Salvaguardia del creato e sviluppo sostenibile: orizzonti per le chiese in Europa. Con DVD
(Etica e politiche ambientali)EAN 9788877062321
Il volume, ricco di molti competenti interventi, è fornito di supporto informatico e di significativi allegati (p. 251) che ci illustrano il rapporto finale sull’impegno e sulla responsabilità per il Creato che si collega alle attività del Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (CCEE). Esso è corredato da una valida e chiara Presentazione (p. IX) e da un’altrettanto significativa Introduzione (p. XV). Un’ appropriata Post-fazione tratta del tema della responsabilità per il Creato nella concreta situazione italiana (p. 239). Il testo raccoglie alcuni documenti che riguardano la Chiesa cattolica di fronte ai gravi problemi che sollevano le questioni dell’ambiente e che ci pongono dinanzi a tutti quei pericoli che minacciano i rapporti tra gli uomini e l’equilibrio tra l’uomo e la natura.
Il libro è animato dalla convinzione che la cultura della vita è fondamentale per un’autentica spiritualità cristiana e che è necessario liberarci dalle molteplici costrizioni di un consumismo poco sensato (p. 37). Siamo responsabili in quanto «creature del Creato» e dobbiamo considerare attentamente che stili di vita egoistici ed individualistici colpiscono l’armonia e la bellezza della natura. Infatti, il Creato non può che infondere gioia per la sua intrinseca bellezza: sono i temi di una teologia e di una teleologia del Creato che così spesso vengono dimenticati per inseguire mete effimere e di corto respiro.
Bisogna riequilibrare un cammino e un modo di procedere «diatonico» e prendere in considerazione la disarmonia di stili di vita che, perdendo il senso della misura, hanno prodotto nuove e tragiche povertà non solo materiali, ma anche spirituali. Giustamente i vescovi hanno sottolineato il primato spirituale della persona umana, che deve realizzarsi nel lavoro e non può essere strumentalizzata. La Chiesa, se vuole avere un ruolo effettivamente «magistrale», deve essere il più possibile attiva, perché si realizzi una coscienza ecologica (p. 52) e un’umanizzazione dello sviluppo sociale ed economico. Si può ricordare che l’educazione ambientale ha naturalmente un riferimento agli stessi valori evangelici e si può constatare che si avverte spesso il bisogno di promuovere una visione diversa della natura e dell’uomo. Infatti, si dovrebbe ricordare che, senza pace con la natura, non potrà esserci nemmeno pace tra gli uomini.
Il concetto di «creazione» sollecita un impegno a realizzare i fini più alti e i più vantaggiosi per l’umanità. Perciò, va ripreso il concetto che intende la natura amica e non ostile: l’evidenza che Dio è il creatore della realtà è facilitata quando l’uomo e le cose aderiscono ad una volontà di giustizia, di pace e di amore che è già inscritta nelle cose (pp. 77-78).
A questo proposito, bisogna ricordare non solo che gli episcopati hanno diffuso documenti e prese di posizione per sensibilizzare sulla responsabilità di ognuno e della società nei confronti del Creato, ma che risulta assai opportuno uno scambio di esperienze tra le Chiese d’Europa per concertare iniziative comuni.
Venendo al tema dello sviluppo sostenibile, che si intreccia con quello della difesa della natura, bisogna dire che l’ingiusta distribuzione delle risorse, la mancanza di acqua potabile, la distruzione di terre fertili, la povertà causata da cambiamenti climatici in paesi avviati allo sviluppo mettono in discussione tanti aspetti dell’attuale modello economico e sociale. Molti e talora enormi sono gli sprechi di risorse e di energie nei paesi avanzati. Si deve anche sottolineare la necessità di una nuova concezione del lavoro che consideri attentamente la dignità delle persone. Riferendosi al tema del “primato del lavoro”, occorre considerare il problema degli incidenti sul lavoro e sottolineare i fenomeni di sfruttamento e la mancanza di tutela della salute e della vita che colpiscono la dignità del lavoro. Occorre anche pensare ad un equilibrio che dia al lavoratore quei tempi di riposo e di svago per evitare la sua riduzione a un semplice ingranaggio del meccanismo produttivo. Il problema va esteso a molti aspetti della vita sociale e alle questioni delle infrastrutture in un progetto di sviluppo sostenibile.
Tutti questi temi, che il volume affronta, favoriscono la percezione della nostra responsabilità davanti al Creato. Essa implica una conversione, un cambiamento di percorso che rifiuti comportamenti strumentali, utilitaristici ed egoistici che apportano gravi ferite alla natura e all’umanità: se riusciremo a leggere il grandioso libro della natura con ammirazione per il bello che essa esprime e ci partecipa, avremo riscoperto una di quelle forme della religiosità che più possono avvicinarci al concetto di un Dio provvidente che crea il mondo per il bene e per una finalità che è vantaggiosa per tutta l’umanità. Infatti, di qui non può che venire la gratitudine che dobbiamo a Dio e al suo dono.
Tratto dalla rivista "Studia Patavina" 2009, nr. 1
(http://www.fttr.it/web/studiapatavina)