Stima di sé e kenosi
(Appunti di teologia) [Libro in brossura]EAN 9788872294024
Il testo raccoglie i contributi (ben 13) del seminario interdisciplinare organizzato dalla cattedra Gloria Crucis con la collaborazione dell’Edi.S.I. (Associazione che promuove la formazione in Scienze umane dei formatori e degli appartenenti a Istituti di vita consacrata e a comunità educative ecclesiali), svoltosi il 7 novembre 2007, che ha avuto lo scopo di approfondire il significato della passione di Cristo per l’uomo d’oggi. I contributi vogliono offrire ai lettori un approccio sia antropologico che cristologico della kenosi. Stima di sé e kenosi diventa, così, un binomio interessante per offrire uno sguardo sull’uomo. Oggi, il problema dell’uomo e il suo futuro, la sua nascita e la sua morte è più che mai attuale, perché mai come oggi i due momenti cruciali, dell’ingresso e dell’uscita dall’esistenza umana, sono sottratti alla potenza del mistero e insidiati dalla potenza della tecnica.
L’uomo, quantunque composto di tanti fattori ed elementi, non è riconducibile alla somma di essi. Quando egli s’interroga sulla sua natura e sul suo destino, si rende conto di essere qualcosa di più. Il termine kenosi, che in greco significa “svuotamento”, indica la rinuncia di Gesù Cristo, Figlio di Dio, alle sue prerogative divine e l’accettazione integrale della condizione umana. San Paolo usa per primo il termine kenosi: nella lettera ai Filippesi scrive che “Gesù umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte”. A differenza dell’uomo che crede di realizzarsi nell’elevarsi, Dio si manifesta nell’abbassarsi. Nell’uomo, questa kenosi, ha un significato molto più ampio, perché ha poco: è una creatura debole, limitata, già abbastanza svuotata di tante realtà. Tuttavia, c’è una kenosi che l’uomo deve fare ed è quella di svuotarsi dal peccato per riempirsi di quella forma di Dio che è la grazia, la presenza di Dio in lui. Per altro, stima di sé e kenosi non si oppongono, ma permettono l’acquisizione della verità dell’uomo e concorrono a una crescita umana integrale. Maria Grazia Costa, presidente dell’Associazione e preside dell’Edi.S.I., e Paolo Orlandini dei Servi di Maria, presidente vicario dell’Associazione e vice preside, concordano nell’affermare che stima di sé e kenosi concorrono alla crescita umana integrale, perché la stima di sé non è né un autoesaltarsi né un andare verso una modalità “narcisistica” della persona che guarda solo verso se stessa, ma è un andare verso una relazione e, quindi, verso una relazione più piena con Dio, tra creatura e Creatore.
L’umiltà diventa esaltazione e, nello spogliamento di se stesso, che caratterizza profondamente la verità su Cristo, si può anche ristabilire la verità dell’uomo: la via dell’umiltà, come via della verità di riconoscimento di se stesso, ci apre alla somma verità che è Dio; anche lui si è umiliato proprio per venire incontro alla nostra realtà quotidiana, per cui diventa anche modello. Ma è un modello grande, perché già anche all’interno della Trinità c’è quest’umiltà, in quanto ciascuna delle tre Persone altro non fa che realizzare l’Altro. Per cui sono tre persone distinte ma un solo Dio. Quindi, è un’umiltà che, in realtà, è creatività. In definitiva, con riferimento al vissuto, all’uomo è chiesto di individuare la gioia più grande alla quale puntare; le sofferenze da pagare per raggiungerla; il guadagno eterno. Non appena l’uomo si immerge nella sofferenza, frutto e mezzo per la kenosi, il suo destino non è più nelle sue mani: egli si immerge con Cristo nella sua kenosi, fidandosi della sua Parola, questo è l’unico passaggio a quella vita per cui siamo stati creati.
Tratto dalla rivista Asprenas n. 1-2/2010
(http://www.pftim.it)
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