Psicologia del corpo
(Scaffale aperto/Psicologia)EAN 9788883587979
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DETTAGLI DI «Psicologia del corpo»
Tipo
Libro
Titolo
Psicologia del corpo
Autore
Chimirri Giovanni
Editore
Armando Editore
EAN
9788883587979
Pagine
190
Data
gennaio 2004
Collana
Scaffale aperto/Psicologia
COMMENTI DEI LETTORI A «Psicologia del corpo»
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Recensioni di riviste specialistiche su «Psicologia del corpo»
Recensione di Giuseppe Trentin della rivista Studia Patavina
La questione del corpo umano è indubbiamente sempre attuale e non può che interessare studiosi di varie discipline, psicologi, sociologi, antropologi, filosofi e teologi. Ma è anche un problema che interessa l’opinione pubblica. E questo, francamente, non saprei se è un bene oppure un male. Che un problema sia noto e dibattuto anche a livello di pubblica opinione è di per sé positivo. Vi è però il rischio che, volutamente o meno, se ne perda il significato vero, profondo. È insomma possibile - e forse è già avvenuto - che si isoli il problema e non si veda che la questione del corpo si situa oggi all’incrocio di molte altre questioni, soprattutto culturali, che richiedono nuove analisi e nuovi modi di impostare e affrontare il problema.
Il saggio di Chimirri si colloca intenzionalmente proprio come punto di incrocio di molteplici analisi e discipline di ordine biologico, psicologico, antropologico, etico, filosofico, teologico. E proprio in questo sta il suo pregio, come anche un rischio, che si può intravedere subito: mentre il titolo infatti delimita rigorosamente l’ambito delle analisi che l’Autore si propone di fare, il sottotitolo allarga a tal punto la prospettiva che poi diventa pressoché impossibile contenere le analisi dentro ad un ambito strettamente psicologico. Infatti l’Autore, coerentemente per altro con numerose altre sue pubblicazioni, più che un saggio di psicologia del corpo umano ci offre un saggio della sua grande erudizione scientifica, etica, filosofica e teologica, oltre che una sintesi originale ed utile di studi più o meno recenti sul corpo umano.
Ne deriva un’interessante rivisitazione del corpo umano in direzioni o secondo ipotesi dense di valori e di indicazioni concrete, il cui filo conduttore mi sembra il seguente. Alle ragioni di una psicologia e di una fenomenologia sempre più attente a collocare la riflessione sul corpo umano all’interno di una visione dell’uomo come «unità psico-somatica» vengono contrapponendosi in modo sempre più evidente le contraddizioni di una prassi consumistica che tende invece a riprodurre la tradizionale scissione dualistica del corpo umano, per cui si finisce per passare, quanto meno a livello di costume e di pubblica opinione, dall’esorcizzazione sessuofobica della libido ad una sua apparente liberazione. Se infatti nelle trame dell’ideologia, che ha accompagnato la nostra formazione, l’ideale della condizione umana, quale pesava sulla cultura tradizionale, si era espresso in una serie di tecniche di autocontrollo, se non di repressione, del piacere sessuale, diffuse e legittimate in nome di una morale tendenzialmente sessuofobica, le cose oggi sono notevolmente cambiate. Non abbiamo fatto tempo ad uscire da questi labirinti che già si affacciano nuovi rischi e pericoli di strumentalizzazione del corpo umano, nella misura in cui al comando della prolificazione e del controllo del piacere ad oltranza si sovrappone, spesso abilmente guidato dal potere, il comando del piacere ad ogni costo. Il precipitarsi dei monopoli internazionali su un consumismo pornografico del sesso non è casuale. D’altra parte la visione mercificata e strumentale del corpo umano che l’industria della pubblicità propone quotidianamente e insistentemente a milioni di cittadini è sintomatica di una cultura che si viene diffondendo e imponendo attraverso slogan e stereotipi che non possono non avere un impatto negativo sul costume e in ultima analisi anche sulla coscienza. Siamo dunque in presenza, come osserva giustamente l’Autore, ad un progrediente cambiamento culturale nel quale non è in gioco solo il corpo umano, ma la nostra libertà. Sarà bene non dimenticarlo, se si vuole affrontare con un nuovo senso di consapevolezza e di responsabilità la questione del corpo umano.
Tratto dalla rivista "Studia Patavina" 2005, nr. 1
(http://www.fttr.glauco.it/pls/fttr/V3_S2EW_CONSULTAZIONE.mostra_pagina?id_pagina=271)
Il saggio di Chimirri si colloca intenzionalmente proprio come punto di incrocio di molteplici analisi e discipline di ordine biologico, psicologico, antropologico, etico, filosofico, teologico. E proprio in questo sta il suo pregio, come anche un rischio, che si può intravedere subito: mentre il titolo infatti delimita rigorosamente l’ambito delle analisi che l’Autore si propone di fare, il sottotitolo allarga a tal punto la prospettiva che poi diventa pressoché impossibile contenere le analisi dentro ad un ambito strettamente psicologico. Infatti l’Autore, coerentemente per altro con numerose altre sue pubblicazioni, più che un saggio di psicologia del corpo umano ci offre un saggio della sua grande erudizione scientifica, etica, filosofica e teologica, oltre che una sintesi originale ed utile di studi più o meno recenti sul corpo umano.
Ne deriva un’interessante rivisitazione del corpo umano in direzioni o secondo ipotesi dense di valori e di indicazioni concrete, il cui filo conduttore mi sembra il seguente. Alle ragioni di una psicologia e di una fenomenologia sempre più attente a collocare la riflessione sul corpo umano all’interno di una visione dell’uomo come «unità psico-somatica» vengono contrapponendosi in modo sempre più evidente le contraddizioni di una prassi consumistica che tende invece a riprodurre la tradizionale scissione dualistica del corpo umano, per cui si finisce per passare, quanto meno a livello di costume e di pubblica opinione, dall’esorcizzazione sessuofobica della libido ad una sua apparente liberazione. Se infatti nelle trame dell’ideologia, che ha accompagnato la nostra formazione, l’ideale della condizione umana, quale pesava sulla cultura tradizionale, si era espresso in una serie di tecniche di autocontrollo, se non di repressione, del piacere sessuale, diffuse e legittimate in nome di una morale tendenzialmente sessuofobica, le cose oggi sono notevolmente cambiate. Non abbiamo fatto tempo ad uscire da questi labirinti che già si affacciano nuovi rischi e pericoli di strumentalizzazione del corpo umano, nella misura in cui al comando della prolificazione e del controllo del piacere ad oltranza si sovrappone, spesso abilmente guidato dal potere, il comando del piacere ad ogni costo. Il precipitarsi dei monopoli internazionali su un consumismo pornografico del sesso non è casuale. D’altra parte la visione mercificata e strumentale del corpo umano che l’industria della pubblicità propone quotidianamente e insistentemente a milioni di cittadini è sintomatica di una cultura che si viene diffondendo e imponendo attraverso slogan e stereotipi che non possono non avere un impatto negativo sul costume e in ultima analisi anche sulla coscienza. Siamo dunque in presenza, come osserva giustamente l’Autore, ad un progrediente cambiamento culturale nel quale non è in gioco solo il corpo umano, ma la nostra libertà. Sarà bene non dimenticarlo, se si vuole affrontare con un nuovo senso di consapevolezza e di responsabilità la questione del corpo umano.
Tratto dalla rivista "Studia Patavina" 2005, nr. 1
(http://www.fttr.glauco.it/pls/fttr/V3_S2EW_CONSULTAZIONE.mostra_pagina?id_pagina=271)
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