L' arte spiegata a tutti. Il senso spirituale della bellezza in dieci lezioni
EAN 9788884839008
Il volume che segnaliamo può essere usato dal lettore in modi diversi: come agile trattato di filosofia dell’arte, come apologia dell’arte stessa, come tentativo di definire l’attività artistica non in virtù di quello fa, ma di quello che è e deve essere, della rilevanza che ha o può avere per l’uomo d’oggi.
Ma oltre a questi usi il libro di Chimirri ospita anche altre destinazioni e possibilità di lettura. Sviluppa infatti, per quanto in forma breve e divulgativa, una serie di riflessioni e considerazioni su temi quali il rapporto tra storia dell’arte, critica d’arte e filosofia dell’arte. Affronta inoltre alcune delle questioni più classiche intorno all’arte, dalla gerarchia delle arti all’imitazione e riproduzione tecnica, dall’ispirazione e relatività dei gusti alla comunicazione e alla personalità psicologica dell’artista. Questioni dalle quali traspare la convinzione dell’a. che l’arte, nella sua essenza, sia creazione estetica, produzione di forme belle. Ma non tanto o non solo come fine a se stessa (edonismo, estetismo, disimpegno, evasione), bensì riferimento ad un ideale, ad un valore di fondo, che contribuisca alla crescita complessiva dell’essere umano.
Alcuni capitoli (pp. 61-186) riprendono l’annosa questione del rapporto arte/morale, della liceità dell’espressione del tragico e del male, della querelle arte/sesso/pudore. Altri forniscono una ricostruzione storica del concetto di bellezza da Agostino a Tommaso, da Kant ad Hegel (pp. 101-114). Altri ancora invitano a riflettere sulla correlazione tra arte sacra e profana (pp. 87-100), indugiando in particolare sull’analisi della bellezza del corpo umano, della quale Schopenauer (citato a p. 116) scrive: «Questa bellezza è l’oggettivazione più alta della volontà nella sua conoscibilità, e non c’è niente che ci trascini così rapidamente alla contemplazione estetica, come la bellezza del volto e della figura umana, alla cui vista ci sentiamo in un sol istante compresi di gioia ineffabile e rapiti al di sopra di noi stessi e di tutto ciò che ci circonda».
Il volume merita senz’altro il nostro plauso. Spiegare in dieci lezioni il senso spirituale della bellezza è un’impresa non solo meritoria, ma anche di alto valore antropologico e pedagogico. Auspichiamo dunque che l’a. intervenga ancora sul tema e produca ulteriori analisi e approfondimenti, magari su altri temi quali il rapporto tra arte classica e arte moderna, forma e contenuto dell’arte, analisi e interpretazione delle opere d’arte moderne e contemporanee. È certo infatti che ascoltando una fuga di Bach o una sinfonia di Mozart, di Beethoven, non si può che ascoltare e godere. Così come di fronte ad una scultura di Michelangelo, una pittura di Raffaello, un affresco di Leonardo, non si può che contemplare e ammirare. Sembra di entrare nel mondo della perfezione formale, di quello che abbiamo sempre sognato e desiderato. Al contrario di quanto avviene quando si ascolta una musica di Stockhausen o si entra in un museo d’arte moderna e contemporanea dove si prova un senso smarrimento, quasi di disorientamento. Si ha l’impressione di uscire dalla realtà, di essere provocati, quasi sospinti verso terre lontane, inesplorate, sconosciute, perfino inospitali, dove la perfezione formale si dissolve e siamo chiamati a interpretare, quasi a creare insieme all’artista nuove forme di arte, di bellezza. Questo per ribadire la rilevanza e l’utilità di saggi come questo il cui pregio maggiore è contribuire alla diffusione della cultura artistica, ma anche di fornire gli strumenti elementari che permettano a tutti di godere la bellezza dell’arte, di ogni forma di bellezza, di arte, anche moderna e contemporanea.
Tratto dalla rivista "Studia Patavina" 2009, nr. 3
(http://www.fttr.it/web/studiapatavina)
Dopo una breve Premessa, in cui l’Autore si presenta con tutta la sua competenza in fatto di arte, seguono dieci lezioni col proposito di rendere accessibile a tutti l’essenza, il senso e il valore dell’arte. Queste pagine, pertanto, seguono un taglio divulgativo percepibile nel suo contenuto e nel titolo stesso, rimandando ogni approfondimento alla bibliografia essenziale posta alla fine. Ricavato da pubblicazioni precedenti, sfrondate da note e citazioni che appesantirebbero la trattazione, il libro palesa un’antropologia di fondo che guarda all’uomo nella sua interezza di corpo e di spirito, capace di trascendere la materia. Anche l’arte presenta un duplice aspetto: da un lato è materiale, ossia visibile, e qualcosa di spirituale, cioè lascia intravedere valori e significati spirituali. L’arte è la creazione e la percezione del bello. «Ogni uomo, anche se non ha mai prodotto opere d’arte, è in grado di percepire il bello nella natura e nelle opere altrui» (p. 9-10).
Può tornare utile al lettore segnalare puntualmente i contenuti delle dieci lezioni in cui si articola il libro. Nella prima l’Autore tratta del senso dell’arte e della sua funzionalità; nella seconda precisa la distinzione tra la filosofia dell’arte, la critica d’arte e la storia dell’arte; nella terza focalizza l’essenza dell’arte e le varie classificazioni nel tempo; nella quarta rileva, molto opportunamente che quando l’arte è sottoposta al potere politico di turno si verifica la distruzione dell’opera d’arte, che viene soffocata, mancando all’artista la libertà di espressione, come capita nei paesi a regime dittatoriale, ed è capitato nel nostro Paese durante il fascismo. La vera arte non può avere funzionalità politica, respira solo nella libertà e, quando essa è conculcata e l’artista non si piega, paga di persona a caro prezzo la sua scelta.Tuttavia ci può essere un connubio tra arte e politica, ma ciò è presente laddove non c’è schieramento politico (vedi Giovannino Guareschi in Don Camillo e Peppone). Nella quinta lezione sono presi in considerazione gli elementi dell’arte: ispirazione, creazione, imitazione.
Qui l’Autore invita a non accettare il nuovo perché nuovo, bensì se interpreta il passato con contenuti e stili nuovi evitando ciò che è disdicevole e stravagante. Nella sesta lezione afferma che il male e il brutto nell’arte possono essere presenti, ma come trasfigurati, grazie all’opera catartica che l’Autore con la sua capacità facilita in chi l’accosta o ne è critico. Nella settima lezione si tratta dell’autonomia dell’arte dalla morale e dal sesso e viene condannata giustamente la pornografia come vera e propria falsificazione dell’arte. L’ottava lezione è dedicata alla distinzione tra arte laica e arte sacra; la nona alla bellezza, al piacere e alla relatività dei gusti; la decima, infine, alla bellezza umana come opera d’arte. Il libro è accessibile a tutti per il linguaggio semplice e chiaro; tuttavia, una rilettura più attenta di tutto il lavoro avrebbe evitato delle sviste molto gravi in particolare nella settima lezione.
Tratto dalla Rivista di Scienze dell'Educazione n. 1/2010
(http://www.pfse-auxilium.org)
Partendo dal fatto che ogni uomo è di per sé un «animale creativo», viene fatta emergere da questa generica predisposizione l’«arte bella» vera e propria, sulla quale hanno riflettuto tradizionalmente tre distinte discipline: la storia dell’arte, la critica d’arte e la filosofia dell’arte. Il volume, tenendo presenti queste istanze, sviluppa in modo divulgativo, soprattutto, un’«antropologia dell’arte» e una «pedagogia dell’arte», ovvero il senso e il valore che ha per l’uomo d’oggi il fare artistico.
Sono analizzate le classiche questioni intorno all’arte, quali ad esempio la gerarchia delle arti, l’imitazione e la riproduzione tecnica, l’ispirazione e la relatività dei gusti, la comunicazione e la personalità psicologica dell’artista. L’arte è, nella sua essenza, una creazione estetica, ovvero una «produzione di forme belle», non tanto e non solo però fine a se stessa (= edonismo, estetismo, disimpegno, evasione), ma sempre in riferimento ad un ideale, ad un valore di fondo, ad una crescita complessiva dell’essere umano.
Alcuni capitoli (pp. 61-86) approfondiscono in questa direzione proprio l’annosa questione del rapporto arte/morale, della liceità dell’espressione del tragico e del male, del rapporto arte/sesso/pudore (quanta «pseudo-arte erotica/volgare» non imperversa oggi in tutti i media?). Viene fornita anche una precisa ricostruzione storica (da Agostino a Tommaso, da Kant a Hegel) del concetto di bellezza (pp. 101-114); una discussione sulla correlazione fra «arte sacra» e «arte profana» (pp. 87-100), e un’analisi della bellezza del nostro corpo, sul quale scriveva Schopenhauer (citato a p. 116): «Questa bellezza, è l’oggettivazione più alta della volontà nella sua conoscibilità, e non c’è niente che ci trascini così rapidamente alla contemplazione estetica, come la bellezza del volto e della figura umana, alla cui vista ci sentiamo in un sol istante compresi di gioia ineffabile e rapiti al di sopra di noi stessi e di tutto ciò che ci circonda».
Tratto dalla Rivista di Vita Spirituale n. 2/2010
(http://www.vitaspirituale.it)
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20,00 €→ 19,00 € -
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