La Vetus Syra del vangelo di Luca
(Analecta Biblica) [Legatura cucita]EAN 9788876532016
Il poderoso contributo del giovane biblista torinese, Gianluca Carrega, è il risultato di anni di ricerche presso il Pontificio Istituto Biblico, nel quale ha conseguito il dottorato in Scienze bibliche. Sono rare ormai le tesi dedicate esclusivamente alla critica testuale, la scienza che studia i testi, la loro trasmissione, la loro ricezione nella storia.
L’A. ha dedicato i suoi sforzi all’antica traduzione siriaca del vangelo secondo Luca detta Vetus Syra, contenente i quattro vangeli canonici e che è conosciuta attraverso due manoscritti (Curetonianus, piú breve, e Sinaiticus) che sono ritornati alla luce solo nella seconda metà del XX secolo. Poiché si ritiene comunemente che il testo siriaco piú antico in ambito cristiano sia stato il Diatessaron, un’armonizzazione dei quattro vangeli prodotta nella seconda metà del II secolo da Taziano, la scoperta di questi manoscritti, che riportano i vangeli «separati», rimise in questione l’origine del cristianesimo siriaco stesso.
La regione dell’Osroene e in special modo le città di Edessa e Nisibi conobbero il cristianesimo dall’opera di Taziano o conoscevano i vangeli distinti già prima? Lo studio dell’A. sulla traduzione siriaca del vangelo secondo Luca, come afferma a p. 506 nelle conclusioni, intende dimostrare l’antichità di tale versione, offrendo alla comunità scientifica un ulteriore contributo per non accogliere in modo indiscriminato l’idea che il cristianesimo siriaco si fondi sul Diatessaron, su un’opera che nella storia della chiesa non sarà piú ripetuta (cf. p. 496).
L’A. snoda la sua argomentazione in sette capitoli non ben proporzionati a causa della materia trattata: un primo capitolo è dedicato a una puntuale introduzione al testo della Vetus Syra con la sua storia e i suoi problemi (pp. 9-46), da cui si evince la difficoltà a stabilire una cronologia plausibile della produzione dei testi (cf. p. 33); un secondo capitolo è dedicato alle armonizzazioni dove sono presi in esame 31 casi ricavati dal vangelo secondo Luca (pp. 47-96); un terzo capitolo è dedicato ai modi di tradurre, con l’esame di 83 casi evangelici dai quali si ricava la convinzione che la traduzione è sempre un’interpretazione che va compresa nel suo contesto storico (pp. 97-156); un quarto capitolo è dedicato a «note sulla sintassi della Vetus Syra», dove vengono presi in esame 56 luoghi dove viene usato il waw e l’hoti, lasciando intendere come il siriaco e il greco siano mondi linguistici profondamente diversi (pp. 157-228). Il capitolo quinto, il piú corposo, si occupa delle interpretazioni siriache del greco (pp. 229-428).
Nell’analisi di ben 87 versetti l’A. si dimostra capace, assieme all’erudizione, di tenere insieme molti dati che appartengono alla filologia, alla storia e alla teologia. Per chi è interessato ad approfondire il rapporto tra trasmissione dei testi e sviluppo delle idee teologiche, sulla scia degli studi di B.D. EHRMAN, The Orthodox Corruption of Scripture, Oxford-New York 1993, potrà trovare in questo capitolo copiose informazioni e giudizi ben bilanciati circa le possibili interferenze dogmatiche nella trasmissione dei testi biblici. Particolarmente suggestivi i casi di Lc 1,76-79 (pp. 237-243) e di Lc 23,43 (pp. 324-334) ove si comprende come la lettura dei testi non possa essere fatta senza una previa chiarificazione delle linee teologiche del vangelo stesso.
Il sesto capitolo, breve e succinto, affronta 23 casi di errori di traduzione o di trasmissione (pp. 429-462). Un brevissimo capitolo finale, che studia ben 12 casi, è dedicato agli influssi dalla letteratura biblica ed extracanonica (pp. 463-491). Le conclusioni raccolgono il frutto del lavoro cercando di raccogliere in un quadro coerente le caratteristiche della Vetus Syra del vangelo secondo Luca, che si rivela una traduzione attenta a comunicare il dettato evangelico in modo concreto (cf. p. 506), evitando le astrazioni e mettendo in rilievo in modo particolare la centralità della figura di Gesú che viene riprecisata con lievi ma decisive modifiche per raffermare la sua piena divinità e piena umanità.
L’affermazione di p. 387 secondo la quale «le grandi dispute cristologiche del IV secolo comportano una centralità della figura di Gesú che non era ipotizzabile quando gli evangelisti composero le loro opere nel I secolo», andrebbe meglio riformulata ponendo come soggetto non tanto la figura di Gesú, quanto la comprensione del Gesú del testo evangelico all’interno delle dispute circa la sua piena umanità e piena divinità. Sono dunque 300 i casi analizzati sui 1151 versetti che compongono il testo greco del vangelo di Luca. L’A. con competenza filologica e con acutezza critica cataloga questi casi secondo il piano di lavoro prefissato, prediligendo di seguire, non tanto il testo evangelico nella sua successione narrativa (l’indice delle pp. 529-532 aiuta a ricomporre una lettura ordinata del vangelo), ma mettendo in evidenza prima le difficoltà testuali e grammaticali per dare poi ampio spazio (al cap. V) ai problemi di carattere interpretativo e teologico.
Come egli stesso dice nella premessa, egli si è adoperato a costruire «uno schedario a cassetti», nei quali ciascuno può, accostandosi, trovare un’analisi puntuale del testo della Vetus Syra. Se è discutibile l’ordine dei cassetti, è pur vero che chiunque voglia accostare una qualsiasi versione siriaca del vangelo secondo Luca, ma anche studiare il Diatessaron, non potrà fare a meno di confrontarsi con questo studio che fa comprendere come il testo evangelico, anche nelle sue piú antiche traduzioni, sia stato rispettato non tanto forse nella sua forma testuale, quanto nella sua istanza comunicativa di essere parola di salvezza, accettando anche di spiegare e aggiungere, ma anche tacere o togliere qualche particolare se questo rendeva difficile la comunicazione.
Lo studio, già cosí molto ampio e dettagliato, non ha permesso di dilungarsi sull’ampia letteratura siriaca, che nei momenti essenziali è presente, in modo particolare al testo biblico di Efrem e di Afraate, che vengono recepiti, ma mai discussi. Cosí come, pur l’A. avendo ben presente il problema, come segnala a p. 36 e p. 494, non imbastisce la questione circa il rapporto tra Vetus Syra e Vetus Latina, dal momento che entrambe le versioni sembrano riflettere quel testo occidentale che dopo il II secolo sembra essersi smarrito per poi riemergere nel V secolo nel Codex Bezae. Dal punto di vista storico questo studio è di notevole interesse perché dà conferma a quella parte della comunità scientifica che ritiene che i vangeli siano stati conosciuti prima come «separati», e solo poi ci fu un tentativo di armonizzazione che sfociò nell’opera di Taziano, che intese eliminare ogni possibile contraddizione del testo per dare una visione coerente e organica delle origini del cristianesimo.
Anche questo studio, che sarà strumento indispensabile per chiunque voglia studiare la recezione del testo lucano, contribuisce a comprendere come l’«oggi» della salvezza, tema teologico caratteristico del terzo vangelo, abbia guidato la redazione della Vetus Syra.
Tratto dalla rivista "Studia Patavina" n. 3/2013
(http://www.fttr.it/web/studiapatavina)
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