Spiritualità e carisma
-La traccia vivente dei fondatori
EAN 9788882724184
Il testo rappresenta una delle letture della crisi della vita religiosa, quella che addebita tutte le difficoltà attuali al processo di secolarizzazione all’interno degli ordini e delle congregazioni. Una narcotizzazione che copre il periodo postconciliare, giustificata dall’ermeneutica della discontinuità. A cui si oppone, con una soluzione formalistica, l’imperativo di una fedeltà a oltranza, la centralità della preghiera e del carisma e una spiritualità cristologica nell’apostolato. L’a. appartiene al movimento Regnum Christi che fa riferimento ai Legionari di Cristo.
Tratto dalla Rivista Il Regno 2009 n. 16
(http://www.ilregno.it)
Il volume è indirizzato alla religiose. Siamo di fronte alla «contemplazione di un tramonto » (p. 5). Su questo l’Autore, laico consacrato del Movimento Regnum Christi, non ha dubbi e sottolinea che P. Ángel Pardilla, c.m.f. «scopre la drammatica situazione delle Congregazioni femminili, mostrando il calo del 45,66%» dal 1965 fino al 2005. Quella dei religiosi nel medesimo periodo è del 30% (p. 18). «La contemplazione di un tramonto può ingenerare due sentimenti contrastanti e complementari. Vedere un giorno che termina e giunge alla fine della sua esistenza ci lascia la malinconia di ciò che se n’è andato e non tornerà più. […] Ma il tramonto accende in noi anche la speranza di un nuovo giorno, di qualcosa che sta per nascere e che ancora non conosciamo» (p. 5). Il volume intende condurre allo sviluppo della speranza e ne indica un itinerario per far rivivere il carisma e rinnovare oggi quanto sono riusciti a realizzare i fondatori e le fondatrici nel loro tempo secondo la linea dell’ermeneutica della continuità, non della discontinuità.
Sviluppando la metafora medica, il percorso parte dalla descrizione fenomenologica dell’ammalato (narcotizzato, stanco, addormentato?); propone una diagnosi che copre lo spazio tra due estremi: fase terminale o malato in via di guarigione? Cerca di scoprire la causa della malattia nella inoculazione del dolce veleno (un vero e proprio processo di «denucleazione» della vita consacrata, con l’accettazione di «cambiamenti non giustificati dal carisma, […] non si seguono le Costituzioni perché sembra innocuo farlo […] Ma, la cosa più importante nel cambiamento d’identità, è la partecipazione che hanno in tutto questo, la coscienza e la volontà del religioso») (p. 83); indica gli antidoti nella fedeltà ad oltranza, nell’aspirazione costante alla santità e in una speranza fortificata; infine propone un cammino di rinnovamento in una spiritualità basata sul carisma (cominciare dalla sequela di Cristo, trovare nella preghiera il mezzo privilegiato della propria spiritualità nella docilità allo Spirito; riattivare una spiritualità nell’apostolato per seguire Cristo vivendo la propria spiritualità). Il punto fondamentale sembra indicato nella ri-scoperta del proprio carisma, con lo studio, la preghiera, la spiritualità, l’apostolato, quotidianamente, nel concreto, riattualizzando oggi quanto hanno compiuto i fondatori e i loro primi discepoli o soci: è da riaccendere oggi quel fuoco dello Spirito che è divampato alle origini ed ha portato ad affrontare bisogni specifici della Chiesa.
Il volume è ben documentato con il Magistero della Chiesa e gli studi contemporanei sul tema e fa comprendere che la sociologia e la psicologia possono dare un aiuto, ma il rinnovamento proviene dal rapporto con il Trascendente. Pesa in modo insopportabile il problema di fondo: «Non si può prendere alla leggera la descrizione di un fenomeno sociologico della vita consacrata, come ad esempio il drammatico calo delle vocazioni, senza tener conto della sofferenza che questo fenomeno comporta a chi ha dato la propria vita per la Congregazione e tristemente percepisce che dietro di lei non c’è nessuno che continui la sua opera e molto probabilmente ella sarà l’ultima a vivere questo carisma che Dio donò alla Chiesa attraverso il fondatore. Basti pensare alla sofferenza personale di chi ha dato la vita a Cristo e vede il proprio Istituto allontanarsi irrimediabilmente dagli ideali per cui egli si è donato e si rende conto che è stato tradito quello che con tanto amore e fede aveva ricevuto nel corso delle generazioni. E che dire di quelle religiose di mezza età che si lamentano di non saper dialogare con Dio nella preghiera, dopo aver tentato, vanamente, nel corso della vita, cammini alternativi come lo zen, lo yoga o la meditazione trascendentale?» (p. 9).
Tratto dalla rivista "Salesianum" 72 (2010) 3, 600-601
(http://las.unisal.it)
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Giuseppe Scandura il 17 agosto 2014 alle 15:07 ha scritto:
Spiritualità e carisma. La traccia vivente dei fondatori, volume di Germán Sánchez Griese - laico consacrato del Movimento Regnum Christi, attuale direttore dell’ISSR del Pontificio Ateneo Regina Apostolorum - edito dalla casa editrice senese Cantagalli nel 2008, esprime con attenta perizia il problema della dimensione contemplativa della vita religiosa femminile, contestualizzandolo all'interno del delicato momento storico, assai segnato da un narcotizzante processo di secolarizzazione che ha destabilizzato radicalmente la tradizionale vocazione alla vita consacrata. Il “dolce veleno” della quotidianità, così definito da Sánchez Griese, viene qui descritto con tutta la sua irruente mellifluità fallata dal relativismo e dall'assenza di speranza che segnano una stagnante congiuntura vocazionale. Ma accanto ai capitoli di “diagnosi”, presentanti le diverse “patologie vocazionali”, non ne mancano altri in cui vengono sottolineati i rimedi della fede: la fedeltà a oltranza, l’anelito alla santità, la speranza fortificata. Un volume molto interessante capace di descrivere nei suoi otto capitoli con attenta acribia, uno dei problemi e delle sfide della Chiesa contemporanea, affrontando tematiche di tipo vocazionale tenendo conto del magistero conciliare e di quello delle singole Congregazioni Pontificie in particolare della Congregazione per gli Istituti di vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica e la Congregazione dei Vescovi e dei Religiosi. L’opera presenta alla fine un capitolo conclusivo nel quale viene messo in rilievo il carattere fondamentale della spiritualità carismatica di ogni singola Congregazione, capace di tradurre in pratica, in modalità proprie, la sequela di Cristo.