Cento parole di prossimità. Sulle strade di una prossimità esigente senza distanze di sicurezza

PRESENTAZIONE

Non è senza un po’ di trepidazione che mi accingo a presentare questo testo che raccoglie il frutto di una ricca collaborazione del prof. Mario Mozzanica con Il Resegone.
Al prof. Mozzanica sono legato da un’amicizia che è iniziata alcuni anni fa lungo i sentieri dell’esodo, quando con un folto gruppo di lecchesi ci trovammo a ripercorrere i passi di Mosè e del popolo di Israele.
Questa amicizia è poi diventata stretta collaborazione quando, in seguito alla mia nomina a direttore di Caritas Ambrosiana, sono stato da lui preso per mano per essere introdotto in un mondo a me pressoché sconosciuto, quel mondo che il prof. Mozzanica dipinge con pennellate cariche di colore nei cento contributi raccolti nel libro.
Un mondo complesso e affascinante, che domanda alla comunità cristiana la capacità di tradurre l’idea di uomo che dalla Rivelazione scaturisce, nelle esigenze di cura che le infinite ferite di cui l’uomo soffre richiedono.
Non c’è da stupirsi allora della variegata gamma quasi enciclopedica degli argomenti trattati: dal tema dei diritti a quello del morire, dalle questioni del volontariato alle dipendenze, dal dramma della tratta alle sfide della disabilità...
Si tratta di “frammenti” di vita che richiedono una cultura “solidale”, quella cultura che l’ossessione per una sicurezza peraltro mai certa rischia di essere messa tra parentesi o al massimo relegata ad interventi anche generosi, purché fatti “a distanza”. Il prof. Mozzanica non teme invece di parlare di una “prossimità esigente”, capace di guardare il povero in volto, capace di farsi vicina al povero.
Accogliamo come un dono il contributo del prof. Mozzanica: un dono che – come ogni vero dono – porta con sé un severo impegno di responsabilità.

Don Roberto Davanzo
Direttore Caritas Ambrosiana

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Sono parole che intendono attraversare l’arco esistenziale della vita: dalla condizione infantile, adolescenziale, giovanile sino alla vecchiaia, spesso considerata tempo dopo la vita e non tempo della vita. Sono provocazioni che toccano la disabilità, volto indicibile dell’umano e che interpellano la sofferenza psichica, la malattia lunga, le troppe forme di dipendenza. Sono cento parole che vorrebbero, nella prossimità, custodire quell’umano – inesorabilmente rimosso e censurato dalla cultura postmoderna – che sta scritto nelle fragilità, esigenti e scomode compagne della vita: distanziarsene – mettendosi quasi in sicurezza – rende l’uomo contemporaneo straniero a se stesso. Sono parole, raccolte quasi in una sorta di vademecum, che vengono consegnate e riconsegnate a genitori, educatori, catechisti ed operatori sociali, nella speranza di sapere e di potere riscoprire i “beni inclusivi”, quelli che, appartenendo all’orizzonte del bene comune, celebrano il valore di legame e dunque non ammettono di essere divisi, ma solo moltiplicati, perché fondano la loro ricchezza sulla gratuità.

Carlo Mario Mozzanica, nato a Lecco, coniugato, con due figli, è stato direttore dei servizi alla persona nell’ambito degli enti locali; già Giudice, componente privato del Tribunale dei Minorenni di Milano e membro del Consiglio Superiore di sanità, è Docente di “Metodologia del lavoro socioeducativo”, di “Organizzazione dei servizi alla persona” e di “Pedagogia del disadattamento e della devianza” all’Università Cattolica del S. Cuore di Milano. È membro del Comitato Etico dell’Azienda Ospedaliera di Lecco e dell’IRCCS della Fondazione don Carlo Gnocchi; è collaboratore della Fondazione Opera Aiuto Fraterno – per i sacerdoti anziani della Diocesi Milano – e della Caritas Ambrosiana, oltre che consulente di diversi enti, soprattutto di ispirazione cristiana, che operano nell’ambito dei servizi alla persona.