L' accompagnamento pastorale del morente e le cure di fine vita
EAN 9788884070692
Verso l’ammalato grave o in fase terminale, la comunità ecclesiale è chiamata a esprimere la sua presenza materna di accompagnamento spirituale e pastorale, talvolta disattesa a causa delle tante urgenze pastorali.
Dinanzi a tale impegno pastorale si ha l’impressione che, accompa-gnando un malato in fase terminale, si è accanto ad un fallito e falliti possono sembrare le persone che gli stanno accanto impotenti. E fallito può sentirsi spesso l’accompagnatore, perché, nonostante le autorevolissime analisi sulla morte e sul morire e i numerosi vademecum di chi li vuole accompagnare fino all’ultimo, “tuttavia la persona che sta morendo è una storia originale, unica ed irripetibile, di fronte alla quale impallidiscono gli schematismi, l’incasellamento in gruppi più o meno omogenei, le linee-guida, i manuali di comportamento”.
Questo volume vuole essere un umile contributo in mano agli operatori pastorali, sacerdoti o cappellani, diaconi oppure religiose, operatori pastorali laici, uomini e donne, “perché l’accompagnamento del malato è un’arte difficilissima – così si esprime nella prefazione mons. Mario Paciello, Presidente della Commissione “Carità e Salute” della Conferenza Episcopale Pugliese (CEP) –, non tanto sotto l’aspetto tecnico, quanto dal punto di vista psicologico, spirituale, sociale. Tanti possono essere gli atteggiamenti sbagliati da parte di chi soffre; ma più facili e numerosi possono essere i comportamenti negativi da parte di chi sta intorno a malati in serio pericolo di vita o in condizioni di incurabilità”.
“Il malato senza via di ritorno – continua mons. Paciello – fa esperien-za sulla propria pelle che nessuno è padrone di se stesso e della propria vita; nessuno può bastare a se stesso. Questa consapevolezza genera un grande senso di fragilità, di solitudine, di paura; può suscitare una rea-zione di rifiuto; può far rifugiare in speranze illusorie di guarigioni impossibili. Avere paura della fine, fino a rifiutarsi di pensarla e guardarla in faccia, fa vivere male, senza dignità il dolore. È necessario esortare a collaborare psicologicamente con le cure del medico; fare ‘iniezioni’ di fiducia, di invito ad abbandonarsi nelle braccia del Padre che sa e vede tut-to, a sentirsi con Gesù in croce e a non perdere di vista il valore salvifico della sofferenza per sé e per gli altri. Il malato non è solo un corpo da curare e possibilmente da guarire; è soprattutto una persona da salvare; e ciò che salva non sono le cure, ma l’amore, l’amore insegnato e testimoniato da Gesù: l’Agape. La sofferenza, infatti, è un fiammifero che accen-de amore in chi è malato e in chi gli va incontro; è una mano tesa che rivela una condizione di fragilità e attende un dono gratuito che salva”.
Infatti, “il dolore – ci ricorda il compianto mons. Ugo Donato Bianchi –, ‘sprigiona’ amore e aspetta amore. Ha le mani alzate, imploranti. Nel silenzio c'è un lamento che geme e c'è un urlo che chiama per nome. Sem-bra che non tutti ascoltino anche nella Chiesa. Vi confesso con l’umiltà di un povero fratello: non è facile stare male. Apre a Dio, ma può anche chiudere: molto dipende da una presenza di Chiesa fatta di persone concrete che è accanto, da samaritana, da madre, io dico anche da sposa, con fedeltà e delicatezza”.
I diversi contributi degli studi della presente pubblicazione cercano di dare non solo un apporto pastorale al tema in questione, ma anche di affrontare il delicato ricorso alle cure palliative e a una proporzionalità del-le cure, che eviti l’abbandono o il cosiddetto “accanimento terapeutico”, che certamente terapeutico non è, perché si risolve solamente in accanimento tecnico.
Il volume quindi si presenta così articolato: dopo la prefazione di mons. Paciello, c’è la prima parte riguardante l’accompagnamento pastorale (don Armando Aufiero) e spirituale del morente (dott. Giovanni Polimeni), il ruolo importante di servizio del ministro straordinario della Santa Comunione (don Filippo Urso) e l’importanza della solidarietà nella lotta alla sofferenza (prof.ssa Maria Letizia Zavatta). Nella seconda parte si affrontano le problematiche sulle cure di fine vita (dott. Sa-pio Arcangelo), l’etica del prendersi cura tra eutanasia e accanimento terapeutico (dr. Antonio G. Spagnolo), gli aspetti etici del trattamento del dolore nell’attuale contesto socio culturale (don Filippo Urso), gli aspetti psicologici e culturali dell’approssimarsi della sofferenza e della morte (dott.ssa Rosaria. Micco) e, infine, le dimensioni etiche nel sostegno psicologico al morente (prof. Felice Di Giandomenico).
Tratto dalla Rivista "Fides et Ratio" n. 1/2010
(http://www.issrguardini.taranto.it)