Antropologia e politica dell'umanesimo integrale
EAN 9788881022069
José Omar Larios Valencia è professore di Filosofia Politica presso l’Università Urbaniana di Roma. In questo testo presenta il pensiero politico di J. Maritain, un pensatore la cui riflessione suscita sempre rinnovato interesse per la ricchezza veritativa dei contenuti, dato il contesto culturale che la società occidentale vive. A seguito del crollo delle ideologie e dei sistemi economici, l’assetto culturale odierno risulta frammentario e privo di un ordine strutturale in grado di promuovere il valore e lo sviluppo del vivere sociale.
In questa congiuntura gli Stati appaiono indeboliti nella loro autorità ed incapaci di promuovere assetti socio-economici nuovi, e gli stessi sistemi democratici sembrano non aver chiari i fini da perseguire. All’interno di questo quadro, Larios ritiene la proposta politica maritainiana stimolante e attuale, dal momento che molti degli odierni problemi sono gli stessi che Maritain affrontò e risolse teoreticamente. Tra questi – ad esempio – il rapporto tra cultura e politica, pluralismo e laicità, società e Stato, coscienza e legge positiva, ecc. Il pensiero maritainiano sembra rispondere soprattutto a due esigenze urgenti all’interno di una società in crisi: il ripensamento della cultura e l’approfondimento di tutte le realtà che la strutturano (cf. p. 27).
In modo particolare la ricchezza delle sue riflessioni politiche interpella i cristiani affinché si interessino di politica, rifuggendo gli opposti errori dell’integralismo religioso e del secolarismo privo di anima. Questa prospettiva riconosce la laicità e il pluralismo come risorse feconde per la realizzazione del bene comune, all’interno di un progetto che necessita di continui aggiornamenti alla luce degli eventi storici. Il percorso suggerito da Maritain testimonia una profonda speranza che, da un lato, si sviluppa in un’attenta dottrina dell’essere e, dall’altro, si proietta nell’«utopia», intesa non come «ciò che è irrealizzabile», bensì come «ciò che non è ancora realizzato». Larios fa emergere la ricchezza delle riflessioni maritainiane mettendone in luce le fondamenta filosofiche e in modo particolare la ricca antropologia, mediante un continuo raffronto con il pensiero di Tommaso d’Aquino.
L’indagine – che di per sé non sarebbe nuova – risulta però interessante per il fatto che è realizzata nell’orizzonte della filosofia del diritto e della politica. La «persona» è la chiave ermeneutica di tutta la filosofia politico-sociale di Maritain; per questo, nel cap. I, Larios rintraccia i “cardini dell’umanesimo integrale”, ossia del vero umanesimo che considera l’uomo nella sua complessità: realtà naturale e soprannaturale, aspirazioni connaturali e trasnaturali, considerate all’interno di una riflessione razionale capace di vivificare e interpretare i dati desunti dall’osservazione sperimentale. L’umanesimo proposto da Maritain è «antimoderno», perché fondato sull’oggettività della conoscenza e sull’azione del soggetto: non si oppone al patrimonio moderno, ma tende ad arricchirsi degli elementi positivi desunti dal pre-moderno; non dimentica l’essenza della natura in forza di un’assolutizzazione dell’esistenza; rifiuta l’ideologia anticristiana ed anzi rintraccia proprio nel cristianesimo le sue radici più autentiche.
Mediante una analisi critica degli elementi della riflessione moderna, Maritain giunge all’umanesimo integrale. Perché sia tale, esso non deve assumere una prospettiva «antropocentrica», ma piuttosto «teocentrica ». Mediante la concreta vita terrena e la contemplazione, l’uomo può divenire ciò che è, può sviluppare la sua personalità fino alla “conquista del Sommo Bene” (cf. p. 92). Nel cap. II, Larios considera i «diritti dell’uomo», il cui fondamento metafisico e il cui fine trascendente sono dati dalla «legge naturale». Si esamina qui anche il rapporto tra legge naturale e «diritto positivo», senza trascurare la mediazione costituta dal «diritto delle genti». In questa prospettiva si possono identificare i «diritti dei cittadini».
Essi costituiscono anzitutto il riconoscimento della posizione personalistica all’interno della società: ogni uomo che vi appartiene è considerato membro libero e uguale a motivo della sua dignità umana; inoltre, tali diritti mirano a garantire la fedeltà alla natura propria della società politica, proteggendo i cittadini, specialmente quelli più deboli, dagli abusi di qualunque potere. Nel cap. III, Larios giunge a delineare il climax della riflessione politica maritainiana: «la nuova cristianità», «la nuova città», lo Stato laico cristianamente costituito, l’organizzazione socio-politica improntata dal cristianesimo. La riscoperta di un «uomo nuovo» e la tensione alla ricostruzione di una «società nuova», farà nascere una nuova epoca di cultura cristiana che porrà al centro dei suoi sforzi la “riabilitazione della creatura in Dio” (p. 149) e si opporrà agli errori di ogni forma di regime (cf. p. 152).
Tale società non mira – come nel medioevo – alla «sacralizzazione cristiana della dimensione temporale», ma alla «profanizzazione cristiana della dimensione temporale»; per questo sarà un ambiente ideale per tutti gli uomini di qualunque credenza religiosa e filosofica. Lo Stato maritainiano non è padrone, ma servo: è un mezzo per la vita buona dei cittadini (cf. p. 150). Pur riconoscendo l’importanza della politica, Maritain rifiuta la concezione rousseauiana in forza della quale «tutto è politica». «La politica è per essenza umana», perché deriva dalla natura morale dell’uomo; per questo è orientata al bene comune che, in quanto umano, non è solo materiale, ma soprattutto morale: laddove la politica vìola i valori morali, tradisce il bene comune privandosi della sua stessa virtù (cf. pp. 151-152). Lo «Stato» non si identifica con il «corpo politico», con la società di persone umane che costituiscono una realtà storico-culturale ed etico-sociale, ma fa parte di esso (cf. p. 161).
La precisazione terminologica di alcuni concetti fondamentali – popolo, comunità e società, nazione, corpo politico, Stato, ecc. – aiuta ad interpretare correttamente la riflessione maritainiana. Maritain si oppone sia alla «teoria liberal-borghese» sia a quella «statalistica o collettivistica» (marxista), perché entrambe ignorano la dignità umana e la vera natura e il fine della società politica (cf. p. 165), che invece vengono riconosciuti e promossi dalla «nuova democrazia». Questa non è semplicemente un regime o un certo tipo di governo: è una filosofia della vita sociopolitica in funzione della dignità umana, favorita dall’ispirazione cristiana che anima la vita sociale, pur senza determinare un obbligo religioso (cf. pp. 181-182; 187). La nuova democrazia non mira al successo tecnico-materiale, ma all’emancipazione delle persone e dei popoli (cf. p. 189).
In opposizione all’«assolutismo» e al «relativismo», essa promuove il «pluralismo» che solo consente una giusta comprensione dell’«uguaglianza» necessaria per la realizzazione della giustizia (cf. pp. 207-215; 224). Infine, nel cap. IV, si esamina il rapporto che, secondo Maritain, deve esistere tra Chiesa e Stato: muovendo dal principio «distinguere per unire», egli rileva che essi non sono in contrapposizione, ma in «transpenetrazione». Risulta perciò necessario distinguere l’ordine temporale da quello spirituale e riconoscere il primato di quest’ultimo, da intendersi come supremazia del Cristianesimo sulla politica, dei fini spirituali sui quelli temporali e dello spirituale nella vita personale. Il compito essenziale dello spirituale è anzitutto quello di dare ispirazione all’azione e poi di contribuire all’educazione ed al rinnovamento culturale (cf. pp. 256-257).
Il progresso della storia e della società politica, guidato dalla Provvidenza divina, si realizzerà nella misura in cui gli uomini delle diverse religioni parteciperanno attivamente al raggiungimento del fine terreno e ultraterreno della storia e dell’umanesimo integrale (cf. pp. 267-271). In modo specifico, l’attività politica dei cristiani sarà feconda solo se riuscirà ad armonizzare i fini spirituali con quelli temporali, all’interno di una prospettiva orientata verso un fine eterno (cf. pp. 273-276). Nel far questo essi non agiranno semplicemente per il popolo ma esisteranno con il popolo, rendendo così possibile una politica di ispirazione cristiana capace di unificare le esigenze più profonde di tutti gli uomini. Al termine della lettura del bel volume di Larios si resta soddisfatti per l’ottima opera di divulgazione ed interpretazione del pensiero maritainiano.
Si tratta indubbiamente di un pensiero interessante e persino entusiasmante. Resta però un interrogativo: nel contesto attuale così ostile, è concretamente realizzabile una «nuova cristianità», uno Stato laico in cui la fonte ispiratrice sia manifestamente il cristianesimo?
Tratto dalla rivista Aquinas n. 1-2/2011
(http://www.pul.it)
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