Il blu e il giallo
(Ponti) [Libro in brossura]EAN 9788874025114
Questo prezioso studio di M. Paradiso si prefigge di indagare, al di fuori di stereotipi ormai scontati, la specificità del rapporto tra il teologo H.U. von Balthasar e la mistica A. von Speyr. Fin dall’Introduzione tale rapporto viene caratterizzato come un’unità inclusiva che giunge fin quasi all’indistinguibilità, fondata su una comune chiamata divina e nella qua le l’uno richiama l’altra e viceversa. Questa inclusività viene simbolizzata, sulla base di un’intuizione dello stesso Balthasar, mediante il rapporto tra i colori blu e giallo. Si tratterebbe di «un’esperienza molto più vicina ad un’esperienza coniugale, ma oltre e di altra natura» (12).
E questo in ragione del fatto che nell’esperienza coniugale sacramentale «c.è una comunione intima che è partecipata dall’alto, che fa dei due una cosa sola» (idem), in vista di un comune Destino. L’A. parla di «missione duale» e di «missione plurale o unica dualmente vissuta» (14). Nel Primo capitolo essa viene sapientemente illustrata come un lento e progressivo dipanarsi di un providenziale disegno divino che, misteriosamente, e a tratti anche oscuramente, attraversa le vite di Adrienne e di von Balthasar fino all’incontro del 1940, un incontro nel quale ciascuno dei due comprenderà il proprio passato sotto la luce dell’altro, così che, dopo di esso, nessuno dei due sarà più quello di prima. Paradiso definisce questo incontro una «novità assoluta» (38), da lui concisamente espressa nell’affermazione: «la conversione di Adrienne convertì in un certo qual modo anche il dotto e giovane gesuita» (38).
Se per Adrienne l’A. parla di «predestinazione e attesa» (15), per Hans Urs si tratta di «preparazione » (42), tanto letteraria quanto teologica, rivelatasi decisiva «per accogliere la ricchezza dell’intelligenza teologica di Adrienne e per dare a questa una espressione conveniente» (49). Nel contempo viene ben sottolineato come, al di là della diversità dei percorsi esistenziali propri a ciascuno, in entrambi troviamo una «specie di parallelismo» (45) dovuto alla sempre più radicale disponibilità a compiere fino in fondo la volontà di Dio, qualsiasi essa sia. Tale disponibilità è la spia del comune carisma ignaziano che anima in profondità la vita di entrambi, al punto tale che, se letto a posteriori, il loro incontro «è indiscutibilmente segnato da una forma ignaziana», nel senso che «le due figure si incontrano in Ignazio e in Ignazio trovano la loro piena realizzazione» (67), così che «dall’incontro dei due tra loro e con Ignazio, i Due non saranno più gli stessi» (68), anche perché, con l’uscita di Balthasar dalla Compagnia di Gesù, esso assumerà per entrambi la forma di una «novità drammatica» (69) e dolorosa. N
el Secondo capitolo l’A. illustra dapprima le caratteristiche fondamentali della mistica di Adrienne, identificando nell'amore «il centro sintetico, il cuore di tutti gli aspetti del carisma di Adrienne» (105), caratterizzato da una convergenza tra indifferenza ignaziana e amore giovanneo. Successivamente Paradiso documenta bene il continuo e fecondo intreccio tra mistica e teologia nell’opera di Balthasar, evidenziando come in essa «temi teologici classici e tradizionali si siano colorati di un riverbero mistico grazie al bagno di esperienza religiosa nella vita della dottoressa svizzera» (108), dando così vita a «un rapporto mimetico anche nel linguaggio, nello stile, una tale assonanza simbiotica che, se non fosse spontanea e frutto della nota frequentazione, potrebbe sembrare esagerata o forzata» (111, n’ 59). A ciò va aggiunta la presenza di nuove, specifiche tematiche, prima tra tutte quella del Sabato Santo, così come la «primazialit à dell’amore» (139), da Balthasar pensata nei termini di un trascendentale supremo e dalla von Speyr messa in relazione con l’unità sempre dinamica dell’essenza trinitaria.
Particolare interesse suscita la successiva trattazione sul maschile e femminile, intesi come realtà duale e feconda. Qui l’A., dopo aver sottolineato il ruolo profetico giocato dalla von Speyr, si concentra sull’interpretazione di Gen 1-2 proposta dalla Teodrammatica. In essa viene fortemente sottolineato come l’uomo e la donna formino un’unità duale di corpo e spirito insieme, prendendo così esplicita distanza da gran parte della tradizione patristica e teologico-scolastica, troppo condizionate dall’eredità greca e dalla sua svalorizzazione del femminile. Non solo, ma sulla base delle immagini sponsali bibliche Balthasar difende il carattere strettamente analogico della sponsalità umana, al punto che per lui il rapporto creaturale dell’uomo con Dio «ha il carattere della femminilità intramondana » (154, n’ 166). I due racconti di Gen 1-2 testimoniano così «l’esistenza duale dell’uomo che, però, solo nel rapporto Cristo-Chiesa [...] trova piena comprensione » (156), un’esistenza nella quale la donna è risposta dotata di una fecondità responsorialmente attiva. Si tratta di una fecondità qualitativamente diversa da quella delle altre creature poiché rinvia «al mistero dell’Unica Essenza e alla sua intrinseca fecondità» (177).
Affermata con decisione dalla von Speyr, per la quale lo Spirito è il Terzo originato dall’amore tra il Padre e il Figlio, e ripresa poi da Balthasar, l’analogia trinitaria trova la sua ragione ultima nel fatto che la fecondità appartiene alla logica dell’amore in quanto tale e al suo sempre sorprendente mistero. Essendo in primo luogo comunionale, la fecondità matrimoniale intrattiene un rapporto anche con la fecondità verginale. Non a caso, nell’utilizzazione dell’analogia trinitaria l’unione Cristo- Chiesa funge qui da analogato medio tra la fecondità intratrinitaria e quella più specificamente matrimoniale. Molto opportunamente l’A. fa notare come Balthasar aiutò la von Speyr «a scoprire e vivere il suo autentico ethos femminile nella Chiesa per il mondo e nello stesso tempo entrò anch.egli, forse con stupore, nel mistero del femminile della creazione, della redenzione e della Chiesa» (162). Nel Terzo e ultimo Capitolo l’A. si concentra brevemente sulla missione svolta in comune dalla coppia Adrienne-Balthasar, con particolare riferimento "al bambino ", come la von Speyr definiva la comunit à S. Giovanni. Si tratta di «una storia singolare e forse irripetibile» (185), di un dono «le cui potenzialità forse devono ancora venir fuori in tutta la loro ricchezza» (204) e caratterizzato da un incontro del maschile e del femminile «nella effettiva fecondità di una spiritualità che assume, integra, completa lo specifico di ciascuno dei due» (207).
Lo studio di Paradiso, avendo molto opportunamente scelto la comune missione di von Speyr e di Balthasar come chiave di lettura, fornisce una prima solida e ben documentata introduzione alle opere di entrambi, anche se l’accesso a quella della von Speyr continua per il lettore italiano a rimanere ancora limitato a causa delle mancate traduzioni. La teologia dei sessi della von Speyr avrebbe forse meritato più di un cenno in nota (104, n. 44).
Tratto dalla rivista "Rassegna di Teologia" n. 3/2011
(www.rassegnaditeologia.it)
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