Il cattolico in politica
-Breve manuale per la ripresa
(Quaderni dell'Osservatorio)EAN 9788882725334
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Da tempo Papa Benedetto XVI ha lanciato l’appello affinché i cattolici portino la loro testimonianza anche in politica. Per il presidente della Conferenza Episcopale Italiana (CEI), il card. Angelo Bagnasco, è un “sogno” una nuova generazione di politici cattolici e mons. Mariano Crociata, Segretario generale della CEI, ha annunciato l’avvio di «un percorso per accompagnare la crescita, la coscienza e la formazione» dei laici cattolici, in vista della «possibilità di un coinvolgimento da parte di singole persone in impegno politico concreto».
Quale dovrebbe essere il programma di un cattolico in politica? A quali principi dovrebbe far riferimento e quali virtù dovrebbe praticare nella gestione della cosa pubblica? Per rispondere ai quesiti che la tematica solleva, mons. Giampaolo Crepaldi, arcivescovo di Trieste, da poco nominato Presidente della Commissione Caritas in veritate del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (CCEE), ha pubblicato un Manuale per la ripresa. Mons. Crepaldi è convinto infatti che dopo il tempo della resistenza, dopo gli anni Sessanta e Settanta in cui il laicismo ha sferrato una «violenta guerra culturale» contro la Chiesa e i cattolici, dopo gli anni dell’attesa (Ottanta e Novanta), sia giunto il momento della «ripresa».
Il volume è strutturato come un vero e proprio manuale, diviso in 20 capitoli: i primi dieci illustrano i “criteri”, ossia la dimensione pubblica del Cristianesimo, i principi della Dottrina Sociale tra fede e ragione, la laicità della politica, i principi “non negoziabili” tanto spesso invocati dal Pontefice. La seconda parte è dedicata ai “contenuti”: la difesa della vita e della famiglia, la libertà di educazione, la libertà religiosa, il lavoro, «la lotta sussidiaria alla povertà», la riforma dello Stato, le immigrazioni, la gestione dell’ambiente, l’identità europea, la nazione e lo sviluppo dei popoli.
Cruciale è il richiamo alla libertà di coscienza: qualora il cattolico, come soggetto politico o come semplice cittadino elettore, si trovi dinanzi «a scelte che implicano anche delle azioni moralmente inammissibili» (fra le più evidenti le politiche a favore dell’aborto e dell’eutanasia o del riconoscimento delle coppie omosessuali) – ammonisce l’arcivescovo – egli «non può dare il proprio assenso».
Mons. Crepaldi spiega poi che «l’annuncio della verità cristiana non è arroganza, ideologia o integralismo in quanto mostra all’uomo e al mondo la risposta alle loro più profonde attese. Da qui il “diritto di cittadinanza” della Chiesa nella società, la conferma che “non esiste soluzione alla questione sociale fuori del Vangelo” e nello stesso tempo il dialogo con le realtà umane costituite nella loro legittima autonomia». «Con Benedetto XVI – precisa inoltre – il cristianesimo comprende che il mondo ha bisogno di Cristo come di qualcosa di indispensabile e che gli autentici diritti umani rischiano, senza di esso, di essere schiacciati sotto il peso della dittatura del relativismo».
Tratto dalla rivista Radici Cristiane n. 63 - Aprile 2011
(http://www.radicicristiane.it)
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