente senza saper discernere la direzione: «L’universale esplode nel particolare / al raggio d’una intuizione», Dio (Ispirazione).
Immerso nelle realtà terrene eppure scavalcandole con la sapienza cristiana: «Io credo nella pienezza dello spirito / e confesso all’anima mia devozione / … L’amore prevarica ogni logica / ed è la mano di Dio che suggella / la mia con invincibile speranza» (Il poeta allo specchio).
È suggestionato dalle bellezze tragiche dell’Istria, terra di confine conteso, come ferito dall’agnosticismo eclettico dei giovani che non sanno più pregare: «E la preghiera del giovane? / ha un cuore senza parole» (La camera del giovane). Ma soprattutto il poeta è consapevole dell’invalicabile enigma della morte: «Niente più del silenzio / s’addice alla morte / come il mistero / ci avvicina a Dio» (Davanti). Quella morte che è vietato guardare in volto rimbalza in una bella immagine quando il poeta si sente d’essere «pietra della cattedrale» di San Giusto per cantare a Dio una melodia perenne. Intorno a Dio in Gesú Cristo dice: «Milioni di studiosi / scriveranno su di te / con lo stupore candido / del fioretto francescano».
Fede e bellezza si congiungono in uno slancio mistico che mostra la contemplazione di un’anima pensosa assediata da Dio.
Tratto dalla rivista "Studia Patavina" 2005, nr. 1
(http://www.fttr.glauco.it/pls/fttr/V3_S2EW_CONSULTAZIONE.mostra_pagina?id_pagina=271)
In questa silloge il poeta si apre con l’anima in completa nudità nel sentimento sincero di una disamina interiore e faticosamente enuclea la propria radicale identità: «Anima scabra / spoglia colonna dorica, / cercata nel deserto». Si lascia libertà di opzione per interpretare se è Dio che ricerca l’uomo o se è l’uomo che rincorre Dio. È «un eterno inseguimento» d’origine plotiniana in cui Dio-anima si ricercano simultaneamente senza saper discernere la direzione: «L’universale esplode nel particolare / al raggio d’una intuizione», Dio (Ispirazione).
Immerso nelle realtà terrene eppure scavalcandole con la sapienza cristiana: «Io credo nella pienezza dello spirito / e confesso all’anima mia devozione / … L’amore prevarica ogni logica / ed è la mano di Dio che suggella / la mia con invincibile speranza» (Il poeta allo specchio).
È suggestionato dalle bellezze tragiche dell’Istria, terra di confine conteso, come ferito dall’agnosticismo eclettico dei giovani che non sanno più pregare: «E la preghiera del giovane? / ha un cuore senza parole» (La camera del giovane). Ma soprattutto il poeta è consapevole dell’invalicabile enigma della morte: «Niente più del silenzio / s’addice alla morte / come il mistero / ci avvicina a Dio» (Davanti). Quella morte che è vietato guardare in volto rimbalza in una bella immagine quando il poeta si sente d’essere «pietra della cattedrale» di San Giusto per cantare a Dio una melodia perenne. Intorno a Dio in Gesú Cristo dice: «Milioni di studiosi / scriveranno su di te / con lo stupore candido / del fioretto francescano».
Fede e bellezza si congiungono in uno slancio mistico che mostra la contemplazione di un’anima pensosa assediata da Dio.
Tratto dalla rivista "Studia Patavina" 2005, nr. 1
(http://www.fttr.glauco.it/pls/fttr/V3_S2EW_CONSULTAZIONE.mostra_pagina?id_pagina=271)
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