Per la sostenibilità etica ambientale ed antropologica
(Etica e politiche ambientali)EAN 9788877062338
Come nota Karl Golser nella Prefazione, «se Papa Paolo VI nell’Enciclica Populorum progressio aveva dato alla pace il nuovo nome di sviluppo, ora bisognerebbe darle il nome di sostenibilità, di sviluppo sostenibile: sviluppo non in primo luogo quantitativo, perché le risorse della nostra terra sono limitate, ma sviluppo qualitativo nel senso di vero umanesimo, nel senso spirituale, culturale, sociale ed anche ecologico, perché tutto è ora connesso» (p. XI).
La tematica della sostenibilità ambientale si lega al ripensamento dei modelli di sviluppo adottati dalle nostre società. Infatti, superando schemi prevalentemente o esclusivamente quantitativi, si pone sempre più urgentemente il problema della qualità della vita. In questo senso, va impostata la domanda che si riferisce al senso originario del termine ethos, inteso come un abitare nel mondo che sia degno dell’uomo. La domanda etica autentica non è mai univoca e scontata, ma implica la considerazione di questioni diverse e di tematiche anche conflittuali. Perciò, va subito segnalato il positivo approccio del volume che si sviluppa secondo vari linee di interrogazione interdisciplinari, da quella etico-politica a quella più strettamente ecologica, a quella giuridica, pedagogica, filosofica e teologica: «quella della sostenibilità ambientale, nota Simone Morandini nell’Introduzione, è certo una sfida ad ampio respiro: se ad esserne toccate sono in primo luogo l’economia e la politica, non c’è dubbio che, più in profondità, essa interpelli anche l’etica e la stessa antropologia - il modo in cui gli esseri umani comprendono se stessi ed il loro compito. Mentre sempre più forti sono i segnali del degrado ambientale, diviene imperativo interrogarsi su quale figura di soggetto possa davvero far fronte alla situazione critica che viviamo, costruendo un futuro vivibile per le prossime generazioni» (p. XV).
La domanda filosofica, proprio in quanto rivolta all’«intero», non può fare a meno di apportare il suo contributo non specialistico, ma mai generico o solo preparatorio. Anche dal punto di vista filosofico, la questione della sostenibilità ambientale ci ricorda la dimensione incarnata e relazionale dell’essere umano, la cui esistenza non va vista in un senso solipsistico ma nella prospettiva di un mondo che è affidato sempre più a scelte, individuali e sociali, che valorizzino e promuovano la bellezza del creato. Tale evoluzione è divenuta di sempre maggior rilievo nell’attuale dibattito culturale, filosofico e teologico. I concetti di prudenza, di responsabilità, di incertezza per il futuro pongono questioni di natura etico-epistemologica che la crisi dell’irrazionalismo, del dogmatismo e dell’ideologia ripropongono come vie d’indagine più fruttuose e praticabili per un approccio etico- antropologico che si interroghi davvero sulle tematiche dell’attualità.
Si tratta di superare riflessioni che si fermino al solo tema della paura dell’ignoto per aprirsi ad un progetto aperto e flessibile che, pur non esaurendosi nelle dimensioni politiche o giuridiche, non ne ignori l’importanza: la questione della sostenibilità comporta una riflessione sulla relazione tra soggetto e comunità, tra soddisfacimento dei bisogni e progetti per una vita futura migliore.
Il tema della sostenibilità va anche inquadrato nella prospettiva pedagogica e ci conduce ad interrogarci su tematiche fondamentali del dibattito delle scienze dell’educazione che inducono a ripensare la questione del rapporto tra individuo e ambiente.
Inoltre, va ricordato che la questione non può non coinvolgere il credente che intende approfondire il senso della salvezza cristiana nel nostro mondo. Non sono mancate grandi figure di teologi del XX secolo, come Moltmann, che hanno impostato le coordinate di una teologia della creazione e di una soteriologia cristiana in cui gli aspetti cosmici del messaggio evangelico sono portati a più chiara visibilità.
Nel volume si evidenzia anche che il tema dello sviluppo sostenibile sta entrando, non senza difficoltà, in molte dichiarazioni e convenzioni internazionali ed europee: il tema dello sviluppo sostenibile richiede di pensare questioni nelle quali al rapporto capitale-lavoro va aggiunto, in qualità di terzo parametro di valutazione, quello dell’ambiente.
Bisogna riflettere sulla questione della salvaguardia delle dinamiche ecologiche e sull’ autoorganizzazione dei sistemi bio-ecologici, confrontandosi con processi complessi e non lineari per evitare l’accentuazione della vulnerabilità dei sistemi stessi (p. 43). Infatti, si è constatato che l’impronta dell’uomo sull’ambiente nel quale vive è divenuta sempre più forte ed è cresciuta notevolmente in archi temporali sempre più brevi. Si è soprattutto sottolineato che si è venuto a determinare un sorpasso visibile tra l’impatto dell’uomo sull’ambiente e la sua possibilità di assorbirlo da parte dell’ambiente stesso. Si tratta di fenomeni che si possono avvicinare alle grandi trasformazioni o alle grandi catastrofi naturali che hanno colpito il nostro Pianeta in diverse epoche geologiche. L’analisi, molto complessa, si estende ai problemi della copertura vegetale della Terra, alla biodiversità, ai cicli biochimici, alla composizione dell’atmosfera (p. 35) fino ai problemi dei flussi materiali ed energetici e del metabolismo delle nostre società (p. 36). Bisogna considerare, solo per fare un esempio, le diverse forme di inquinamento ambientale, da quelle più eclatanti a quelle più occulte e tuttavia profonde e durature. Sono questioni ardue nelle quali si ritrovano problemi più generali con una novità ed una peculiarità inedite. Infatti, si tratta di considerare il problema di come sostenere lo sviluppo e favorire la sostenibilità. Peraltro, gli studiosi hanno notato che il sacrificio imposto all’ambiente dalle attuali dinamiche sociali, spesso molto legate a schemi consumistici, non ha risolto problemi di profonda povertà, condizioni di vita inadeguate o anche drammatiche che colpiscono vari Paesi in diversi continenti. Inoltre, non si può neanche dimenticare che alcuni Paesi, come la Cina o l’India o alcune nazioni dell’area mediorientale, pongono problemi inediti mediante l’incremento del loro sistemi di consumo: nuove questioni ecologiche, economiche e politiche richiedono strategie nuove e di ampio respiro.
Spesso è stato posto il problema della giustizia intergenerazionale che pone la questione dell’obbligazione, reale o presunta, nei confronti della vita del futuro. Le grandi trasformazioni che stiamo vivendo dimostrano che, pur non conoscendo gli sviluppi futuri, tali domande non sono prive di senso. Inoltre, va notato che «con queste premesse, lo spazio intermedio tra il conoscere e l’agire, il vallo da colmare nello sforzo di ricongiungere la percezione del pianeta e il ‘nostro mondo’, non può che essere uno spazio di negoziazione» (p. 109).
A questo proposito, bisogna aggiungere che «valutare ed analizzare la sostenibilità nel contesto dei sistemi adattativi complessi richiede nuovi modi di pensare. Le visioni precedenti di una natura ed una società come sistemi vicini all’equilibrio sono stati rimpiazzati da visioni dinamiche (…). Pertanto, una sfida fondamentale, in questo contesto, è quella di costruire conoscenza e capacità di apprendimento ed adattamento nelle istituzioni e nelle strutture che devono gestire localmente, regionalmente, nazionalmente, globalmente gli ecosistemi per cercare di mantenere la resilienza dei sistemi naturali ed umani e di abbassare al minimo la vulnerabilità di questi sistemi» (pp. 42-43). Inoltre, se va ricordato che «appare in tutta la sua rilevanza anche il fitto intreccio della nozione di sostenibilità con la dimensione politico-economica del vissuto umano», bisogna anche ribadire che «tutto questo discorso si regge solo se la nostra conoscenza e i nostri valori hanno una rispondenza nella realtà delle persone e delle cose. Ciò esige un ripensamento delle nostre teorie conoscitive ed etiche in modo più rispondente all’esperienza comune […] L’ecologia rintraccia negli ecosistemi un ordine che ritiene di poter cogliere sempre meglio mediante ricerche e collaborazioni scientifiche. Che senso avrebbe rispettare o valorizzare e favorire un ordine naturale se esso non fosse in se stesso conoscibile?» (pp. 135-136). La riflessione sull’ecologia e la sostenibilità ambientale non è, dunque, solo una deduzione da teorie più vaste, ma è anche una questione che spinge a ritornare, nuovamente e con rinnovato slancio, ad interrogativi filosofici di fondo.
Tratto dalla rivista "Studia Patavina" 2009, nr. 1
(http://www.fttr.it/web/studiapatavina)