Liberali duri e puri. Pannunzio e la sua eredità
EAN 9788874141210
Pier Franco Quaglieni laureato in Lettere e pubblicista, docente di universitario di Storia del Risorgimento e di Storia Contemporanea, ha dedicato tutti i suoi interessi culturali a quel vasto fenomeno di formazione dell’Italia unitaria e ai problemi culturali e politici dell’Italia della seconda metà del XX secolo. Più particolarmente è stato collaboratore del «Mondo» di Pannunzio, fondato all’indomani -1949- della proclamazione della «Costituzione» assieme ad Arrrigo Olivetti e Mario Soldati. Egli stesso fu collaboratore di quel settimanale laico e liberale. Attualmente è direttore della associazione «Pannunzio» sezione di Torino. Il libro oltre ai saggi di Quaglieni riporta scritti di Mario Soldati, di Giovanni Spadolini, di Leo Valiani, di Vittorio Mathieu e di Enzo Bettiza.
Il Quaglieni con Ernesto Rossi, Alberto Ronchej, Giovanni Spadolini, Ugo La Malfa e altri hanno considerato il laicismo al di fuori di ogni presupposto anticlericale, configurandosi piuttosto come un atteggiamento culturale di fondo, che rimandava alla componente essenziale della libertà. Conseguentemente è contro ogni statalismo di provenienza socialista, o di stato confessionale o temporalismo clericale. Anche se ai cattolici si riconosceva piena libertà di coscienza, di professione della propria religione e di esprimere l’esigenza etica nei complessi problemi antropologici. Per il laico Pannunzio e quindi per Quaglieni nessuna idea è dogma indiscutibile, nessun valore è assoluto e le attività umane non possono essere inquadrate in un sistema gerarchico, ma vanno collocate in una circolarità di movimenti autonomi. Essi non parlano del rapporto tra politica e religione, ma considerano che se la politica tratta con la religione, la politica perde la sua autonomia. Per questa motivazione furono contrari all’inserimento del Concordato nella costituzione, così come Benedetto Croce aveva votato contro i Patti Lateransi nel 1929, richiamandosi al valore della coscienza.
Pannunzio, e anche i suoi discepoli pur con sfumature diverse, è chiamato «il moralista laico», «il direttore di coscienza laico», perché dalla sua posizione ha sempre sostenuto l’eticità nella vita pubblica, rifacendosi al dettato d’una categoria razionale autonoma, respingendo a priori ogni dato rivelato. Pannunzio, che aveva fondato «il Mondo» (1949-1966), si staccò dal partito radicale quando questo fu nelle mani di Pannella, che intese la laicità e la prassi politica in tutt’altra maniera. Sembra che il libro allarghi più che mantenere i giusti confini di laico inteso in senso classico, poiché colloca tra questi anche Arturo Carlo Jemolo, che si potrebbe considerare più fondatamente un cattolico liberale illuminato, certamente credente e praticante e studioso della storia della teologia cattolica con il suo lavoro classico: Il giansenismo in Italia (Laterza, Bari 1928), che ha come aperto con una notevole sintesi un filone di studi su questa problematica negli ambienti accademici italiani.
Tratto dalla rivista "Studia Patavina" 2009, nr. 1
(http://www.fttr.it/web/studiapatavina)