Famiglia e liturgia
(Matrimonio famiglia e pastorale)EAN 9788882724832
Esiste un rapporto inscindibile tra la liturgia della comunità ecclesiale e la preghiera di quella “piccola chiesa” che è la famiglia, tra la vita della comunità cristiana e l’esperienza quotidiana della famiglia. Da quest’intuizione maturò, nel 2008, la scelta di celebrare un convegno sul tema Famiglia e liturgia, promosso dall’Ufficio Nazionale per la Pastorale della Famiglia e dall’Ufficio Liturgico Nazionale e di cui questo libro raccoglie gli atti. Nei primi due secoli la chiesa si riuniva nelle case e la liturgia aveva, pertanto, un’impronta tipicamente familiare. Dopo l’Editto di Costantino furono costruite le chiese e, da allora, progressivamente la liturgia si è allontanata dalla casa per isolarsi nel tempio. Abbiamo perso la casa e, dunque, dobbiamo recuperare il senso della casa. Se domandassimo agli adulti oggi: “Dove si impara la fede? E qual è il luogo tipico della preghiera?”, la maggior parte risponderebbero che la fede si impara in parrocchia e che il luogo più adatto alla preghiera è la chiesa.
La testimonianza della Scrittura è ben diversa. Già nel Primo Testamento la casa è il luogo della manifestazione di Dio e il luogo in cui avviene la celebrazione principale della fede di Israele: la Pasqua ebraica. Pensiamo all’impatto educativo che il racconto del capofamiglia poteva avere sui bambini (cf. Es 13,8). Era lì, nell’ambiente domestico, che si imparava la fede prima di tutto; poi la si esprimeva anche come comunità della sinagoga e del tempio. In casa hanno avuto luogo gli eventi della salvezza inaugurati da Cristo: pensiamo all’Annunciazione. In casa sono nati i cantici più belli del Nuovo Testamento che la chiesa ripete ogni giorno: il Benedictus e il Magnificat. In casa è nata l’eucaristia, nel contesto della cena pasquale ebraica; in casa avviene la pentecoste.
E non può essere casuale anche la presenza di Gesù nella casa di Nazaret per trent’anni. Più volte gli Atti degli Apostoli ricordano che, nelle case, i primi cristiani si ritrovano per pregare, per spezzare il pane e per condividere l’ascolto della Parola. L’impronta della chiesa dei primi secoli è fortemente familiare, una chiesa che è quasi priva di organizzazione ma che è ricca di comunione; è una chiesa che ha una scarsa efficienza organizzativa, ma ha una grande efficacia testimoniante perché è “una chiesa di casa”, vicina alla vita quotidiana delle persone. Quando l’amato Giovanni Paolo II, nella Lettera alle famiglie (1994), dice che la famiglia è “la via della chiesa”, forse voleva dire che la chiesa oggi, per ritrovare la fedeltà alla sua missione e per dare efficacia al suo annuncio, deve in qualche modo “tornare a casa”. Anche la chiesa orante ha bisogno di “tornare a casa” per diventare famiglia di Dio che prega con il cuore e con la vita e non solo con le labbra. Se la chiesa deve “tornare a casa” non è certo per chiudersi in casa, ma per essere di più anche “chiesa di popolo”, capace di mettere la comunità in dialogo con Dio.
La famiglia non è autosufficiente: ha bisogno di “fare famiglia” in una comunità più grande per inserirsi in una storia della salvezza che riguarda tutti gli uomini. D’altra parte, nemmeno la comunità cristiana è autosufficiente: non può annunciare il Vangelo, celebrare la presenza del suo Signore e testimoniare l’amore di Dio incarnato nella storia degli uomini, se non passando attraverso l’esperienza profetica, sacerdotale e regale di quella “piccola chiesa” che è la famiglia. Forse, questo è il momento della sintesi tra la grande chiesa e la “piccola chiesa”, “chiesa domestica” che è la famiglia. Ed è il dialogo tra queste due realtà che può farci ritrovare la gioia di un popolo che appartiene a Dio e celebra le sue meraviglie. Per questi motivi suggeriamo, e non solo ai presbiteri, la lettura attenta di questo libro.
Tratto dalla rivista Asprenas n. 1-2/2010
(http://www.pftim.it)
-
-
18,00 €→ 17,10 € -
-
-
5,00 €→ 4,75 € -
-
8,50 €→ 8,07 € -
-
-