Moralità, legalità, socialità. Per una progettualità formativa
(Semina) [Copertina in plastica]EAN 9788872633373
In un periodo storico in cui la Chiesa italiana sta ponendo particolare atten-zione ai temi educativi, questo testo contribuisce a dare una connotazione chiara al compito formativo, individuando nella formazione morale il nucleo centrale di tutto il processo educativo. Il volume, utile per una introduzione al tema della formazione nella sua dimensione personale e sociale, è diviso in 9 capitoli, alcuni dei quali scritti in collaborazione con cultori della disciplina pedagogica. Molto utili risultano gli schemi che illustrano i vari argomenti. Nel primo capitolo l’autore individua due rischi che si corrono nell’affrontare le questioni relative ai processi di sviluppo psicologico: quello di privilegiare la «frammentazione» a discapito dell’unità della persona, e il rischio di limitare i processi formativi solo a certe fasce di età (cf p.14). Debitore a una antropologia personalista e ad una visione unitaria dell’uomo, l’autore propone una formazione attenta a tutte le di-mensioni del soggetto, e di conseguenza una sostanziale convergenza dei piani su cui ciascun educatore si trova: quello della realtà educativa, quello della funzione e responsabilità, quello della professionalità (cf p. 24).
Nel secondo capitolo si tratta del tema della formazione degli educatori come impegno morale oltre che professionale, che quindi investe tutta la persona, ed è «una questione di realtà e prassi esistenziale» che in uno stile pedagogico riduttivista si arresta alla cono-scenza delle caratteristiche di coloro sui quali si deve intervenire (cf p.35). Il percorso che l’autore ci fa seguire è in verità un invito all’autoformazione: accettare in modo autentico la relazionalità e l’interazione come presupposti di ogni agire educativo, evitando atteggiamenti «topologici», strumentali, di modellamento, per scegliere uno stile di immedesimazione, che «è conquistata attraverso un delicato e lungo lavoro di formazione finalizzato soprattutto alla scoperta e all’acquisizione di alcune particolari condizioni esistenziali, fra le quali appaiono determinanti l’alterità, l’identità, la generatività (cf. p.51). Il costante riferimento alla natura relazionale della persona, porta alla conclusione che «l’atto educativo, se adeguatamente realizzato, racchiude in sé la solidarietà: su di essa si fonda e ne è l’espressione.» (p. 59) Il capitolo terzo è una riflessione sul pensiero pedagogico contemporaneo, con un confronto tra le posizioni di Durkheim e quelle di Piaget, e la ricerca di una via il più possibile rispettosa dell’unitarietà della persona. Quali sono i dinamismi psicologici della moralità? Sono essenzialmente quelli nei quali l’uomo acquisisce ed interiorizza le norme generali ed arriva a decidere sulle scelte da compiere. Il processo formativo consta quindi di quattro momenti (informativo, affettivo, sperimentale operativo, di consolidamento e padronanza) e si stende a tutto l’arco della vita del soggetto. Il capitolo centrale del volume è il quarto, nel quale viene trattato lo sviluppo della dimensione mo-rale della persona, trascurata soprattutto dagli studiosi di area comportamentisti-ca, che l’hanno ritenuta semplicemente una appendice della socializzazione. Questo equivoco ha fatto sì che la formazione morale si concentrasse solo sulla considerazione dell’acquisizione delle regole in una società. Sono altri gli inter-rogativi a cui bisogna preliminarmente dar voce: «Quando e come il soggetto i-nizia a cogliere che le regole morali sono qualitativamente diverse da quelle so-ciali? Quale significato e valore egli attribuisce alle regole morali quando deve agire o deve esprimere un giudizio sulle azioni proprie e su quelle degli altri?» (p. 99) L’autore passa in rassegna i filoni di ricerca sull’evoluzione morale che hanno visti nel secolo XX protagonisti Piaget, Kohlberg, Turiel, i comportamen-tisti Eynseck e Hobart Morwen, permettendoci così di conoscere in maniera mol-to agile queste scuole di pensiero. È soprattutto su Piaget e Kolhberg che ci si ferma, in modo critico.
Al primo, che studia il passaggio dalla morale eteronoma della fanciullezza a quella autonoma dell’adolescenza, si osserva che lo strumento da lui utilizzato durante le ricerche, vale a dire le coppie di storielle, è inadeguato. La più articolata formulazione di Kolhberg, mentre risulta più completa perché abbraccia tutta la vita, lascia tuttavia perplessi per l’uso di dilemmi uguali per piccoli e per grandi; inoltre, la considerazione che la maggior parte delle per-sone si fermano per tutta la vita ad uno stadio morale convenzionale, senza var-care la soglia verso quello postconvenzionale, dà l’idea che solo gli eroi possono raggiungere un notevole grado di moralità. Il nostro autore osserva che: «La realtà, per fortuna, è decisamente diversa: esistono persone, nascoste perché umili, che fanno ruotare intorno all’amore tutto ciò che pensano, sognano e realizzano.» (p. 131). In definitiva,la proposta educativa del nostri autori viene sintetizzata in sette punti: lo sviluppo morale accompagna per tutta la vita, è favorito dall’ambiente, non si ferma ad una fase eteronoma, l’azione non va valutata solo in base al danno prodotto, gli interventi educativi vanno collocati ad un livello di poco superiore a quello espresso, la regola è essenziale ma va interiorizzata, l’azione va motivata.
Non ci soffermiamo sul capitolo quinto, che è una presentazione della nota della Commissione Giustizia e pace della CEI, «Educare alla legalità», ma arriviamo all’interessante capitolo sesto, scritto dal nostro autore con la collabora-zione di Raffaele Tricarico, sullo stile democratico come quello più favorevole per una formazione morale.( p.166) Infatti egli scrive: «Per usare una terminolo-gia relativa alla costruzione di un organismo edilizio, quei valori sono gli «archi portanti» del corpo di fabbrica, tutti partenti da un «unico piede di fondazione» ( il rispetto di sé e degli altri) stabilmente ancorato al terreno profondo resistente.» (p. 170) Lo stile democratico della formazione morale è stato approfondito da Kolhberg nella sperimentazione della «just community», un sistema di gestione dei rapporti all’interno della scuola portato avanti negli USA prima da Blatt., poi dallo stesso Kolherg con Fenton ( cf. pp. 172-197). Molto interessanti ai fini di una applicazione pratica sono gli ultimi tre capitoli. I fondamenti teoretici sull’educazione politica, con riferimento agli studi di Piaget sulle idee di nazione, patria e straniero, su quello di Comull sulla conoscenza delle istituzioni politiche nei soggetti tra i 6 e i 15 anni, quelli di Berti, di Adelson ed O’Neil. Muovendo da questi autori, si delinea un progetto incentrato sul concetto di partecipazione, poi su quelli di cittadinanza (cap. otto) e infine sulla modalità di ap-prendere le norme (capitolo nono) con i risultati di ricerche condotte su vari ambienti.
Il volume costituisce una buona introduzione alle tematiche pedagogiche, particolarmente attento alla formazione della coscienza. La sua lettura può risultare utile in vari ambienti educativi( scolastica, ecclesiale, sociale), proprio perché ritorna ciò che è fondamentale. In un momento storico particolarmente carente sul connubio moralità-legalità, può essere un contributo alla formazione dei formatori.
Tratto dalla Rivista di Scienze Religiose n. 1/2010
(http://www.facoltateologica.it/rivistadiscienzereligiose.html)
In un periodo storico in cui la Chiesa italiana sta ponendo particolare attenzione ai temi dell’educazione, questo testo contribuisce a dare una connotazione chiara al compito formativo, individuando nella formazione morale il nucleo centrale di tutto il processo educativo. Il volume, utile per una introduzione al tema della formazione nella sua dimensione personale e sociale, è diviso in 9 capitoli, alcuni dei quali scritti in collaborazione con cultori della disciplina pedagogica. Molto utili risultano gli schemi che illustrano i vari argomenti. Nel primo capitolo l’autore individua due rischi che si corrono nell’affrontare le questioni relative ai processi di sviluppo psicologico: quello di privilegiare la « frammentazione» a discapito dell’unità della persona, e il rischio di limitare i processi formativi solo a certe fasce di età (cf p.14). Debitore ad una antropologia personalista e ad una visione unitaria dell’uomo, l’autore propone una formazione attenta a tutte le dimensioni del soggetto, e di conseguenza una sostanziale convergenza dei piani su cui ciascun educatore si trova: quello della realtà educativa, quello della funzione e responsabilità, quello della professionalità (cf p. 24). Nel secondo capitolo si tratta del tema della formazione degli educatori come impegno morale oltre che professionale, che quindi investe tutta la persona, ed è « una questione di realtà e prassi esistenziale» che in uno stile pedagogico riduttivista si arresta alla conoscenza delle caratteristiche di coloro sui quali si deve intervenire (cf p.35). Il percorso che l’autore ci fa seguire è in verità un invito all’autoformazione: accettare in modo autentico la relazionalità e l’interazione come presupposti di ogni agire educativo, evitando atteggiamenti « topologici», strumentali, di modellamento, per scegliere uno stile di immedesimazione, che « è conquistata attraverso un delicato e lungo lavoro di formazione finalizzato soprattutto alla scoperta e all’acquisizione di alcune particolari condizioni esistenziali, fra le quali appaiono determinanti l’alterità, l’identità, la generatività (cf. p.51). Il costante riferimento alla natura relazionale della persona, porta alla conclusione che « l’atto educativo, se adeguatamente realizzato, racchiude in sé la solidarietà: su di essa si fonda e ne è l’espressione.» (p. 59) Il capitolo terzo è una riflessione sul pensiero pedagogico contemporaneo, con un confronto tra le posizioni di Durkheim e quelle di Piaget, e la ricerca di una via il più possibile rispettosa dell’unitarietà della persona. Quali sono i dinamismi psicologici della moralità? Sono essenzialmente quelli nei quali l’uomo acquisisce ed interiorizza le norme generali ed arriva a decidere sulle scelte da compiere. Il processo formativo consta quindi di quattro momenti (informativo, affettivo, sperimentale operativo, di consolidamento e padronanza) e si stende a tutto l’arco della vita del soggetto. Il capitolo centrale del volume è il quarto, nel quale viene trattato lo sviluppo della dimensione morale della persona, trascurata soprattutto dagli studiosi di area comportamentistica, che l’hanno ritenuta semplicemente una appendice della socializzazione. Questo equivoco ha fatto sì che la formazione morale si concentrasse solo sulla considerazione dell’acquisizione delle regole in una società. Sono altri gli interrogativi a cui bisogna preliminarmente dar voce: « Quando e come il soggetto inizia a cogliere che le regole morali sono qualitativamente diverse da quelle sociali? Quale significato e valore egli attribuisce alle regole morali quando deve agire o deve esprimere un giudizio sulle azioni proprie e su quelle degli altri?» (p. 99) L’autore passa in rassegna i filoni di ricerca sull’evoluzione morale che hanno visti nel secolo XX protagonisti Piaget, Kohlberg, Turiel, i comportamentisti Eynseck e Hobart Morwen, permettendoci così di conoscere in maniera molto agile queste scuole di pensiero. È soprattutto su Piaget e Kolhberg che ci si ferma, in modo critico. Al primo, che studia il passaggio dalla morale eteronoma della fanciullezza a quella autonoma dell’adolescenza, si osserva che lo strumento da lui utilizzato durante le ricerche, vale a dire le coppie di storielle, è inadeguato. La più articolata formulazione di Kolhberg, mentre risulta più completa perché abbraccia tutta la vita, lascia tuttavia perplessi per l’uso di dilemmi uguali per piccoli e per grandi; inoltre, la considerazione che la maggior parte delle persone si fermano per tutta la vita ad uno stadio morale convenzionale, senza varcare la soglia verso quello postconvenzionale, dà l’idea che solo gli eroi possano raggiungere un notevole grado di moralità. Il nostro autore osserva che: « La realtà, per fortuna, è decisamente diversa: esistono persone, nascoste perché umili, che fanno ruotare intorno all’amore tutto ciò che pensano, sognano e realizzano.» (p. 131). In definitiva, la proposta educativa del nostri autori viene sintetizzata in sette punti: lo sviluppo morale accompagna per tutta la vita, è favorito dall’ambiente, non si ferma ad una fase eteronoma, l’azione non va valutata solo in base al danno prodotto, gli interventi educativi vanno collocati ad un livello di poco superiore a quello espresso, la regola è essenziale ma va interiorizzata, l’azione va motivata. Non ci soffermiamo sul capitolo quinto, che è una presentazione della nota della Commissione Giustizia e pace della CEI, « Educare alla legalità», ma arriviamo all’interessante capitolo sesto, scritto dal nostro autore con la collaborazione di Raffaele Tricarico, sullo stile democratico come quello più favorevole per una formazione morale (p. 166) Infatti egli scrive: « Per usare una terminologia relativa alla costruzione di un organismo edilizio, quei valori sono gli « archi portanti» del corpo di fabbrica, tutti partenti da un « unico piede di fondazione» (il rispetto di sé e degli altri) stabilmente ancorato al terreno profondo resistente» (p. 170). Lo stile democratico della formazione morale è stato approfondito da Kolhberg nella sperimentazione della « just community», un sistema di gestione dei rapporti all’interno della scuola portato avanti negli USA prima da Blatt. poi dallo stesso Kolherg con Fenton (cf. pp. 172-197). Molto interessanti ai fini di una applicazione pratica sono gli ultimi tre capitoli. I fondamenti teoretici sull’educazione politica, con riferimento agli studi di Piaget sulle idee di nazione, patria e straniero, su quello di Comull sulla conoscenza delle istituzioni politiche nei soggetti tra i 6 e i 15 anni, quelli di Berti, di Adelson ed O’Neil. Muovendo da questi autori, si delinea un progetto incentrato sul concetto di partecipazione, poi su quelli di cittadinanza (cap. otto) e infine sulla modalità di apprendere le norme (capitolo nono) con i risultati di ricerche condotte su vari ambienti. Il volume costituisce una buona introduzione alle tematiche pedagogiche, particolarmente attento alla formazione della coscienza. La sua lettura può risultare utile in vari ambienti educativi (scolastica, ecclesiale, sociale), proprio perché ritorna ciò che è fondamentale. In un momento storico particolarmente carente sul connubio moralità-legalità, può essere un contributo alla formazione dei formatori con un chiaro orientamento al bene comune.
Tratto dalla Rivista di Scienze Religiose di Brindisi "Parola e Storia" n.1-2010
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